Foto di Catello Masullo (23 ottobre 2025): i due registi, Stefano Rulli, primo da sinistra, e Giovanni Piperno, terzo da sinistra.
IL FIGLIO PIU’ BELLO, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO
un film documentario di
GIOVANNI PIPERNO e STEFANO RULLI
una produzione
BIBI FILM
prodotto da
ANGELO BARBAGALLO
Quando Matteo nasce nel 1978, in Italia non si sa cosa sia l’autismo. I suoi genitori, la scrittrice Clara Sereni e lo sceneggiatore Stefano Rulli, passano anni difficilissimi, tra notti insonni, diagnosi sbagliate e crisi di aggressività del figlio. Nel 1991 a Perugia trovano una psichiatria più avanzata in grado di aiutarli e si spostano in questa città. Ed è qui che daranno vita ad una Fondazione e ad un esperimento pilota di convivenza, tra il figlio e degli studenti universitari.
Il figlio più bello
scheda tecnica e artistica
un film di GIOVANNI PIPERNO e STEFANO RULLI
fotografia GIOVANNI PIPERNO
montaggio PAOLO PETRUCCI
musica originali VALERIO VIGLIAR
suono in presa diretta MAX GOBIET
aiuto regia GIACOMO DELLA ROCCA
montaggio del suono MARTA BILLINGSLEY
mix PAOLO SEGAT
assistente al montaggio ALESSANDRO ANIBALLI
colorist GIOVANNI BIVI
coordinamento post produzione SOFIA SANDRELLI
produttore delegato BIBIFILM LORENZO LATTANZI
prodotto da ANGELO BARBAGALLO
una produzione BIBI FILM
opera realizzata con il contributo del
Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel Cinema e l’Audiovisivo
nazionalità ITALIANA | anno di produzione 2025 | durata film 81’
con
MATTEO RULLI STEFANO RULLI CLARA SERENI MARCO CASODI RAFFAELLA SERRA WILMA RECCHIA MARTA SERENI
Il figlio più bello
sinossi
“Il figlio più bello” è il racconto di Clara e Stefano, genitori di Matteo, che hanno cercato di affrontare con nuovi strumenti la malattia mentale del figlio, senza rinunciare alla propria vita e ai propri talenti, ma aiutandolo a costruirsene una tutta sua, fatta di rapporti e di una casa autonoma con altri coinquilini come Marco, con cui vive da molti anni. Il tempo è passato. Adesso Clara non c’è più e Matteo sta per intraprendere un viaggio che lo porterà all’altro capo del mondo, in Vietnam. Ma quello che è il coronamento di ciò che sembrava un sogno impossibile, risveglia nel padre un profondo disagio che lo costringe a misurarsi con un passato e un dolore rimosso; ed è questo percorso – in un intreccio tra passato e presente – che racconta il nostro film.
Il figlio più bello
note di regia
di Stefano Rulli
Vent’anni fa, “Un silenzio particolare” nacque un po’ per caso per raccontare l’esperienza di una ‘vacanza particolare’ in un casale della campagna umbra dei ragazzi con problemi mentali de “La Città del sole”, la Fondazione creata poco tempo prima da me e mia moglie, Clara Sereni. Tra quei ragazzi c’era anche mio figlio Matteo, che fin lì aveva detestato il mio lavoro, vissuto come un nemico sconosciuto che rubava spazio al nostro rapporto. E che forse amavo troppo.
Quelle riprese sono state in realtà anche un modo per coinvolgerlo nel mio mondo, farglielo conoscere dall’interno, vivendo insieme per giorni e giorni quel gioco meraviglioso che è il cinema. Per questo, in quell’occasione, tra me e lui non ci poteva essere nessun altro: ho perciò affidato all’occhio neutro della telecamera il racconto di situazioni impreviste, lasciandola in funzione anche in momenti in cui il rapporto con mio figlio Matteo potesse avere una imprevista torsione drammatica, svelando la mia incapacità a dare la risposta giusta e mostrando miei momenti di difficoltà o reazioni sbagliate.
Ne “Il figlio più bello” la strada scelta è stata diversa: Matteo che faceva un viaggio di un mese con un’altra persona in Vietnam era l’immagine di quanta strada aveva fatto per andare nel mondo senza bisogno di me. Ma per raccontare la preparazione di quel suo viaggio solo con Marco, filmare Matteo a Saigon lontano da me e anche l’emozione del nostro ritrovarci al suo ritorno, ho sentito il bisogno di avere accanto fin dall’inizio un altro autore.
