Io e il Secco, recensione di catello masullo

 

Io e il Secco, recensione di catello masullo

ITALIA, CROAZIA 2023

Sinossi: Denni ha dieci anni e una missione da compiere: salvare sua madre dalla violenza di suo padre. Piccolo com’è, da solo non ce la può fare. Perciò decide di chiedere aiuto a uno che la gente la uccide di mestiere: un super-killer. La persona scelta è il Secco, che non è un criminale ma un innocuo sbandato con un disperato bisogno di soldi, che finge di accettare l’incarico solo per derubare il padre del bambino. L’incontro tra Denni e Secco dà vita a un’avventura che oscilla tra dramma e commedia, un buddy movie ad altezza bambino, in bilico tra la fantasia e una realtà anche troppo cruda. Denni e Secco vivranno un’esperienza che li porterà a interrogarsi sul senso dell’essere uomini, e sulla paura e il mistero che unisce e separa padri e figli.

Regia: Gianluca Santoni

Attori: Andrea Lattanzi – Secco, Francesco Lombardo – Denni, Barbara RonchiAndrea SartorettiSwamy Rotolo

Sceneggiatura: Gianluca SantoniMichela Straniero

Fotografia: Damjan Radovanovic

Musiche: Dade

Montaggio: Desideria Rayner

Scenografia: Nicola Bruschi

Durata: 100

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: INES VASILJEVIC, STEFANO SARDO, DANIJEL PEK, PILAR SAAVEDRA PERROTTA

Distribuzione: EUROPICTURES

Data uscita: 2024-05-23

NOTE

– IN CONCORSO ALLA XXI EDIZIONE DI ‘ALICE NELLA CITTÀ’ (2023), SEZIONE AUTONOMA E PARALLELA DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA.

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Gianluca Santoni, al suo esordio nella regia di un lungometraggio di finzione, deve sempre specificare una lettera dei nomi dei protagonisti dei suoi film, la “G” di “Gionatan con la G”, del cortometraggio precedente e la “i” di “Denni con la i”, personaggio principale di questo “Io e il Secco”. Tratto da un soggetto che aveva vinto il Premio Solinas, di Michela Straniero, autrice anche della sceneggiatura a quattro mani con il regista. La qualità della storia e della scrittura hanno fatto convergere sul progetto attori di grande spessore, come Andrea Lattanzi, qui monumentale, Barbara Ronchi e Andrea Sartoretti. Nonché professionalità di primo livello, per la fotografia Damjan Radovanovic, il montaggio, Desideria Rayner, le scenografie Nicola Bruschi, le musiche Dade. Santoni realizza un miracolo di equilibrio dei toni, sempre in punta di piedi sul crinale della sua storia, senza mai scivolare verso il dramma da un lato e verso la commedia dall’altro e mantenendo sempre un sottotono favolistico, poetico, disperato, ma anche ironico, che finisce con il prevalere su tutto. Merito anche e soprattutto della straordinaria coppia, sulla carta molto male assortita, del bambino Francesco Lombardo, una vera rivelazione, e dell’immenso Andrea Lattanzi. Un campione di sottrazione Lombardo, eroico idealista e immaginativo quando si arrabbia. Uno sbandato, Lattanzi, con la sindrome del perdente pusillamine, ma romantico e, tutto sommato, paterno. Entrambi non-adulti, alla ricerca di una inesistente figura paterna che possa chiamarsi tale, che possono difendersi solo galleggiando metaforicamente sulle brutture dalle quali evadere. Notevole la scelta del punto di vista, per entrambi abbassato a livello di bambino, ed il modo di riprendere la storia con questa ottica. Un Esordio più che riuscito.

