MISS CARBON, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

MISS CARBON, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

 

Credits e sinossi dal sito della Festa di Roma (i testi stranieri originali, ai quali si rimanda, sono tradotti in un italiano approssimativo con il traduttore di Google, e non corretti)

 

FANDANGO

presenta una produzione

MORENA FILMS e THE WARNING OF RIVARD A.I.E.

 

in coproduzione con PENSA & ROCCA CINE

 

scritto da

ERIKA HALVORSEN e MARA PESCIO

 

diretto da AGUSTINA MACRI

con LUX PASCAL

nel ruolo di CARLITA RODRÍGUEZ durata 94’

SINOSSI

Ispirato ad una storia vera, Miss Carbòn è un racconto di resilienza, passione e sogni che superano ogni barriera di genere. Carlita è diventata la prima donna a lavorare in miniera in una cittadina dove, secondo una rigida superstizione locale, alle donne era vietato l’accesso alla principale fonte di sostentamento: la miniera di carbone. Ritenute portatrici di sfortuna e una minaccia per la stabilità del sito, le donne erano escluse da qualsiasi attività della miniera, riservata esclusivamente agli uomini. In quanto donna trans, Carlita è riuscita a entrare in miniera, scardinando il sistema dall’interno e accendendo la scintilla di una rivoluzione.

 

 

Prodotto da MORENA FILMS e THE WARNING OF RIVARD A.I.E.

In co-produzione con PENSA & ROCCA CINE

 

Diretto da AGUSTINA MACRI

 

Scritto da ERIKA HALVORSEN e MARA PESCIO

 

Prodotto da MERRY COLOMER e MARÍA SOLER

Co-prodotto da DANIEL PENSA e MIGUEL ÁNGEL ROCCA

 

Produttore esecutivo: PILAR BENITO

 

Fotografia: LUCIANO BADARACCO (ADF)

 

Scenografia: CLARA NOTARI (AEDAA)

 

Musiche: MAITE ARROITAJAUREGI

Montaggio: CARLA DE BEAUVOIR

 

Costumi: JAM MONTI

 

Trucco: PATY LÓPEZ LÓPEZ

 

Hair stylist: PACO RODRÍGUEZ H.

Suono: MARÍA CELESTE PALMA, ASIER GONZÁLEZ, e MARTÍN GURIDI

Casting: ARANTA VÉLEZ (APDICE), PAULA CÁMARA (APDICE), VERÓNICA SOUTO

IL CAST

 

Carlita

LUX PASCAL

 

Violeta

LAURA GRANDINETTI

 

Antonio, Ingegnere

PACO LEÓN

 

Lohana

ROMINA ESCOBAR

 

Diana

SIMONE MERCADO

 

Cóndor

FEDERICO MARZULLO

Sonia

GABRIELA PASTOR

 

Tami

AGOSTINA INNELLA

 

Óscar

JORGE ROMÁN

NOTE DI REGIA

 

Miss Carbòn si ispira all’incredibile vita di Carlita Rodríguez, la prima donna transgender a lavorare come minatrice nel bacino carbonifero della Patagonia argentina. Carlita è nata in una cittadina tradizionale della Patagonia, profondamente legata all’estrazione del carbone, dove gli uomini crescono per diventare minatori o gendarmi, non ci sono molte altre strade. Per Carlita, il risveglio sessuale si è scontrato con le aspettative maschili imposte dalla famiglia e dalla società. Nelle sue stesse parole, ha ‘’sempre” sognato di diventare una minatrice.

Le donne trans non “sognano” di essere donne: nascono con una profonda certezza di ciò che sono. Le loro vite diventano un percorso di lotta e resilienza, un cammino di transizione per diventare ciò che hanno sempre sentito di essere: donne. Durante la realizzazione di questo film, mi sono posta spesso una domanda: il suo sogno di diventare minatrice era il riflesso di un’eredità culturale o la manifestazione di un desiderio autentico e profondo? Questa domanda aleggia per tutto il film, e credo che la risposta spetti a ciascuno spettatore.

Come regista, il mio obiettivo era raccontare la storia di Carlita come una favola moderna sulla resilienza, dall’infanzia segnata dal rifiuto e dalle difficoltà, fino alla scoperta di una famiglia elettiva nella comunità trans del paese, che la incoraggia a inseguire il suo sogno. Carlita compie 18 anni e si candida per la prima volta a lavorare nella compagnia mineraria.