Per farlo ho deciso di chiedere questo ‘sguardo altro’ a una persona di cui io mi fido totalmente sia a livello artistico che umano, ma anche già conosciuta da Matteo e vissuta da lui come una presenza amica.
Avere al mio fianco un cineasta come Giovanni Piperno è stato perciò decisivo, perché lui come pochi poteva essere una figura esterna ma al tempo stesso solidale e in grado di cogliere, come autore, meglio di altri le mie emozioni.
Così, quando io ero al centro delle riprese come padre di Matteo, Giovanni ha avuto la libertà di filmarmi come credeva meglio, ma anche la sensibilità per tener sempre d’occhio, pure quando appariva meno centrale, la relazione con mio figlio.
Da Perugia a Saigon e ritorno, Matteo è dunque sempre al centro della storia, ma è raccontato da me e da Giovanni con sguardi convergenti e insieme diversi. E forse, proprio nella loro diversità, riescono forse a raccontare la complessità del rapporto di Matteo con la realtà meglio di uno sguardo unico.
Il montaggio di Paolo Petrucci è stato poi un passaggio fondamentale per ricondurre le immagini riprese in una struttura narrativa coerente, senza però mai sacrificare l’intensità emotiva racchiusa nel girato in uno schema rigido.
C’è da dire che girando questo film l’unico rimpianto è non aver potuto girare in parallelo un altro film che mi scorreva davanti agli occhi: quello in cui fonici, microfonisti, macchinisti e addetti alla produzione hanno costruito, giorno dopo giorno, un rapporto tutto loro con Matteo e gli altri ragazzi della Fondazione. Ma anche con psichiatri, psicologi e operatori de “La città del Sole”. Un rapporto fatto di piccoli gesti, qualche battuta e poche domande, ma anche di qualcosa di molto importante che ci accomunava tutti: la convinzione che per cambiare la mentalità della gente decisiva è la creatività, quella artistica così come quella sociale.
Stefano Rulli
Il figlio più bello
note di regia
di Giovanni Piperno
Da una decina d’anni Stefano Rulli per me è diventata una figura di riferimento, direi paterna, se non fosse che tra noi ci sono solo quindici anni di differenza. Perciò quando nella primavera del 2023, per il venticinquennale della sua Fondazione, mi ha chiesto di dargli una mano per realizzare un documentario sugli appartamenti dove studenti universitari vivono con persone con sofferenze psichiche, ne sono stato felice ed onorato. Durante un viaggio di sopralluoghi a Perugia avevo chiesto a Stefano di raccontarmi la storia di come lui e la sua ex sua moglie, la scrittrice Clara Sereni, avevano affrontato le difficoltà sorte con la nascita di Matteo. Al ritorno da quei sopralluoghi gli ho espresso la mia convinzione che la sua storia familiare fosse più forte di quelle degli abitanti degli appartamenti, che in qualche modo erano tutti figli del primo esperimento di convivenza vissuto da Matteo. Stefano non ama particolarmente essere al centro della scena: lo aveva fatto solo una volta, coraggiosamente, nel film del 2004 Un silenzio particolare, girato con Clara e Matteo. Quel film era stato una sorta di secondo capitolo, questa volta molto personale ma altrettanto potente, di una trilogia involontaria realizzata nell’arco di mezzo secolo. Un cinema, sempre liberatorio, che vuole confrontarsi con “l’altro” – e con le paure del nostro lato oscuro che questo confronto suscita – cominciata con Matti da slegare nel 1975 (con Silvano Agosti, Marco Bellocchio e Sandro Petraglia). Però, da grande uomo di cinema qual è, Stefano non solo ha accettato il cambio di rotta, ma si è messo in gioco fino in fondo, in un percorso che stavolta lo vedeva anche vero protagonista del film. E se nel cinema della realtà l’imponderabile è sempre il dono che si aspetta, in questo caso però ci ha anche condotto verso un percorso complesso e doloroso, al quale Stefano non si è mai sottratto; forse perché lo ha sentito utile sul piano personale, oltre che su quello artistico. E se così fosse, comunque non sarebbe stato l’unico ad aver utilizzato questo lavoro per riconciliarsi con un pezzo della propria storia: fin dall’inizio anche io sentivo estremamente necessaria la presenza di Clara Sereni nel film, e credo di aver trasferito su di lei il desiderio di riavvicinarmi a mia madre, morta a cinquantanove anni nel 2001, dopo aver sofferto per gran parte della sua vita di problemi psichici. Il rapporto di profonda fiducia reciproca con Stefano, che ci ha permesso di condurre una co-regia senza problemi e di realizzare delle riprese così intime e delicate, si è poi allargato al montatore Paolo Petrucci e al suo assistente Alessandro Aniballi; regalandoci “alla moviola” un lavoro di squadra fertile e incredibilmente armonioso, che pensiamo abbia prodotto un film utile ed emozionante per gli spettatori, come è stato per noi realizzarlo.
