UNA FESTA DEL CINEMA DI ROMA DI ALTO LIVELLO
Catello Masullo
La Festa del Cinema di Roma cambia il Presidente, Sandro Nastasi, ma non il Direttore Artistico, Paola Malanga, la quale ancora una volta propone una selezione ampia, variegata e di livello. Comincio dalle due perle scelte dal Cinecircolo Romano per la sua 60esima stagione: L’Orchestra Stonata (En Fanfare), di Emmanuel Courcol, nel quale la straordinaria bellezza ed il fascino delle musiche, unitamente alla straordinaria messa in scena, realizzano emozioni continue, fino ad un finale sorprendente e molto riuscito, in cui la emozione arriva al diapason, Emmanuel Courcol è uno specialista nel raccontare con deliziosi toni di commedia anche storie drammatiche, rendendole piacevoli e significative, in questo suo ultimo film raggiunge qualità cinematografiche davvero molto alte; Leggere Lolita a Teheran, di Eran Riklis, racconto di una vicenda reale che è un articolato e motivato grido di dolore, nonché un manifesto, alto, di lotta contro le discriminazioni e le violenze di genere, film imprescindibile, di altissima qualità cinematografica, di quelli che lasciano il segno, oltre che il groppo alla gola. Notevoli molto altri film, degni di nota, come: Megalopolis, di Francis Ford Coppola, che ci regala una esperienza cinestetica inebriante, ipnotica, strabordante, visionaria, fascinosa, lisergica, barocca, decadente, romantica, simbolica e metafisica, crepuscolare, onirica, sorprendente, incurante della (apparente) razionalità e continuità narrativa, anarchicamente libera, sognatrice, caleidoscopica, magica, in definitiva la quintessenza del “cinema cinema”, quello di una volta, ma totalmente reiventato e proteso verso un futuro di sperimentalismo; I Morti non soffrono, di Viggo Mortensen, che non sbaglia un film, e che ci propone un western atipico, una storia d’amore, la storia di una donna forte ed indipendente, ispirata alla madre del regista, cinema puro, di altissima qualità; Nickel Boys, di RaMell Ross, adatta il romanzo premio Pulitzer di Colson Whitehead, connotato da una forte libertà ed originalità visiva, con scelte di ripresa e di punti di vista davvero particolari; Berlinguer. La grande ambizione, di Andrea Segre, la cui altissima qualità cinematografica è dovuta (anche) alla straordinaria ricerca storica, all’uso magistrale delle immagini di repertorio, ad una confezione impeccabile e, soprattutto ad una insuperabile direzione di splendidi attori, tutti, ma, su tutti, l’interpretazione monumentale di Elio Germano, che supera ad un ogni film il suo capolavoro precedente; U.S. Palmese, di Marco Manetti e Antonio Manetti, una sapida commedia sul calcio, basata su una storia che ha dell’incredibile, ambientata a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, paese natale della madre dei registi e meta annuale delle loro villeggiature estive, un film pieno di trovate, di gag irresistibili, di battute fulminanti, con personaggi impagabili, interpretati da attori in grandissimo spolvero; Non dirmi che hai paura, di Yasemin Samdereli e Deka Mohamed Osman, Premio Miglior Film Italiano di Critica Sociale Sorriso Diverso, la cui Giuria mi onoro di presiedere, la storia vera di Samia, atleta olimpica somala osteggiata dal potere, un inno forte e una storia esemplare di emancipazione femminile, in un paese di integralismo islamico ottusamente misogino che opera una discriminazione di genere profonda ed inaccettabile, ma anche un film sulla quotidiana tragedia del popolo dei migranti che fa del Mediterraneo la più grande tomba dei nostri giorni, di cui le civiltà avanzate come la nostra dovrebbero provare vergogna, film forte, di grandi emozioni, con un efficace, lancinante e coinvolgente grido di dolore per il quale è impossibile non provare empatia; The Return, di Uberto Pasolini, il quale non sbaglia mai un film, anche quando si cimenta con il testo più rappresentato di Omero e con un film in costume, proponendo una lettura originale del testo classico, filtrato dalle migliaia di anni trascorsi, ma animato dagli stessi tratti di umanità, che non muta nei millenni, concentrandosi sull’impatto devastante che ha la guerra sugli esseri umani (lo stesso in tutte le epoche), e sui problemi del ritorno e del reinserimento difficile e problematico nella originaria famiglia, nella quale gli anni intercorsi hanno lasciato il segno; Eterno Visionario, di Michele Placido, film memorabile, che svela lati dell’uomo Pirandello poco o per nulla