Lost land, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

Da sx: il traduttore dal giapponese all’inglese, il regista Akio Fujimoto, la moderatrice Vallan, il produttore di etnia Rohingya. (Foto di Catello Masullo, 1 settembre 2025)

 

Lost land, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

CREDITS E SINOSSI: https://www.labiennale.org/it/cinema/2025/orizzonti/har%C3%A0-watan-lost-land

Harà Watan (Lost land)

Orizzonti

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Regia: Akio Fujimoto
Produzione: E.x.N K.K. (Kazutaka Watanabe), Panorama Films (Angèle de Lorme), Elom Initiatives (Sujauddin Karimuddin), Cinemata (Elise Shick), Scarlet Visions (Christian Jilka), Dongyu (Mizue Kunizane), KinemaTowards (Shogo Yasukawa), Cineric Creative (Eric Nyari)
Durata: 99’
Lingua: Rohingya
Paesi: Giappone, Francia, Malesia, Germania
Anno: 2025
Interpreti: Shomira Rias Uddin Muhammad, Shofik Rias Uddin
Fotografia: Yoshio Kitagawa
Scenografia: Tam Khalid
Costumi: Jessie Yeow
Musica: Ernst Reijseger
Suono: Youki Yaei

 

Addetta stampa: Susan Norget

 

Programma Cinema 2025 (Pubblico)

01/09 16:15 Sala Darsena
02/09 14:30 PalaBiennale

Programma Cinema 2025 (Accreditati)

01/09 16:15 Sala Darsena
02/09 14:30 PalaBiennale

Sinossi

Nella speranza di ricongiungersi con la loro famiglia, il piccolo Shafi, quattro anni, e la sorella Somira, nove, lasciano un campo profughi Rohingya in Bangladesh per intraprendere un pericoloso viaggio verso la Malesia.

Commento del regista

Da dodici anni realizzo film nel Sud-est asiatico, in particolare in Birmania. Ho sentito spesso parlare delle persecuzioni inflitte al popolo Rohingya così dure da sembrare incredibili nel mondo di oggi. In Birmania parlare apertamente dei Rohingya era un tabù; perciò sono rimasto in silenzio, temendo ripercussioni professionali. Quel silenzio è diventato un peso e mi ha portato a Harà Watan.
Quando ho iniziato a pensare a quale storia da raccontare, ho provato un forte desiderio di raccontare il viaggio dei Rohingya che lasciano la loro terra natale alla ricerca di un luogo dove vivere in pace. Il loro cammino è disseminato di ostacoli: le forze della natura, lo sfruttamento legato al traffico transfrontaliero e sfide costanti che mettono alla prova forza e resilienza. Raccontare questo viaggio era essenziale per mostrare la realtà dei Rohingya: persone senza nazionalità né cittadinanza, costrette a vivere in condizioni precarie ovunque vadano, sempre alla ricerca di un luogo in cui sentirsi finalmente a casa.
Ho avuto la fortuna di incontrare oltre duecento Rohingya che hanno preso parte a questo film, inclusi i due bambini, fratello e sorella, che interpretano i ruoli principali. La maggior parte aveva vissuto in prima persona i pericolosi viaggi narrati; sebbene nessuno fosse un attore professionista, il peso dell’esperienza vissuta ha donato alla loro interpretazione una forza e un’autenticità inconfondibili.
Lontano dalle convenzioni del cinema giapponese, questo lavoro nasce da una collaborazione transnazionale tra il Giappone – con il suo profondo legame storico con la Birmania; la Malesia, dove molti Rohingya hanno cercato rifugio; alcuni paesi europei particolarmente sensibili alle questioni dell’immigrazione.
Harà Watan racconta il lungo viaggio dei profughi attraverso gli occhi dei bambini, mescolando la dura realtà con elementi di fantasia. Se il cinema è una forma d’arte capace di diventare metafora del “vivere insieme”, spero che, grazie a questo film, i Rohingya – che a molti possono sembrare distanti – si possano sentire più vicini a noi, come vicini, come amici.

