ANTOLOGIA ALBERTO SORDI : MASCHERA TRAGICOMICA DI UN EROE DEL QUOTIDIANO,  di Catello Masullo

ANTOLOGIA ALBERTO SORDI : MASCHERA TRAGICOMICA DI UN EROE DEL QUOTIDIANO

 di Catello Masullo

 

La perdurante chiusura delle sale cinematografiche, causa pandemia, ha portato il Cinecircolo Romano, arrivato alla sua 56esima stagione, senza mai interruzioni, a proporre ai propri Soci programmi alternativi alle normali proiezioni in sala. Con la illustrazione via web (piattaforma Zoom) di contenuti originali, realizzati ad hoc, mediante un power point di introduzione, ricco di notizie e curiosità sul tema prescelto, illustrato oralmente in condivisione di schermo e successiva visione di una antologica cinematografica originale, composta con il montaggio di piccoli spezzoni di film di storia del cinema. Seguono commenti, con osservazioni, domande e risposte da parte dei partecipanti.

La registrazione di tali conversazioni sono visibili sul sito web del Cinecircolo Romano

Quella relativa a ANTOLOGIA ALBERTO SORDI, al seguente link : https://www.cinecircoloromano.it/2020/12/eventi-dibattiti/i-mercoledi-culturali-del-cinecircolo-romano-30-dicembre-2020/

 

I contenuti trattati sono anche riassunti di seguito.

 

‘STA VORTA C’HAI FATTO PIAGNE!

ALBERTO SORDI : IL PIU’ GRANDE ATTORE ITALIANO DI SEMPRE

Di Catello Masullo

 

“Sta vorta c’hai fatto piagne!”, (questa volta ci hai fatto piangere) è lo striscione che è volato alto, trainato da un aereo, sulla piazza San Giovanni, a Roma, durante i solenni funerali di Alberto Sordi, che aveva fatto ridere generazioni di italiani. Morto il 24 febbraio 2003, all’età di 82 anni.

Il più grande attore italiano di sempre, così lo ha definito Mario Monicelli. Più di 180 film da attore, 19 film da regista, 19 film da doppiatore, 6 celebri canzoni da film composte e cantate, 12 commedie teatrali interpretate.

Gli sono stati attribuiti ogni sorta di premi, perfino un Golden Globe. E’è mancato solo l’Oscar americano. Ma di Oscar italiani, i David di Donatello, ne ha vinti tanti. Perfino due nello stesso anno, il 1961, e perfino ben due alla carriera, nel ’94 e ’99, rispettivamente. Eccoli in dettaglio:

Mostra del cinema di Venezia

Festival di Berlino

Premio Golden Globe

David di Donatello

Nastri d’argento

Festival Internazionale di Mosca

  • 1983: Premio speciale per il contributo al cinema

Festival Internazionale di Taormina

  • 2001: Premio speciale Taormina Arte

Festival Internazionale di Giffoni

  • 1994: Premio Francois Truffaut

Premio Internazionale Flaiano

  • 1992: Premio alla carriera

Art film festival

  • 1996: Actor’s Mission Award

 

Molte le onorificenze, anche postume :

Roma, 16 marzo 1994.
  • Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte (alla memoria)
o    Roma, 25 marzo 2003.

Alberto Sordi è nato a Roma, nel quartiere di Trastevere,  il 15 giugno 1920, da un professore di musica e da una insegnante elementare. Trascorse in parte i suoi primi anni nella cittadina di Valmontone. Già alle scuole elementari iniziò a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette per un pubblico di suoi coetanei, oltre a cantare come soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina diretto da don Lorenzo Perosi. Studiò canto lirico e si esibì sulla scena operistica, come basso, per un certo periodo della sua giovinezza. Nel 1936 incise un disco di fiabe per bambini per conto della casa discografica Fonit e con il ricavato partì per Milano, dove si iscrisse al corso di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici. Durante la frequenza dell’Accademia, l’insegnante di dizione lo chiama in disparte e gli dice: «Lei dice guèra, ma si dice guèrra». Lui risponde: «Me se strigne ‘a gola a di’ guèrra». Verrà espulso, proprio a causa della sua dizione dialettale. Il diploma lo ottiene in seguito, come privatista. Nel 1957 Sordi si iscrisse alla SIAE come suonatore di mandolino, e ottenne la qualifica di “Compositore melodista”.

