LA GUERRA È FINITA (recensione di Assunta Masullo)

LA GUERRA È FINITA (recensione di Assunta Masullo)

lunedì 13 gennaio 2020 alle ore 21.25 su Rai 1, e successive tre puntate.

Regia:  Michele Soavi

Sceneggiatura:  Sandro Petraglia

SINOSSI : Ambientata nel 1945, La Guerra è Finita s’incentra sul periodo successivo all’ultimo conflitto mondiale. Sconfitto il Fascismo, il Nazismo e rimediato almeno in parte ai danni da essi provocati, il mondo deve ripartire. Ma c’è una parte di esso che faticherà più delle altre a ritrovare pace. Si tratta delle vittime dei campi di concentramento, i cui sopravvissuti continuano a combattere fra depressione e spettri della memoria. Fra costoro ci sono anche i protagonisti della trama di La Guerra è Finita, che riprendono in mano la propria vita o hanno occasione di tornare ai propri affetti. Con quali conseguenze, però? Adolescenti, signori e signore consumati dalle vessazioni e dagli stenti, dovranno trovare la forza di dimenticare. Ma senza che tutti gli altri dimentichino, in modo che nulla di quanto è accaduto si ripeta. E non sarà affatto facile…

ATTORI E PERSONAGGI

  • Michele Riondino è Davide
  • Isabella Ragonese è Giulia
  • Andrea Bosca è Stefano Dell’Ara
  • Valerio Binasco è Ben
  • Carmine Buschini è Mattia
  • Federico Cesari è Gabriel
  • Carolina Sala è Sara
  • Juju Di Domenico è Miriam
  • Beatrice Cevolani è Eugenia
  • Paola Sambo è Olimpia Terenzi
  • Diego Facciotti è Giusto
  • Alfredo Pea è Lorenzo
  • Laura Pizzirani è Susanna
  • Sara Lazzaro è Giuditta
  • Maria Vittoria Dallasta è Micol
  • Sandra Ceccarelli è mamma Giulia
  • Augusto Grillone è Giovannino
  • Eva Soavi è Lila
  • Anna Pini è Alisa
  • Maxim Gallozzi è Thomas

RECENSIONE DI ASSUNTA MASULLO : Sembra sempre che sull’olocausto sia stato detto tutto. Ed invece ci si dive meravigliare ogni volta che si scopre un punto di vista diverso. Questa volta, e qui c’e’ tutta la originalità, si rappresenta il punto di vista dei bambini e degli adolescenti ebrei appena campati dai campi di sterminio e ricondotti in Italia in cerca di possibili congiunti e, in ogni caso, in cerca di un futuro oramai insperato. Lo spunto e’ reale, e’ quello dei cosiddetti “bambini di Selvino”, un gruppo di circa 800 bambini e adolescenti ebrei, molti dei quali rimasti orfani e sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e ai campi di sterminio nazisti, che tra il 1945 e il 1948 furono ospitati a Selvino sulle prealpi bergamasche della Val Seriana. Provenienti «da tutta Europa: dai campi, dalle foreste, dai monasteri e da altri luoghi in cui si erano nascosti», furono ospitati in un «edificio, noto come “Sciesopoli” (dall’unione di Sciesa e tendopoli) che durante la guerra era stato una struttura ricreativa per giovani fascisti italiani. Il film di Soavi, con la scrittura di Petraglia, sposta la vicenda in altra parte d’Italia. Scelta che fornisce libertà creativa alla costruzione drammaturgica. C’e una frase bella ed agghiacciante allo stesso tempo, che pronuncia il personaggio della psicologa, interpretata magistralmente da una devastata Isabella Ragonese, che dice tutto dell’essenza di questa storia : “E’ stato un racconto tremendo. Dicevano loro che li portavano a fare la doccia, ed invece erano camere a gas. Questi bambini sono come bambole rotte. Il cibo, l’istruzione, vanno bene. Ma credo che la prima cosa da fare e’ di rimettere insieme i pezzi”. Questo film era necessario. Siamo abituati, da sempre, a sentire le storie dei campi di sterminio come le raccontano i sopravvissuti. Tutte persone anziane, che a volte ci hanno messo svariati decenni, prima di trovare la forza di parlarne. Non siamo abituati di sentirle raccontare dalle voci fresche, di bambini che ne sono appena usciti. E che si portano dentro tutto l’orrore devastante della esperienza. Il film e’ potentissimo. Anche se a volte un po’ manicheo. E se a volte scivola verso il rischio del ricatto emotivo. Ma e’ film di intensissime emozioni. Che servono a ricordare (soprattutto ai giovani, che si fanno tentare dalle sirene negazioniste). E non solo nel giorno della memoria, ma ogni giorno dell’anno.

VALUTAZIONE SINTETICA : 7