Produzione/distribuzione

PRODUZIONE 1:
E.x.N K.K. – Kazutaka Watanabe
3-6-25, Mukodaicho
188-0013 Nishitokyo-shi, Japan
Tel: +81 9036228334
E-mail: info@exnkk.com
Web: http://www.exnkk.com
Social Media: @ExNKK – X (Twitter), @how_lai_you – X (Twitter), Watanabe Kazutaka – Facebook, @exnkk6747 – YouTube, kazu______wata – Instagram

PRODUZIONE 2:
Panorama Films – Angele de Lorme
11 Bis Passage de la Visitation
75007 Paris, France
Tel: +33 788418891
E-mail: angele.panorama@gmail.com
Web: http://www.panorama-films.com
Social Media: Angele De Lorme – Facebook, https://www.instagram.com/panorama__films/?hl=en – Instagram

PRODUZIONE 3:
Elom Initiatives – Sujauddin Karimuddin
No. 6-3, Jalan 1/2D, Taman Sri Murni, Batu Caves, Selangor
6810 Kuala Lumpur, Malaysia
Tel: +61 402584421
E-mail: sujauddin.k@gmail.com

PRODUZIONE 4:
Cinemata – Elise Shick
162, Jalan Indah 2/5, Taman Kluang Indah
86000 Kluang, Johor, Malaysia
Tel: +60 177820933
E-mail: elise.kumanpictures@gmail.com Social Media: https://www.instagram.com/cine.mata?igsh=MXIyYXV6cDJsZDd5MA%3D%3D&utm_source=qr – Instagram, https://www.facebook.com/share/1Ja9mcbETX/?mibextid=wwXIfr – Facebook

ALTRE PRODUZIONI:
Christian Jilka – Scarlet Visions

DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE:
Rediance – Meng Xie
8 Bld. Lidu Garden, 6 Fangyuan West Rd., Chaoyang District
100016 Beijing, China
Tel: +86 13810636291
E-mail: info@rediancefilms.com
Web: http://www.rediancefilms.com
Social Media: @rediancefilms – Instagram

UFFICIO STAMPA:
Susan Norget – Susan Norget Film Promotion
80 Charles St.
10014 New York, United States of America
Tel: +1 917-833-3056
E-mail: susan@norget.com

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Questo imperdibile film ha un merito grandissimo, quello di accendere i potenti riflettori del cinema sulla persecuzione storica che è subita dalle popolazioni Rohingya, sia in Birmania che in Bangladesh, dove costituiscono minoranze etniche profondamente e criminalmente discriminate. Il film racconta la storia di un viaggio della disperazione e della speranza di un gruppo di Rohingya in fuga dalla Birmania ed in cerca di un luogo dove poter sopravvivere, seppure con la affermata speranza di poter un giorno tornare nei luoghi natii. Il film è diretto da un regista giapponese e coprodotto da Giappone, Francia, Malesia, Germania. Ha un approccio documentaristico, con attori non protagonisti. La sensazione è che il film non sia molto progettato e scritto, ma che si lasci, per lo più, sorprendere da quello che avviene davanti alla macchina da presa, colto da un occhio attento ed esperto. In particolare il cuore della storia, quello della fuga solitaria (dalle ignobili e vergognose gabbie di legno da animali, in cui i migranti vengono rinchiusi da bande criminali che li costringono con la violenza a chiamare amici e congiunti per farsi inviare sempre più danaro) di due bambini, sorella e fratellino più piccolo (fratelli anche nella vita reale) è di una spontaneità e di una verità sconvolgente. In particolare ha colto la insopprimibile voglia di giocare (e di sperare) dei bambini anche nelle situazioni più tragiche. Pura poesia, da far accapponare la pelle. Da non perdere.

Curiosità: nella parte finale non ho capito come abbia fatto un giovane ragazzo a riconoscere di primo acchito e da lontano sua madre Rohingya, che non vedeva da 10 anni, dal momento che era totalmente coperta, compreso capo e viso, con una sola impercettibile fessura per gli occhi, immagino solo perché erano nello stesso film…

 

VALUTAZIONE SINTETICA:7.5/8