Foto di Catello Masullo (19 ottobre 2025), da sx: Tinny Andreatta, Sandro Petraglia, Giulia Michelini Pietro Castellitto, Stefano Lodovichi, Edoardo Pesce, Claudio Santamaria, Riccardo Tozzi
IL FALSARIO, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO
con Pietro Castellitto, Giulia Michelini,
Andrea Arcangeli, Pierluigi Gigante, Aurora Giovinazzo
con Edoardo Pesce e con Claudio Santamaria Diretto da Stefano Lodovichi
SINOSSI
Roma, anni ’70. Quando Toni arriva in città, nel suo bagaglio ha soltanto il talento per la pittura e il sogno di diventare un grande artista. Ma la sua fame di vita, il destino e la Storia lo porteranno a diventare il più grande di tutti i falsari, nonché una figura centrale nei misteri più fitti del nostro Paese.
CAST TECNICO
Un film NETFLIX
Una produzione CATTLEYA – parte di ITV Studios
Regia STEFANO LODOVICHI
Soggetto SANDRO PETRAGLIA E LORENZO BAGNATORI
Sceneggiatura SANDRO PETRAGLIA CON LA COLLABORAZIONE DI LORENZO BAGNATORI
Direttore della Fotografia EMANUELE PASQUET
Montaggio ROBERTO DI TANNA
Scenografie PAOLO BONFINI
Costumi MARY MONTALTO
Musiche SANTI PULVIRENTI
Suono IACOPO PINESCHI
CAST ARTISTICO
PIETRO CASTELLITTO GIULIA MICHELINI ANDREA ARCANGELI PIERLUIGI GIGANTE AURORA GIOVINAZZO con EDOARDO PESCE
e con CLAUDIO SANTAMARIA
NOTE DI REGIA
Negli anni ’70 e ’80 è vissuto a Roma un falsario che ha incrociato
personaggi straordinari, poteri e segreti.
Questa è la sua storia.
O almeno una delle possibili.
Il Falsario è la storia “falsamente ispirata” alla figura reale di Antonio Chichiarelli, detto anche Toni della Duchessa – che voi conoscerete semplicemente come Toni – artista e falsario vissuto a Roma tra gli anni ’70 e ‘80. Ma dimenticate la verità per un attimo, perché il nostro Toni — interpretato da Pietro Castellitto — un avventuriero guascone, imperfetto, a tratti ragazzino e irrisolto, ha poco a che fare con le poche e misteriose informazioni che ci sono arrivate sul suo alter ego reale.
Toni arriva a Roma dalla provincia nel 1976 e grazie all’incontro con Donata, interpretata da Giulia Michelini, gallerista che dalla borgata si è fatta strada nella Roma bene, inizia a realizzare falsi e a capire
– senza troppa resistenza – che se vuole avere successo, quella è la direzione che dovrà seguire.
Ma Il Falsario è anche la storia di tre amici che, in una stagione incerta dell’Italia, raggiungono la Capitale. Fabione (Pierluigi Gigante), Vittorio (Andrea Arcangeli) e Toni sono come tre fratelli ideali, tre modi diversi di stare al mondo: Fabione è il maggiore, carico di responsabilità e orientato verso un’etica che si fa estrema e violenta; Vittorio è quello “di mezzo”, cresciuto con meno attenzione e destinato a ritrovarsi con una personalità meno definita; Toni è il più piccolo e irresponsabile, sempre in cerca di una scorciatoia. Perché Roma, in questa storia, è un porto e una tempesta. Ti attrae e ti irretisce con le sue sirene, con la Storia che segna i volti di chi la vive da generazioni, sulle pareti dagli intonaci polverosi, sfiorate dalla luce calda dei tramonti. È la Roma sporca dove suonano musicisti ubriachi fino all’alba, la Roma dove tutto scorre, lento e impietoso. È la Roma che attrae e trattiene per sempre, che ti ammalia e avvolge. È la Roma degli artisti e dei morti ammazzati per strada. Ed è anche la Roma della mala locale, in cui si muove Balbo (Edoardo Pesce), un criminale che, a modo suo, non può non farsi voler bene.
Ed è tra le pieghe della Città Eterna che vive anche La Grande Storia. Indefinita, invisibile, articolata, prende forma nei panni distinti di chi muove i fili da dietro, quelli del Sarto, interpretato da Claudio Santamaria. Ma è quando la nostra storia che diventa Storia, in Via Caetani, il 9 Maggio 1978, che Toni dovrà scegliere chi essere, se farsi adulto. Perché è lì che arte, potere e segreti si intrecciano, e ogni passo può avvicinarti alla verità o spingerti ancora più lontano. La mia idea di film è stata quella di rendere questa avventura il più immersiva possibile, portando lo spettatore dentro un’epoca che non ho vissuto. E per farlo, oltre a un lavoro approfondito di ricerca condiviso con tutta la troupe, mi sono affidato ai pensieri, ai ricordi, alle idee di collaboratori di enorme talento che quegli anni li hanno vissuti seppur da bambini, come Mary Montalto ai costumi e Paolo Bonfini alle scenografie.
