“Le luci brillanti della piccola Parigi” diretto dal rumeno Robert
Eugen Popa
di Armando Lostaglio
Girando per vari festival cinematografici (accade da diversi anni, in
qualità di componente di Giuria) capita di vedere belle opere, con
l’auspicio che possano raggiungere il maggior numero di spettatori. E
conoscere registi motivati, colti, poliglotta.come in questo caso:
Robert Eugen Popa.
Vedere il film ‘La luce brillante della piccola Parigi” (mediometraggio
in anteprima) è come entrare in una dimensione onirica, incunaboli
semantici fra il visto e non visto. Certo, svelare troppo incrina
l’incanto. È anche questo un criterio descrittivo di chi parla e scrive
di film.
E l’opera cui accennato è un un film ben diretto da Robert Eugen Popa,
chi conosce le sue opere precedenti sa che gioca spesso sul filo della
ironia e del surreale, un Becket più sarcastico, se possibile. E fa
muovere bene gli attori, ben inquadrati, in un cast equilibrato:
interpreti credibili e donne appariscenti ben adeguate alle situazioni.
Il protagonista si ricuce il ruolo fra lo stralunato e l’intraprendente,
in situazioni immaginifiche e vagamente surreali.
Robert Popa muove con precise inquadrature la macchina da presa, è
regista in un certo senso innovativo, scrive una sceneggiatura che non
disdegna citazioni colte, magari dal latino, sua base di studio,
appassionato com’è di classici e della nostra lingua e cultura che
arditamente coniuga con visioni moderne.
Il film potrebbe ambire, in uno slancio di lungimiranza produttiva, ad
una versione più lunga, proprio per consentirne una congrua ed adeguata
circolazione distributiva in circuiti importanti, a partire dai Festival
internazionali.
Sovviene un verso di William Blake:
“L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa.”