Miss Carbòn è il viaggio di Carlita: l’ingresso in miniera, l’addestramento, e il confronto con gli ostacoli specifici di una donna trans in una società patriarcale e arretrata, rifiuto, discriminazione, disforia di genere. Alla fine, è proprio la sua identità trans a permetterle di scardinare il sistema, quello della miniera e quello del paese. Nessuna donna era mai diventata   minatrice.   Non   era   nemmeno   immaginabile. Alle donne era concesso entrare in miniera solo una volta l’anno, durante la festa di Santa Barbara, patrona dei minatori, come turiste, mai come lavoratrici.

Il contesto e il luogo plasmano l’identità. Carlita forgia la propria in un ambiente freddo, duro e inospitale. La sua forza nasce da una natura potente e ostile, che impone la sopravvivenza, e lei è, prima di tutto, una sopravvissuta.

 

Le riprese si sono svolte tra la Spagna (nei Paesi Baschi) e la Patagonia, utilizzando location reali. Abbiamo prestato grande attenzione a ricreare con fedeltà l’immaginario patagonico anche durante le riprese in Spagna. Questo è stato possibile grazie al lavoro straordinario di Clara Notari (scenografa) e Jam Monti (costumista), entrambe argentine, che mi hanno aiutato a catturare l’estetica e l’anima della regione.

La Patagonia ha un potenziale fotografico immenso. Ho voluto girare in un periodo dell’anno in cui potessimo avere la neve, per conferire al film un tono più onirico, quasi fiabesco, piuttosto che un realismo crudo. Questo ha contribuito a creare l’atmosfera di una favola moderna, che era il linguaggio visivo che desideravo esplorare.

Abbiamo attinto alle credenze religiose del paese e alla sua devozione per Santa Barbara, immergendoci al tempo stesso nell’estetica e nella cultura legate al mondo minerario. Volevo che il percorso di Carlita somigliasse a un rito di passaggio.

Abbiamo coinvolto persone reali del posto per portare sullo schermo volti autentici della Patagonia, persone che incarnano davvero l’ambiente da cui proviene Carlita.

Girare in location reali è stato fondamentale: siamo entrati nella miniera, nel Centro Culturale, nelle case e nei negozi locali.

Insieme al direttore della fotografia Luciano Badaracco, abbiamo cercato di restituire questo mondo con uno sguardo realistico, ma con una leggera deviazione verso la finzione, spingendoci ai margini del documentario, usando i paesaggi come contrappunto alla visione intima e interiore che Carlita ha del mondo.

La storia è raccontata dal suo punto di vista, e per me era essenziale cogliere il modo in cui lei vede ogni cosa: il sogno di diventare minatrice, la relazione con gli uomini, il piacere, il desiderio. Come sopravvive a una famiglia ostile. Come costruisce nuovi legami, trova mentori, amici, e infine crea la famiglia che non ha mai avuto.

Il mio desiderio era raccontare il viaggio di Carlita da una prospettiva luminosa, mostrando i rifiuti e le difficoltà che affronta, ma anche la bellezza e la potenza travolgente dell’ambiente che la circonda.

Carlita è un’eroina moderna, sensibile, silenziosa, e forte. Spero che possa ispirare molte altre donne a lottare per i propri sogni e a sfidare i sistemi che le opprimono o negano loro pari diritti.

Credo che Miss Carbòn affronti un tema attuale e profondamente necessario. Porta alla luce le difficoltà, il rifiuto e l’ingiustizia che le persone trans e le donne vivono ancora oggi nella nostra società.

In un mondo ancora troppo intollerante, spero che Carlita porti un messaggio di amore e speranza, per nuove possibilità e una maggiore accettazione.

Agustina Macri, regista

 

NOTE DELLA SCENEGGIATRICE

Sono una donna cresciuta proprio in quella cittadina. In un Río Turbio che mi opprimeva e mi diceva che se avessi voluto dedicarmi all’arte, sarei morta di fame. Un paese dove potevo godermi la neve sugli sci, ma dove  non  esistevano  categorie  agonistiche  per  le  ragazze. A undici anni, chiesi al Club Andino di Río Turbio di potermi iscrivere e gareggiare contro i maschi. E grazie alla mia insistenza, ce l’ho fatta. Conservo ancora la foto sul podio, con il mio trofeo: un ragazzo al primo posto, un altro al terzo, e io, al secondo. Quel giorno capii che ogni volta che qualcuno mi diceva NO, io dovevo chiedere: Perché no?