Giovanni Piperno
STEFANO RULLI
Da giovane collabora come critico cinematografico a riviste come Ombre Rosse, Quaderni Piacentini, Cinemasessanta, Scena, e pubblica una monografia dedicata a Roman Polanski. Nel 1975 dirige assieme a Marco Bellocchio, Silvano Agosti e Sandro Petraglia il documentario Matti da slegare – Nessuno o tutti, dedicato alla malattia mentale; due anni più tardi, con lo stesso collettivo, gira l’inchiesta La macchina cinema, un racconto del mito del cinema e delle sue storture produttive.
Alla fine degli anni settanta inizia la sua attività di sceneggiatore, per film come Nel più alto dei cieli di Agosti e Il gabbiano di Bellocchio. Realizza come regista anche una trilogia sulle borgate romane con Sandro Petraglia: Il pane e le mele (1980), Settecamini da Roma (1981) e Lunario d’inverno (1982). Nella seconda metà degli anni ottanta lavora alle sceneggiature di serie televisive di successo, come La piovra (di cui realizza, sempre con Petraglia, la sceneggiatura delle stagioni 3-4-5-6). In seguito realizzerà la sceneggiatura di altre fiction, tra cui Uno bianca, Perlasca – Un eroe italiano, ‘O professore. Per il cinema scrive la sceneggiatura di numerosi film, come Meri per sempre di Marco Risi, Il portaborse di Daniele Luchetti, Il ladro di bambini di Gianni Amelio (vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes), Il toro di Carlo Mazzacurati (Leone d’Argento al festival di Venezia), La meglio gioventù (Premio ‘Un certain reguard’ al festival di Cannes) e Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, Romanzo criminale di Michele Placido, Mio fratello è figlio unico, La nostra vita e Anni felici di Daniele Luchetti, Educazione siberiana di Gabriele Salvatores, Bella addormentata di Marco Bellocchio, Suburra di Stefano Sollima.
Nel 2004 ha diretto il film-documentario Un silenzio particolare.
Ha vinto quattro David di Donatello per la migliore sceneggiatura: nel 1991 per Il portaborse, nel 2004 per La meglio gioventù, nel 2006 per Romanzo criminale e nel 2007 per Mio fratello è figlio unico. Nel 2005 ha vinto il David di Donatello per il miglior film documentario di lungometraggio con Un silenzio particolare. Stefano Rulli è stato fino al 2012 presidente dell’Associazione 100autori, che rappresenta registi e sceneggiatori televisivi e cinematografici.
Dal novembre del 2012 al 2016 è stato Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2018 al 2022 è stato Presidente del Consiglio Superiore dell’Audiovisivo.