conosciuti dal grande pubblico, e che sono invece essenziali per comprendere a pieno la genialità e le fonti di ispirazione del nostro più grande e innovativo drammaturgo, un film sontuoso, come è raro vedere nelle nostre produzioni, con confezione superlativa e grande direzione di grandi attori; Estado de Silencio, di Santiago Maza, un inno al coraggio di chi continua a voler raccontare la verità, nonostante le continue minacce, le aggressioni, gli omicidi ed i rapimenti di giornalisti siano sempre più frequenti in Messico; Il Treno dei Bambini, di Cristina Comencini, un film epico, epocale, toccante e coinvolgente, con una confezione d’altri tempi, di “cinema cinema”, musiche d’autore, di Nicola Piovani, una direzione magistrale di splendidi attori; Liliana, di Ruggero Gabbai, menzione Speciale al Premio di Critica Sociale Sorriso Diverso, incarnazione di un messaggio di straordinaria forza contro l’istigazione all’odio, contro il razzismo, contro la violenza, contro la discriminazione, di genere e non, Liliana Segre, la donna più anziana di Europa (ha 94 anni) ad avere una scorta per le minacce ricevute, intollerabili quanto imbecilli; Emilia Perez, di Jacques Audiard, geniale per il soggetto, che più originale di così non si può, e per il modo di raccontarlo, con un raffinato ed efficacissimo musical classico, i cui brani cantati sono parte integrante della storia, con coreografie da sballo, da antologia del cinema quella con i fucili mitragliatori, ritmo fantastico, un susseguirsi ininterrotto di formidabili colpi di scena, sorprendente, adrenalinico, avvincente e coinvolgente, meritati il prestigioso premio della giuria e quello all’intero, straordinario cast femminile, al festival di Cannes; About Luis, di Lucia Chiarla, Premio Miglior Film Straniero di Critica Sociale Sorriso Diverso, uno dei film più acuti, più profondi, più efficaci nella denuncia del bullismo, senza mai mostrare sullo schermo un solo atto di bullismo, mette in scena con la precisione dell’anatomopatologo i meccanismi con i quali si generano e si esplicano gli atti di bullismo, la discriminazione ed il pregiudizio, anche su supposte diversità nelle preferenze sessuali, nonché i meccanismi perversi che vedono le istituzioni scolastiche, che dovrebbero essere preposte alla prevenzione di queste aberrazioni comportamentali, minimizzare o addirittura negare il fenomeno e, nei fatti, permetterlo e giustificarlo, con l’alibi dello schieramento con la “normalità” prevaricante delle maggioranze, un film edificante ed esemplare, da portare nelle scuole di ogni ordine e grado; Greedy People, di Potsy Ponciroli, un grande film, che ha un crescendo inarrestabile, avvincente, convincente, con una buona dose di ironia, gag irresistibili e scene d’azione esplosive e sorprendenti; Pompei in Piano Sequenza, di Gabriele Cipollitti, uno straordinario dietro le quinte di un piano sequenza monstre della durata di oltre due ore e 10 minuti, una unica ripresa in cui Alberto Angela illustra le nuove scoperte agli scavi di Pompei, con l’inserimento di ben 15 diverse interviste inserite con la precisione di un orologio svizzero, un’operazione senza precedenti, la cui trasmissione ha avuto un grande successo su Rai 1, ma che non ha fatto sospettare ai telespettatori incantati la straordinaria preparazione e organizzazione necessaria per renderla possibile; War on Education, di Stefano Di Pietro, la grande rabbia ed indignazione che il film trasmette allo spettatore, si trasforma magicamente in intensa commozione, infinita tenerezza e grande speranza, quando la macchina da presa ci porta a verificare la lenta, ma inarrestabile, ricostruzione degli istituti scolastici, è un film urgente, da portare nelle scuole di ogni ordine e grado e nella società civile, un film breve ed agile, di una forza enorme, che mostra una straordinaria padronanza del mezzo espressivo; Conclave, di Edward Berger, capolavoro di intrattenimento intelligente, un piacere estetico e sinestetico sommo, ricostruzioni filologiche di altissima aderenza, interpretazioni magistrali, tempi e atmosfere da thriller, che tengono lo spettatore sempre in sospensione, un colpo di scena finale inaspettato, sorprendente e, per certi versi, sconvolgente; Modì Tre Giorni sulle Ali della Follia, di Johnny Depp, un film ricco di ritmo, di fascino, di gag a tratti irresistibili, di duelli recitativi da antologia del cinema, sontuoso, barocco, di eccellente confezione, fantasioso, provocatorio.