Il Falsario è senza dubbio un film di genere ma difficile da ingabbiare in un’unica etichetta. Perché, sempre con le dovute distanze (ma le reference devono essere alte altrimenti che reference sono) ha un pizzico dell’architettura narrativa de I soliti sospetti, uno sguardo alla ricostruzione storica di Munich ma sempre filtrato da un’italianità amara che è nel mio e nostro dna, quella di Monicelli, Risi, Scola e Germi. Un gioco di identità e di toni che mescola ironia e tensione, memoria e invenzione.
Per questo motivo con Emanuele Pasquet, direttore della fotografia, ho cercato di riportare una resa estetica che ricordasse il cinema del periodo: zoom, trattamento effetto pellicola, alternati a macchina a spalla e momenti di dilatazione per creare un linguaggio che mescolasse il respiro attuale con la cura del realismo all’interno di un progredire, firmato dal montaggio di Roberto Di Tanna, che scandisce alternanze, pause, accelerazioni, ai fini di costruire una tensione viva e imprevedibile. E le musiche di Santi Pulvirenti sono un richiamo moderno alle sonorità dell’epoca, capace di muoversi tra slanci lirici,
richiami elettronici sinth e costruzioni orchestrali potenti, ombre, attrazione e centrifuga, fino a scivolare verso il centro oscuro della grande Storia. Un rapido accenno va al tono del film, anch’esso ibrido. Con interpreti come Pietro Castellitto ed Edoardo Pesce non era possibile non giocare con sfumature ironiche. Infatti Il Flasario è un film che vive di movimenti che vanno dall’amaro, al tragico. Ed è per questo che accanto alle musiche originali, il film utilizza brani di repertorio del periodo, vitali e divertenti, che restituiscono l’energia di quegli anni e accompagnano Toni nei momenti più leggeri e spensierati. Dai Boney M. a Renato Zero, da Cerrone a Ornella Vanoni, da Amanda Lear a Gino Paoli, fino a Iggy Pop e Bryan Ferry: un mosaico sonoro che fa da cornice alle sue avventure. Il Falsario nasce più di tre anni fa e dalla sua genesi ha vissuto alti e bassi, rivoluzioni e colpi di scena impensabili. Ma è soltanto nel tempo, con il tempo, che si tempra il carattere, si stressano le storie, e se ne capisce l’importanza, perché come dice l’enigmatico Zu Pippo (Fabrizio Ferracane) “Per le cose importanti ci vuole pazienza”
FILMOGRAFIA E BIOGRAFIA DEL REGISTA STEFANO LODOVICHI
Lungometraggi
- Aquadro (2013) – Regia, Prodotto da Mood Film per Rai Cinema.
- In Fondo al Bosco (2015) – Regia, Prodotto da Onemore Picture per Sky.
- La Stanza (2021) – Prodotto da Lucky Red, distribuito da Amazon Prime Video.
- Il Falsario (2025) – Prodotto da Cattleya per Netflix.
Serie
- Il Cacciatore (2018) – Sceneggiatore, regista di episodi. Prodotto da Cross Productions per Rai Fiction. Premio Miglior interprete (Francesco Montanari) a Canneseries
- Il Processo (2019) – Regia di tutti gli Prodotto da Lucky Red per Mediaset. Distribuito da Netflix.
- Christian (2022–2023), due stagioni – Regia, Showrunner. Prodotto da Lucky Red per Premio Migliori musiche (Giorgio Giampà) a Canneseries 2022.
BIOGRAFIA
Stefano Lodovichi (Grosseto, 31 agosto 1983) si laurea in Storia dell’Arte all’Università di Siena. Arriva alla regia in modo “piratesco”: da un lato la formazione accademica, dall’altro l’esperienza diretta sui set, ricoprendo negli anni ruoli diversi in tutti i reparti, fino all’esordio nel lungometraggio nel 2013.
Il primo film, Aquadro (2013), prodotto da Rai Cinema, racconta un amore adolescenziale nell’era del digitale e dell’educazione pornografica online. Seguono In Fondo al Bosco (2015), thriller dalle venature horror per Sky, e La Stanza (2021), closed-room horror distribuito da Amazon Prime Video, girato in piena pandemia da Covid-19.
Parallelamente dirige serie di genere differente: dal crime de Il Cacciatore (Rai Fiction), vincitore del premio per il Miglior interprete (Francesco Montanari) a Canneseries 2018, al legal thriller Il Processo (Mediaset, Netflix), fino a Christian (Sky), serie a toni ibridi che unisce realismo urbano e sovrannaturale, premiata a Canneseries 2022 per le Migliori musiche (Giorgio Giampà). In Christian ricopre anche il ruolo di showrunner.
Alterna il lavoro tra cinema e piattaforme, passando da un genere all’altro e sperimentando toni ibridi che combinano elementi di mondi narrativi diversi. Il Falsario – il suo quarto lungometraggio – intreccia arte, avventura e storia politica, seguendo le vicende di un artista realmente esistito che, nella Roma del rapimento di Aldo Moro, cercò di affermarsi come il più grande di tutti.