FILMOGRAFIA
Sceneggiatura
NEL PIÙ ALTO DEI CIELI regia di Silvano Agosti (1977) IL GABBIANO regia di Marco Bellocchio (1977)
LA MACCHINA CINEMA (5 episodi, 1979)
LA DONNA DEL TRAGHETTO regia di Amedeo Fago (1986)
ATTENTATO AL PAPA regia di Giuseppe Fina (1986) – miniserie televisiva MINO – IL PICCOLO ALPINO regia di Gianfranco Albano (1986)
LA PIOVRA 3 regia di Luigi Perelli (1987) UNA VITTORIA regia di Luigi Perelli (1988) LA PIOVRA 4 regia di Luigi Perelli (1989)
MERY PER SEMPRE regia di Marco Risi (1989)
LA PIOVRA 5 – IL CUORE DEL PROBLEMA regia di Luigi Perelli (1990) PUMMARÒ regia di Michele Placido (1990)
I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA regia di Kevin Connor (1991) IL MURO DI GOMMA regia di Marco Risi (1991)
IL PORTABORSE regia di Daniele Luchetti (1991)
LA PIOVRA 6 – L’ULTIMO SEGRETO regia di Luigi Perelli (1992) IL LADRO DI BAMBINI regia di Gianni Amelio (1992)
ARRIVA LA BUFERA regia di Daniele Luchetti (1993) IL TORO regia di Carlo Mazzacurati (1994)
LA PIOVRA 7 – INDAGINE SULLA MORTE DEL COMMISSARIO CATTANI regia di Luigi Perelli (1995)
LA SCUOLA regia di Daniele Luchetti (1995)
PASOLINI, UN DELITTO ITALIANO regia di Marco Tullio Giordana (1995)
VESNA VA VELOCE regia di Carlo Mazzacurati (1996) LA TREGUA regia di Francesco Rosi (1997)
DON MILANI – IL PRIORE DI BARBIANA regia di Antonio e Andrea Frazzi (1997) AUGURI PROFESSORE regia di Riccardo Milani (1997)
I PICCOLI MAESTRI regia di Daniele Luchetti (1998)
LA VITA CHE VERRÀ, miniserie televisiva, regia di Pasquale Pozzessere (1999) COME L’AMERICA regia di Antonio e Andrea Frazzi (2001)
UNO BIANCA, miniserie televisiva, regia di Michele Soavi (2001) PERLASCA – UN EROE ITALIANO regia di Alberto Negrin (2002) LA MEGLIO GIOVENTÙ regia di Marco Tullio Giordana (2003)
LE CHIAVI DI CASA regia di Gianni Amelio (2004)
CEFALONIA miniserie televisiva, regia di Riccardo Milani (2005)
QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI regia di Marco Tullio Giordana (2005) ROMANZO CRIMINALE regia di Michele Placido (2005)
MIO FRATELLO È FIGLIO UNICO regia di Daniele Luchetti (2007)
‘O PROFESSORE miniserie televisiva, regia di Maurizio Zaccaro (2008) LA NOSTRA VITA regia di Daniele Luchetti (2010)
ROMANZO DI UNA STRAGE regia di Marco Tullio Giordana (2012) EDUCAZIONE SIBERIANA regia di Gabriele Salvatores (2012)
VOLARE – LA GRANDE STORIA DI DOMENICO MODUGNO regia di Riccardo Milani (2013)
SUBURRA regia di Stefano Sollima (2015)
LA CASA DEGLI SGUARDI regia di Luca Zingaretti (2024)
Regia
MATTI DA SLEGARE (1976)
LA MACCHINA CINEMA (1979) IL PANE E LE MELE (1980) SETTECAMINI DA ROMA (1981) LUNARIO D’INVERNO (1982)
UN SILENZIO PARTICOLARE (2004)
GIOVANNI PIPERNO
Dopo aver studiato fotografia all’istituto Europeo di Design e con Leonard Freed (agenzia Magnum), ha collaborato come assistente operatore con Terry Gilliam, Martin Scorsese, Nanni Moretti, Giuseppe Rotunno, Dante Spinotti, Giuseppe Lanci, John Seale, Janusz Kaminski, Roger Deakins. Ha diretto numerosi documentari, tra i quali Un thè sul set (co diretto con Laura Muscardin) al Festival di Venezia del 1995, Intervista a mia madre in onda in prima serata su RAI 3, Il film di Mario trasmesso anche da ARTE (entrambi assieme ad Agostino Ferrente) e L’esplosione vincitore del Torino Film Festival 2003 e candidato ai David di Donatello 2004 come miglior film documentario. CIMAP! centoitalianimattiapechino, ha partecipato al Festival del Film di Locarno 2008 ed ha vinto il premio Libero Bizzarri 2009 e Molise Cinema 2009. Il suo film su la famiglia Agnelli, Il pezzo mancante, ha vinto al Torino Film Festival 2010 il premio Cinema Doc, il premio miglior regia Cinema Doc ed è uscito in sala nel 2011. Le cose belle, codiretto