Curiosità: ho chiesto al giovanissimo, sorprendente protagonista, Francesco Lombardo: “Francesco, cosa ti ha detto il regista, Gianluca Santoni, per farti recitare in modo così convincente? La tua recitazione è tutta in sottrazione, un capolavoro di controllo per la tua età”. La risposta del piccolo Francesco Lombardo: “Il regista per far venire la scena così spontanea, poco prima di girare mi diceva se la scena era triste, oppure felice. Poi mi diceva, io ti dico di fare così, poi improvvisa te. Al regista è piaciuto molto il mio modo spontaneo e allora mi ha detto fai un po’ te!”.  “Quindi”, commento io, “non solo un campione di sottrazione, ma anche un campione di improvvisazione”. Ho poi chiesto al regista: “Gianluca, un’opera di esordio, la tua, molto originale, rispetto allo scenario consueto delle opere prima che spesso vanno verso la commedia pura. La tua ironia è sempre profonda, ma c’è tanta atmosfera, tanta poesia, tanta inventiva. Come è stata immaginata? Deriva da un soggetto di Michela Straniero, vincitore del Premio Solinas, poi trasformata in sceneggiatura da te a 4 mani con la stessa Straniero. Questa è stata l’idea di base, come l’avete sviluppata?”. La risposta di Gianluca Santoni: “Dopo il premio Solinas ci sono voluti ancora molti anni. Da quando abbiamo cominciato a scrivere il film a quando lo abbiamo presentato, sono passati circa 7 anni. Un periodo lunghissimo durante il quale il film è cresciuto con noi, in qualche modo. Una delle cose principali, come avete molto bene colto nelle motivazioni, è l’ossessione per il tono, per cercare di trovare l’equilibrio tra il dramma, la commedia e il “buddy movie”. Prezioso è stato il lavoro in scrittura, ma anche tutto il lavoro che abbiamo fatto con gli attori e le attrici. Francesco è stato preziosissimo, come è stato prezioso Andrea Lattanzi, per il modo in cui è riuscito a lavorare con Francesco. Ma anche tutto il resto del cast.”. Ho cercato di approfondire ancora: “Sulla carta questa coppia tra il gigante Andrea Lattanzi  e questo scricciolo Francesco Lombardo, non era esattamente una coppia bene assortita. Come ci siete riusciti, li avete fatto giocare a ping pong assieme per 4 mesi prima di girare?”. La replica del regista: “Non a ping pong… Francesco è il risultato di una ricerca lunghissima, sette mesi di street casting in Romagna. Poi abbiamo fatto passare un po’ di tempo assieme a Francesco e ad Andrea, per cercare di capire come l’uno poteva imparare dall’altro. Francesco è assolutamente un genio, ha un istinto incredibile. Mi piace sempre raccontare come riusciva sul set a “rubare” dei piccoli segreti del mestiere dell’attore. Lo faceva assolutamente in autonomia. Vedeva Andrea prepararsi e lo rifaceva, e lo faceva bene. E Andrea è stato bravissimo a imparare da lui e a gestire la naturalezza di Francesco e ad assecondarlo, così da farlo sembrare ancora più bravo, Francesco, e a essere naturale lui stesso. Questo è il lavoro che abbiamo fatto con loro.

PREMI ALLA 27ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL “INVENTA UN FILM”, LENOLA (LT), 2025, DIRETTORE ARTISTICO ERMETE LABBADIA, SEZIONE LUNGOMETRAGGI “ORO INVISIBILE”:

  • Primo Premio
  • Miglior Attore: Andrea Lattanzi
  • Premio della Critica SNCCI (assegnato dalla Giuria Indipendente designata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, composta da Paola Dei, Roberto Baldassarre e Catello Masullo), con la seguente motivazione: “Un “buddy movie” e un’opera di formazione che mette in luce le conseguenze della violenza domestica sulla psiche infantile, con una narrazione che bilancia realismo e elementi fantastici. Il regista Gianluca Santoni realizza un miracolo di equilibrio dei toni, sempre in punta di piedi sul crinale della sua storia, senza mai scivolare verso il dramma da un lato e verso la commedia dall’altro e mantenendo sempre un sottotono favolistico, poetico, disperato, ma anche ironico, che finisce con il prevalere su tutto.”

 

VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5/8