INFORMAZIONI SU NETFLIX
Netflix è uno dei più grandi servizi di intrattenimento del mondo, con oltre 300 milioni di abbonati paganti in oltre 190 paesi che accedono a un ampio e variegato catalogo di serie TV, film e giochi in numerose lingue. Gli abbonati possono mettere in pausa e riprendere la visione a piacimento, in qualsiasi momento, ovunque, e cambiare piano di abbonamento quando desiderano.
INFORMAZIONI SU CATTLEYA
Guidata da Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini e Francesca Longardi, è da oltre vent’anni una delle società di produzione più affermate dell’industria audiovisiva italiana e ha al suo attivo più di 70 film e numerose serie televisive. Collaborazione con talenti e partner produttivi in Italia e all’estero, sperimentazione e diversificazione dei generi – dal crime (Romanzo Criminale) al teen (Tre metri sopra il cielo), dal melò (Non ti muovere) alla commedia (Benvenuti al Sud) – hanno da sempre contraddistinto l’attività di Cattleya, consentendole anche di imporsi come una delle più riconosciute protagoniste dell’industria europea. Film come Bestia nel cuore (candidato all’Oscar come miglior film straniero), Io non ho paura, Mio fratello è figlio unico, Terraferma sono stati distribuiti in tutto il mondo, mentre serie tv come Gomorra, Suburra, Petra hanno saputo rivoluzionare il racconto seriale, diventando dei veri e propri cult. Più recentemente, le serie Citadel: Diana e Inganno si sono imposte sia in Italia che a livello internazionale con un successo senza precedenti.Nel 2001 è stata istituita la società Kickout Films, per tutto ciò che concerne le musiche e le colonne sonore dei film e delle serie tv prodotte dalla società. Ma non solo film e serie tv. Dal 2009, con la nascita di think|cattleya, Cattleya si è aperta al mercato pubblicitario diventando in breve una delle più importanti case di produzione italiane. Dal 2016 ha iniziato ad operare anche come executive production service per le produzioni straniere che decidono di venire a girare in Italia. Cattleya è parte del gruppo ITV, la maggiore società di produzione e distribuzione del Regno Unito. Di recente, inoltre, è stata annunciata la nascita di Moontrip, nuova realtà produttiva nata dalla collaborazione con gli autori Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, che avrà come focus la produzione di genere all’insegna di innovazione e ricerca.
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Il falsario è esistito davvero, si chiamava Antonio Chichiarelli, detto anche Toni della Duchessa. Di lui si sa molto poco, ma è accertato che ha redatto il falso comunicato n. 7 delle Brigate Rosse, di cui si parla nel film. Ma il film è un’altra storia. Intrigante, rocambolesca, avventurosa, picaresca, colorata e colorita, spumeggiante. Di grande ritmo. Molto ben congegnata. Con interpreti brillanti e impeccabili (su tutti un sempre più carismatico Pietro Castellitto). Sullo sfondo un periodo buio del nostro paese (terrorismo, servizi segreti deviati, trame oscure), ma anche di una straordinaria vitalità. Quando i giovani avevano la convinzione, giusta, che avrebbero avuto un destino migliore di quello dei propri genitori, e che si sentivano in grado di scrivere le pagine bianche del futuro della propria storia e di quella del paese in cui vivevano. Tutto questo il film lo racconta con rappresentazione vivida, grazie ad una ricostruzione storica minuziosa degli ambienti e snodi drammaturgici sempre credibili e plausibili, ancorché inventati. Nota: gli amanti delle arti visive figurative avranno pane per i loro denti, per il loro piacere estetico e sinestetico. Da non perdere.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Stefano, ad un certo punto il personaggio di Giulia Michelini fa le valigie e se ne va. Perché ha capito il pericolo mortale in cui si sta infilando Toni. Questa scena, che non so se ispirata ad un personaggio reale, vuole simboleggiare la maggiore intelligenza delle donne rispettò alla stupidità maschile?”. La risposta di Stefano Lodovichi: “il personaggio di Donata non è un personaggio unico, è sintesi di più personaggi. È creato. Il perché lo lasci in quel modo è perché è un bel personaggio, che ragiona bene. Il suo carattere è particolarmente vitale. Cresciuta in un contesto di borgata, amica di Balbo. Ma riuscita ad affermarsi, questo la rende consapevole dei rischi, nei quali non vuole entrare ed è sveglia come tutte le donne. Toni non è particolarmente sveglio, è difettoso, imperfetto, molto vero. E allora pensa con un istinto di sopravvivenza”. È intervenuta a commentare e precisare anche Giulia Michelini: “Donata è molto ambiziosa, una donna emancipata proveniente da una borgata e che conosce il contesto borghese. Questo attira Toni. Si riconoscono. Hanno necessità di riscatto dalle origini, si assomigliano. Donata si crea lo spazio attraverso l’arte, nei salotti importanti. Ma quando sente la puzza di bruciato si tira indietro. Ma, poi, è innamorata…”.
VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5/8