con Agostino Ferrente, dopo la partecipazione, in forma non definitiva, al Festival di Venezia 2012, ha vinto venticinque premi tra nazionali ed internazionali, ed è uscito nelle sale italiane nell’estate del 2014 rimanendo in programmazione per oltre quattro mesi. Giovanni Piperno ha preso il premio Biografilm school per la miglior retrospettiva al Biografilm Festival 2014. Con il film collettivo 9×10 novanta, prodotto dall’Istituto Luce per i suoi novanta anni di vita, ha partecipato alle Giornate degli Autori al festival di Venezia 2014. Alla Festa del Cinema di Roma 2015 ha presentato Se avessi le parole e Quasi Eroi, due cortometraggi realizzati con i ragazzi del Tor Sapienza Film Lab. Quasi Eroi ha vinto il Nastro d’Argento come miglior corto del 2016. Nel 2017 ha realizzato la video installazione L’energia degli italiani, per il padiglione italiano all’Expo sul futuro dell’energia, di Astana (Kazakistan), e nel 2018 la serie web Ogni santo 23. Dal 2017 è presidente, e dal 2021 direttore, del Perugia Social Film Festival. Nel 2020 ha presentato il suo ultimo cortometraggio Come si scrive ti amo in coreano alla Festa del cinema di Roma, dallo stesso anno insegna regia del documentario alla Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté e dal 2023 anche al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo essere stato presentato al 40° Torino Film Festival, il film di repertorio Cipria prodotto dall’Istituto Luce è uscito in sala a marzo 2023. Il nuovo documentario 16 millimetri alla rivoluzione è stato presentato al 41° Torino Film Festival ed è uscito in sala il 26 febbraio 2024 distribuito da Wanted Cinema.
FILMOGRAFIA
Cinema
UN TÈ SUL SET (1994) coregia con Laura Muscardin IL MIO NOME È NICO CIRASOLA (1998)
INTERVISTA A MIA MADRE (1999) coregia con Agostino Ferrente IL FILM DI MARIO (2000) coregia con Agostino Ferrente L’ESPLOSIONE (2003)
THIS IS MY SISTER (2006)
CIMAP! CENTOITALIANIMATTIAPECHINO (2008) IL PEZZO MANCANTE (2010)
LE COSE BELLE (2013) coregia con Agostino Ferrente 9X10 NOVANTA (2014) film collettivo
SE SOLO AVESSI LE PAROLE (2015) QUASI EROI (2015)
OBBLIGO O VERITÀ (2017) OGNI SANTO 23 (2019)
16 MILLIMETRI ALLA RIVOLUZIONE (2023)
Televisione
MEDIAMENTE, UGO E VANILLA (1998) 6 piccoli film didattici da 5′ Rai 1 e Rai 3 GEO & GEO, ANIMALE UOMO (1998) dieci documentari brevi da 5′ Rai 3
MEDIAMENTE, UGO E CARMINE, COSE DI QUESTO MONDO (1999) 14 film didattici da 3′ Rai 3I RAGAZZI DEL ‘99 (1999) Rai 3
GENTE DI NOTTE (2003/2004) Rai 2 e Rai 3 STARGATE (2004) La 7
PRIMA DELLA PRIMA (1999/2007) back-stage su la realizzazione di opere e concerti, Rai 3 L’ERBA DEL VICINO (2012) La 7
SFIDE (2013/2014) Rai 3 EMOZIONI (2014) Rai 2
LA CLASSE (2015) SAT 2000
CHIEDI A PAPÀ (2016) Rai 3
TUTTI SALVI PER AMORE (2016) Rai 3 KINGS OF CRIME (2017) Discovery
NOTA: CANDIDATO AL PREMIO SORRISO DIVERSO – ROMA 2025
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO:
Film di straordinaria importanza e impegno civile su temi sociali di grande rilevanza. Il particolare racconta il generale, il personale racconta il globale. Di estremo interesse clinico, culturale, cinematografico. Molto appropriati gli “innesti” di alcuni spezzoni di film scritti da Stefano Rulli, “Le Chiavi di Casa” di Gianni Amelio, “La meglio Gioventù”, di Marco Tullio Giordana, ed anche “Un Silenzio Particolare”, dello stesso Rulli, in cui è presente, ai massimi livelli di espressione artistica, tutta la cultura, tutto il portato del vissuto di Rulli sul tema delle varie forme di autismo. Senza dimenticare che “Il Figlio più Bello” è anche, e soprattutto, cinema, di alta qualità cinematografica. Da non perdere.
VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5