Fin troppo spesso, la risposta al NO è semplicemente la nostra condizione di donne. Ringrazio Carlita per aver infranto i confini del mio paese. Fino a poco tempo fa, la nostra utopia era che le donne di Río Turbio potessero semplicemente candidarsi per lavorare al Yacimiento, la miniera di carbone, come ha fatto lei. Il giorno in cui ciò è diventato possibile, è entrato a far parte della storia del paese.

Carlita porta luce in una conversazione che, nei prossimi anni, diventerà centrale: possiamo davvero dividere le persone solo in uomini e donne? La separazione binaria mette a nudo l’ingiustizia perpetuata dall’imposizione dei ruoli di genere—ruoli costruiti culturalmente. Carlita è una donna, e ha dimostrato di essere perfettamente in grado di svolgere un lavoro che è sempre stato considerato esclusivamente maschile: quello della minatrice. Carlita ha scardinato il sistema

mettendo in discussione le tradizioni e i costumi di una città machista e conservatrice.

Carlita incarna la lotta per la libertà attraverso la propria sessualità, ma anche la lotta per un sogno, per una professione, per un posto in una società chiusa e abietta, che non sa accettare nulla che si discosti dalle norme prestabilite.

Ora, il nostro sogno più urgente è condividere la sua storia con il mondo. Insieme ad Agustina, una regista donna che ha ottenuto l’accesso per girare  all’interno  della  miniera, nonostante  il rischio  di crollo. È per questo che siamo qui. Questo è il nostro desiderio collettivo: provocare, finalmente, quel crollo che da sempre si teme.

 

 

Erika Halvorsen, sceneggiatrice

MESSAGGIO DI CARLA ANTONELLA RODRÍGUEZ REGINA DEL CARBONE

 

 

Da Río Turbio, Santa Cruz, Argentina.

Ringrazio chiunque stia leggendo queste righe. Mi chiamo Carla Rodríguez, incoronata Regina del Carbone da Erika Halvorsen.

Dal primo momento in cui ci siamo incontrate, abbiamo capito entrambe che la mia storia meritava di essere raccontata, vista, condivisa. Così è nata l’idea di realizzare un film ispirato alla mia esperienza. Insieme ad Agustina Macri, la nostra regista, e alle produttrici Merry Colomer e María Soler, abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio mano nella mano.

Intraprendere questo percorso, trasformare il buio, richiede coraggio, tanto coraggio. Attraverso uno sguardo profondamente umano, la mia storia mostra come l’identità dei nostri corpi cerchi, prima o poi, di venire alla luce. Mettiamo in risalto la forza della vita, la lotta, la resistenza e la sopravvivenza in un mondo del lavoro, e in un’umanità, spesso crudele, ingiusta e perversa. La luce nel buio illumina il cammino, e troverà la sua strada anche nel fondo più profondo della miniera.

Questo film racconta un’infanzia e un’adolescenza segnate dalla durezza, dove i corpi vengono violati in una società che rifiuta di accettare la differenza. Assumere un’identità trans in un paese come Río Turbio ha richiesto atti quotidiani di coraggio e la costruzione di una soggettività politica attraverso alleanze che hanno permesso di trasformare in realtà diritti concreti.

Rendendo visibile la mia identità trans, lottando per essa e resistendo in un contesto in cui iniziavano ad emergere politiche pubbliche di genere, sono riuscita a sfidare le strutture aziendali e a “forzare il sistema di potere”, mantenendo il mio impiego come lavoratrice sotterranea in miniera, uno spazio che storicamente era sempre stato vietato alle donne.

Questo gesto ha infranto barriere simboliche e normative di esclusione, sollevando interrogativi su come si costruiscono i rapporti di lavoro in ambienti fortemente maschilizzati. Ha anche aperto un dibattito, scomodo ma necessario, sulla differenza umana, sia all’interno delle famiglie che nel tessuto sociale del paese.

Il mio unico desiderio è che questo film vada oltre lo schermo, e possa generare riflessione, nuove possibilità, nuove forme di vita, in cui ogni esistenza valga la gioia di essere vissuta.

Nel rompere paradigmi e portare in primo piano il mio volto segnato e le mie mani operaie, sento che stiamo lottando, come ha fatto Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso (e nel suo riferimento a un terzo sesso). Saremo gli Orlando di Virginia Woolf, che da bambini sognavano di trasformarsi durante il sonno, per non soffrire più.

