La verità è che non gli piaci abbastanza, recensione di Riccardo Rosati

La verità è che non gli piaci abbastanza

 

Genere: commedia

Nazione: USA

Anno produzione: 2009

Durata: 129’

Regia: Ken Kwapis

Cast: Ben Affleck, Jennifer Aniston, Drew Barrymore, Jennifer Connelly, Scarlett Johansson

Sceneggiatura: Abby Kohn e Marc Silverstein. Tratto dal romanzo omonimo: he’s just not that into you (2004) di Greg Behrendt e Liz Tuccillo

Produzione: Flower Films

Distribuzione: O1 Distribution

 

Quando non ti cerca, non ti vuole!

Se siete seduti accanto al telefono chiedendovi perché ha detto che vi avrebbe chiamato e invece non lo ha fatto, oppure non capite perché non vuole più venire a letto con voi, o ancora perché il vostro rapporto è statico, la risposta è dura quanto semplice: non gli piacete abbastanza! Purtroppo, quasi nessuno è disposto ad accettare di essere seccamente respinto, dunque spesso preferiamo crearci tutta una serie di assurdi alibi, per nascondere il semplice fatto che possiamo non piacere.

Adattamento filmico del popolare bestseller degli sceneggiatori della celeberrima serie televisiva Sex and the City, questo film racconta le peripezie sentimentali di alcune persone vittime di fraintendimenti ed equivoci, e perennemente in cerca dei “giusti” segnali dal sesso opposto. La speranza è di essere l’eccezione alla regola del “non esistono eccezioni”.

 

Una raffinata riflessione sulla difficoltà di comunicare

Greg Behrendt e Liz Tuccillo sono stati fortemente influenzati dalla suddetta serie televisiva, e alla quale hanno collaborato, ambientata a New York per il loro libro, che poi è stato portato sullo schermo da Ken Kwapis. Trattasi di una storia sicuramente leggera, ma che presenta lo stesso una attenta riflessione su come uomini e donne trovino sempre più difficile capirsi, come afferma anche lo stesso regista: “Il film parla di persone che fraintendono i segnali che ricevono l’uno dall’altra”, e continua Kwapis, “Ci sono uomini innamorati che vengono respinti, come ci sono donne innamorate che vengono respinte. Nel film sia gli uomini che le donne sono ugualmente confusi, gli uomini commettono tanti errori quanti ne commettono le donne, è straordinariamente imparziale”.

 

Questa pellicola si discosta in parte dalle innumerevoli filiazioni di Sex and the City, che ormai Hollywood produce a tutto spiano, per due aspetti. Il primo è il tono sobrio e non isterico della narrazione, dove la risata sardonica caposaldo di questo genere di storie non è il fine da raggiungere. La seconda caratteristica che distingue questa produzione è la particolare visione della società che viene presentata, offrendo così anche utili spunti di analisi sociale.

Infatti, tutti i protagonisti hanno paura di sembrare ridicoli, dunque non si lanciano quasi mai nelle vicende amorose, tranne che per il personaggio di Gigi (voce narrante del film), che incarna la spontaneità dei sentimenti. Molto importante è anche il discorso che si fa sulla frustrazione femminile, visto che gli uomini sovente scelgono le donne in modo del tutto irrazionale.

In definitiva, viene messa a nudo la moltitudine di incertezze della nostra contemporaneità, dove non soltanto tutto è precario, amore incluso, ma lo stesso corteggiamento è vissuto in modo quasi schizoide a causa delle moderne forme di comunicazione: SMS, Facebook, ecc.

La morale di fondo che troviamo, come si confà a ogni buona commedia americana, è quasi ovvia, anche se poi non sembra mai entrarci bene in testa: per essere felici bisogna essere noi stessi!

Un cast di stelle sembra servire più da richiamo per il pubblico, che per l’effettiva difficoltà dei ruoli. Se escludiamo alcuni dialoghi abbastanza sentiti, qualsiasi attore/attrice di medio livello di formazione statunitense avrebbe potuto portare a casa una qualunque di queste parti. In ultimo, ci sentiamo di dire che comincia ad annoiare la continua riproposizione di Scarlett Johansson nel ruolo di seduttrice mozzafiato, visto che, per parlar chiaro, lei non ne ha proprio il physique du rôle.

Riccardo Rosati