La vita va così, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

Foto di Catello Masullo: da sx. la moderatrice Alessandra De Luca, il co-sceneggiatore Michele Astori, Diego Abatantuono, Riccardo Milani, Giuseppe Ignazio Loi, Virginia Raffaele, Aldo Baglio.

La vita va così, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

Credits e sinossi da: https://filmguide.romacinemafest.org/it/detail/?id=13822

 

Riccardo Milani

Italia 2025

121 min

Sinossi

Alla soglia del nuovo millennio, su una costa incontaminata del Sud della Sardegna, Efisio Mulas, pastore solitario e custode di un tempo che sembra non esistere più, difende la sua terra dai progetti di Giacomo, imprenditore deciso a trasformarla in un resort di lusso. Il capo cantiere Mariano, cerca di convincerlo a vendere, mentre la figlia Francesca si trova sospesa tra l’attaccamento alle radici e l’urgenza di cambiamento che attraversa la comunità. Quando la disputa approda in tribunale, a dirimerla è Giovanna, giudice originaria di quei luoghi.

NOTA SUL FILM
Ispirata a una storia vera, una commedia corale sull’importanza dell’identità e il bisogno di lavoro, sulla tradizione e la modernità, dove s’incrociano e si scontrano culture, dialetti e caratteri diversi.

NOTE DI REGIA
La vita va così non è solo la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di dire di no. È anche la storia, ispirata ad una vicenda reale, di una comunità del nostro Paese stretta tra la necessità del lavoro e il rispetto del territorio. Ed è in storie come questa che cerco l’umanità che è rimasta nascosta in ognuno di noi.
Virginia, Diego, Aldo e Geppi, hanno camminato con me in questo progetto. E noi tutti abbiamo camminato con lui, Ignazio Loi, un sardo di 84 anni con la purezza di un bambino e la saggezza del pastore che è stato per settant’anni. Devo tanto a tutti gli splendidi attori sardi, e a tutti i non attori, che hanno raccontato con me una storia che è loro. Da questa storia non credo arrivi solo il coraggio di una scelta. Qui arriva forte una voce che afferma, con coraggio, che non tutto si può comprare. Per questo il film è dedicato a uno dei buoni maestri che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita: Gigi Riva.

Regia

 

Riccardo Milani

Riccardo Milani inizia come aiuto regista di Monicelli, Moretti e Luchetti ed esordisce alla regia con Auguri professore. Firma numerosi successi al cinema e in tv come La guerra degli Antò, Benvenuto Presidente!, Scusate se esisto!, Mamma o papà?, Come un gatto in tangenziale, Corro da te, Grazie ragazzi, Un mondo a parte e i documentari Nel nostro cielo un rombo di tuono e Io, noi e Gaber. Vince numerosi premi tra cui 6 Nastri d’argento e 3 biglietti d’oro.

Cast and Crew

Sceneggiatura:

Michele Astori, Riccardo Milani

Fotografia:

Simone D’Onofrio, Saverio Guarna

Montaggio:

Patrizia Ceresani, Francesco Renda

Scenografia:

Marta Maffucci

Costumi:

Alberto Moretti

Musica:

Moses Concas

Suono:

Carlo Missidenti

Produttore:

Ludovica Rapisarda, Lorenzo Gangarossa, Sonia Rovai, Mario Gianani, Lorenzo Mieli

Produzione:

OurFilms (società del gruppo Mediawan), Wildside (società del gruppo Fremantle)

Coproduzione:

PiperFilm, Medusa Film, Circle One, Netflix

Distribuzione italiana:

Medusa Film, PiperFilm

Distribuzione internazionale:

Piperplay

Cast:

Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Giuseppe Ignazio Loi, Geppi Cucciari

 

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Film di apertura della XX edizione della Festa del Cinema di Roma. Grande aspettativa, perché Riccardo Milani non sbaglia un film. Milani è, infatti, uno dei pochissimi registi viventi capaci di realizzare cinema popolare, che va incontro al grande pubblico, ma con altissima qualità cinematografica. I suoi film hanno un modo raro di raccontare semplicemente storie difficili. Film da cui emerge sempre una grande umanità ed una grande credibilità. In questo “La Vita va Così”, un avvocato di un grande studio milanese, nel proporre una piccola pausa pranzo a Virginia Raffaele e a suo padre, nella finzione cinematografica Ignazio Loi, un piccolo break per pranzo, fa loro presente che potrebbe ordinare prodotti tipici sardi anche a Milano. La Raffaele, piccata, replica: “Avvocato, guardi che noi mangiamo anche cose normali, come tramezzini, toast… c’è un limite agli stereotipi”. Ecco, a due terzi del film, ho avuto la sorprendente (e deludente) sensazione che il film stesse per valicare proprio il limite degli stereotipi. Sia perché non riconoscevo quel “Milani Touch” degli ultimi film, sia perché mi tornava alla mente il film di Marco Amenta, “Anna”, che raccontava, un paio di anni fa, la stessa storia vera di questo film, ma con un grado di autenticità certamente maggiore. Fortunatamente, però, l’ultima parte del film di Milani ha un vero colpo d’ala e ritrova tutta la qualità del suo cinema. Che è quella che ha fatto grande la Commedia all’Italiana, un cinema che fa ridere, ma che fa anche pensare. E che solleva temi importanti. Come il coraggio e la determinazione inossidabile di un pastore 84-enne con la quarta elementare che mette in scacco la più imponente macchina finanziaria-immobiliare italiana. Rivendicando il diritto a restare nella sua casa ed a preservare la cultura identitaria ed il paesaggio del suo posto natìo.  Diritti inviolabili, che, nel caso reale, gli ha procurato il supporto legale determinate della Associazione Italia Nostra che ha compiuto 70 anni di lotte e di azioni per la salvaguardia del paesaggio e dei beni storici e architettonici e identitari del nostro paese. Il film continua il “Metodo Milani” di girare per il nostro paese a raccontare le varie realtà regionali, non troppo illuminate dai riflettori della settima arte, mescolando attori professionisti di vaglia, con una maggioranza di non attori del posto. Con risultati strabilianti. Su tutte la interpretazione di Virginia Raffaele, che dopo essere stata costretta da Milani a imparare uno splendido abruzzese per il film precedente, “Un Mondo a parte”, questa volta continua a sorprendere andando a scuola di sardo, dove in pochissimo tempo è di nuovo diventata la prima della classe. Chissà se sta preparando con Milani un prossimo film in dialetto arzebagiano… 

Curiosità: Il film si chiude con una sequenza, che accompagna i titoli di coda, in cui tutti i protagonisti sono schierati e accennano a passi di danza, cadenzati con la canzone di sottofondo. Una scena bellissima, efficace e azzeccata, in puro stile Bollywood, una delle più prolifiche macchine da cinema del mondo.

 

VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5