Ringrazio con tutto il cuore tutte le persone che hanno lavorato e sostenuto questo progetto, per l’impegno, il lavoro, e, molte volte, per aver lasciato affetti e famiglie per rendere possibile questo sogno collettivo, con anima e cuore.

Con affetto,

Carla Antonella Rodríguez

 

AGUSTINA MACRI – SOCIOLOGA, SCENEGGIATRICE, REGISTA

Il suo primo film, Soledad, è stato presentato in anteprima nel 2018 nella sezione Concorso Internazionale del Warsaw International Film Festival. Il film è un dramma romantico tratto dal libro Amor y Anarquía di Martín Caparrós e racconta la storia di Soledad Rosas e del suo legame con un gruppo terroristico. Distribuito nelle sale, ha ottenuto un buon riscontro dalla critica e ha partecipato a festival internazionali come Guadalajara, Miami e Barcellona, dove si è aggiudicato il premio come Miglior Film.

Nel campo del documentario, Agustina ha collaborato con Oliver Stone nei progetti Oliver Stone: intervista a Putin e Snowden.

Ha               inoltre               diretto               cortometraggi                   documentari come Carnacalipsis, SodaCirque e MessiCirque.

Nel 2021 e 2022 ha diretto le due stagioni di Limbo, serie originale Star+ (Disney), presentata in anteprima mondiale alla quarta edizione di CanneSeries, dove è stata l’unica serie latinoamericana in concorso.

Nel 2024 ha diretto il suo secondo lungometraggio, Miss Carbòn.

 

 

 

 

 

 

 

LUX PASCAL – ATTRICE

 

Sorella del celebre attore cileno-statunitense Pedro Pascal, diplomata alla Juilliard School nel 2023, Lux Pascal è la protagonista del cortometraggio Bust (regia di Angalis Field, 2024), recentemente presentato in anteprima al Sundance Film Festival. Ha da poco terminato le riprese dei suoi primi ruoli da protagonista al cinema con Summer War di Alicia Scherson, tratto da Il Terzo Reich di Roberto Bolaño, e Miss Carbòn della regista argentina Agustina Macri, prodotto da Morena Films, realtà di riferimento dell’industria cinematografica spagnola.

 

 

NOTA CANDIDATO AL PREMIO SORRISO DIVERSO – ROMA 2025

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Miss Carbòn è un film di rara potenza. Prima di tutto perché racconta una storia vera, di importanza epocale nella lunga (e sempre in salita) storia della emancipazione femminile e della conquista di diritti per persone “diverse”.  Carla Antonella Rodríguez nasce uomo, Carlos, ma sin dall’infanzia si sente donna. Per questo viene pesantemente discriminata e cacciata di casa dal capo famiglia, suo padre, che come la quasi totalità della popolazione della piccola cittadina della Patagonia Argentina, Río Turbio, lavora per la azienda carbonifera, cuore pulsante del luogo e (quasi) unica fonte di reddito. Ospitata da una casa di appuntamenti trans, appena raggiunti i 18 anni fa domanda di essere assunta come minatore. E viene assunto, come Carlos. Superate le prime derisioni dei colleghi, si fa valere ed accettare, per la sua abnegazione e abilità di meccanico. Ma, quando completa la transizione e diventa donna a tutti gli effetti, la radicata tradizione (e superstizione) misogina dell’azienda le preclude il lavoro in miniera, e la fa trasferire al reparto amministrativo, tutto femminile, dove subisce, paradossalmente, una discriminazione ancora più marcata da parte delle impiegate, che le fanno la guerra e le precludono perfino l’accesso alla toilette a loro riservata. Con la sua inossidabile determinazione di non fermarsi davanti a nessun ostacolo, torna nel profondo della miniera, dove trova la piena solidarietà dei suoi colleghi maschi, che avevano imparato ad apprezzarla e a rispettarla, e diviene la prima minatrice nella storia della grande miniera, dando via ad un percorso di parità storicamente straordinario. Significativa la confessione che fa nel film la protagonista: “Fin da bambina sognavo di scendere nel buco nero della miniera… ho sognato di diventare minatrice, prima ancora di sognare di diventare donna!”.  Il film è avvincente, entusiasmante, ben congegnato e diretto. Si avvale di una interprete protagonista di grande carisma, come Lux Pascal, sorella del più famoso fratello Pedro Pascal. Da non perdere.

 

 

 

VALUTAZIONE SINTETICA: 8