L’OCCHIO DELLA GALLINA, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO
Credits a sinossi da https://www.giornatedegliautori.com/program/l-occhio-della-gallina/
THE EYE OF THE HEN
di Antonietta De Lillo
Italia, 2024, 93′, colore
Sceneggiatura: Antonietta De Lillo, Laura Sabatino con la collaborazione di Alice Mariani
fotografia
Cesare Accetta
montaggio
Elisabetta Giannini
musica
Daniele Sepe
suono
Simone Costantino
Simona Puzone
con
Antonietta De Lillo
Maria De Medeiros
Carolina De Lillo Magliulo
Elisabetta Giannini
Alice Mariani
Marcello Garofalo
Luca Musella
Adele Pandolfi
produttrice
Antonietta De Lillo
produzione
marechiarofilm
con il contributo del
MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo
Film Commission Regione Campania
distribuzione italiana
marechiarofilm
info@marechiarofilm.it
www.marechiarofilm.it
ufficio stampa italiano
Reggi&Spizzichino Communication
info@reggiespizzichino.com
www.reggiespizzichino.com
Sinossi: L’occhio della Gallina è una storia di violenza e isolamento che non ha eguali nel nostro cinema. Dopo vent’anni di carriera e aver realizzato il suo miglior film, apprezzato dalla critica e considerato da alcuni un capolavoro in grado di consacrarla al grande pubblico, una eclatante ingiustizia ha sbarrato la strada alla regista Antonietta De Lillo, relegandola ai margini del sistema-cinema e impedendole di realizzare un nuovo film di finzione. Attraverso la forma dell’autoritratto, il film ripercorre in maniera libera la vita e la carriera della protagonista, alle soglie dei 40 anni dal suo primo film. Il paradosso di questa storia è rappresentato dal capovolgimento che è insito nel funzionamento dell’occhio della gallina che, per chi non lo sapesse, si chiude al contrario, dal basso verso l’alto. Allo stesso modo, mentre il cinema le viene negato, lei, ostinatamente, remando contro corrente, ne riafferma le doti culturali e artistiche, raccontandolo anche come strumento di cura e antidoto contro l’ingiusto isolamento.
Note di regia: «L’occhio della Gallina vive dell’emozione di trovarmi dall’altra parte della telecamera per la prima volta nella mia carriera. La narrazione è in bilico tra memoria e presente, realtà e immaginario, per questo ho scelto un linguaggio ibrido tra finzione e cinema del reale. La forma cinematografica dell’autoritratto mi permette di porre l’emotività in primo piano, anche rispetto ai fatti, seppur violenti e unici nel panorama cinematografico, che hanno caratterizzato i miei ultimi vent’anni di carriera. La particolarità del film è da una parte la ricostruzione delle tappe più importanti di una lunga battaglia giudiziaria che si è svolta dentro e fuori le aule del tribunale, dall’altra la forza di un racconto dal vero, che non è una storia chiusa ma ancora in divenire, dove tutto ancora sta accadendo e può accadere, davanti allo sguardo dello spettatore». (Antonietta De Lillo)
Antonietta De Lillo dirige nel 1985 con Giorgio Magliulo il suo primo film, Una casa in bilico, candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento e premiato con un Nastro d’Argento promozionale. Da allora firma Matilda, Racconti di Vittoria, I Vesuviani, Non è giusto, e numerosi documentari, presentati e premiati in festival italiani e internazionali. Nel 2004 realizza Il resto di niente, evento speciale alla Mostra di Venezia che ottiene numerosi premi e riconoscimenti. Nel 2011, con marechiarofilm, cura il primo film partecipato in Italia. Il secondo nel 2016 le vale un Nastro d’Argento speciale per il suo percorso innovativo nel cinema del reale. Sempre con marechiarofilm realizza La pazza della porta accanto, Let’s Go, Il signor Rotpeter, presentato alla Mostra di Venezia e Nastro d’Argento speciale a Marina Confalone, e nel 2021 Fulci Talks. Nel 2022 inizia il terzo film partecipato: L’uomo e la bestia.
2024 L’occhio della Gallina
2021 Fulci Talks (doc)
2017 Il signor Rotpeter (mediometraggio)
2015 Oggi insieme, domani anche (film partecipato)
2014 Let’s Go (doc)
2013 La pazza della porta accanto – Conversazione con Alda Merini (doc)
2011 Il pranzo di Natale (film partecipato)
2008 Articolo 20 (in All Human Rights for All)
2004 Il resto di niente
2002 Pianeta Tonino (doc)
2001 Non è giusto
2000 Il faro (cm, doc)
1999 ‘O solemio (doc)
1999 ‘O cinema (cm)
1997 Maruzzella (in I Vesuviani)
1997 Saharawi, voci distanti dal mare (doc, diretto con Jacopo Quadri e Patrizio Esposito)
1997 Hispaniola (cm, doc)
1997 Operai (doc)
1996 Viento ‘e terra (doc)
1995 I racconti di Vittoria
1995 Ogni sedia ha il suo rumore (cm, doc)
1994 La notte americana del dr. Fulci (cm, doc)
1993 Promessi sposi (cm, doc)
1992 Angelo Novi, fotografo di scena (cm, doc)
1990 Matilda (diretto con Giorgio Magliulo)
1985 Una casa in bilico (diretto con Giorgio Magliulo)
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: “Il fatto che Antonietta De Lillo non faccia più film di finzione dal 2004 è una grande perdita per il Cinema Italiano”. Così recita il regista Daniele Vicari intervistato nel film. Come non essere d’accordo. Lo sarà di più, molto di più, chi avrà la opportunità di vedere questo film, proposto da Le Giornate degli Autori alla Mostra di Venezia. Il film ci racconta una storia che ha dell’agghiacciante. Nel 2004 Antonietta De Lillo, dopo 20 anni di premi e riconoscimenti in ogni dove, realizza “Il Resto di Niente”. Che riceve unanimi encomi: Gian Luigi Rondi disse: ”Ha saputo fare un personaggio, non un personaggio storico”. Luciano Sovena dichiarò: “Questo è un film bellissimo, che io ho adorato, usciamo in 40 copie”, in pratica un ossimoro, un film bellissimo distribuito in sole 40 copie? La stessa regista non si fa capace: “Come è possibile che un film che piace, che gli esercenti chiedono le copie… e noi non glielo diamo?”. È un mondo al contrario, non quello di Vannacci, quello della gallina che chiude l’occhio al contrario, dal basso verso l’alto (folgorazione che ha avuto, la regista, a San Marco in Lamis). Da qui nasce una tragedia di incredibile ostracismo e discriminazione verso Antonietta De Lillo, che si è macchiata, 20 anni fa, di “lesa maestà” (la lettera minuscola per maestà è voluta, per la specie, non è un errore di battitura). Ha osato, cioè, portare in tribunale le istituzioni, l’establishment del nostro cinema che trucidò la vita di quel suo film tanto apprezzato. Una serie infinite di cause, appelli, ricorsi, Tar, Consiglio di Stato… “Le mie controparti non hanno mai voluto parlare con me. Se sei fuori dal Sistema, nessuno deve parlare con te”, è l’amara costatazione della regista. Che ha avuto il coraggio e il merito di non essersi mai rassegnata, né data per vinta. Vincendo, caparbiamente e indomitamente, causa dopo causa. Più cresce la indignazione, più nasce l’ammirazione. Da non perdere.
VALUTAZIONE SINTETICA: 8