Rientrato a Roma, nel 1937 trovò lavoro come comparsa a Cinecittà (appare nel film kolossal Scipione l’Africano in un ruolo da generico di un soldato romano e in Giarabub, di Goffredo Alessandrini, in cui interpreta la parte di uno dei soldati a presidio dell’oasi) e vinse un concorso indetto dalla Metro Goldwyn Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy (inizialmente doppiava con lo pseudonimo Albert Odisor, insieme a Carlo Cassola e, successivamente, a Mauro Zambuto che prestava la voce a Stan Laurel). Come doppiatore lavorerà fino al 1951 dando la voce tra gli altri a Bruce Bennett, Anthony Quinn, John Ireland, Robert Mitchum, Pedro Armendariz e, per gli italiani, a Franco Fabrizi e persino Marcello Mastroianni.

La sua voce è anche nei capolavori di Frank Capra La vita è meravigliosa (1946) e di Vittorio De Sica Ladri di biciclette (1948) nonché nel film di Alessandro Blasetti Prima comunione (1950) e nel curioso I pinguini ci guardano (1956) diretto da Guido Leoni, dove gli animali presenti nella pellicola parlano con le voci di famosi attori. Di contro, per due volte, si trovò come interprete ad essere doppiato da un altro attore: nel film Cuori nella tormenta diretto da Carlo Campogalliani nel 1940, venne doppiato da Gualtiero De Angelis, e nel film Il Passatore diretto da Duilio Coletti nel 1946, dove interpretava il ruolo di un brigante, gli prestò la voce Carlo Romano. È alla radio, durante la stagione 19471948, che comincia ad ottenere un grande successo personale con le trasmissioni di Corrado che lo lancia attraverso Rosso e Nero (1947), Oplà (1947) e Vi parla Alberto Sordi (1948)-(1950), dove crea alcuni personaggi destinati alla grande popolarità: il Signor Dice in collaborazione con Fiorenzo Fiorentini, il Conte Claro e Mario Pio.

Nel cinema per oltre dieci anni interpreta piccole parti in una ventina di film, ad eccezione di quello sostenuto in I tre aquilotti di Mario Mattòli, dove era tra i protagonisti. Ha l’occasione di lavorare con il grande attore genovese Gilberto Govi e un giovane Walter Chiari nel ruolo di un impresario argentino nel film Che tempi!, versione cinematografica della commedia teatrale Pignasecca e Pignaverde di Emerico Valentinetti.

Si fa notare nel 1950 in Mamma mia che impressione!, sceneggiato da Cesare Zavattini, prodotto e in massima parte diretto in forma anonima da Vittorio De Sica, , che pur trasportando nel cinema il modello di recitazione tutto verbale sperimentato in radio, contribuì a creare un personaggio assai originale (il Compagnuccio della Parrocchietta) che ripropose poi in altri lavori minori.

Un film considerato perduto e ritrovato fortunosamente nel giugno 2003 dalla Cineteca di Bologna in una copia incompleta e pubblicato in DVD: Via Padova 46, diretto nel 1953 da Giorgio Bianchi, dove Sordi interpretò il ruolo di un vicino di casa petulante oltre ogni misura e gran scocciatore di un modesto impiegato (Peppino De Filippo) tutto proteso alla ricerca di un’avventura galante con una bella donna.

L’esplosione di popolarità avviene nei primi anni ’50, a cominciare da due film diretti da Federico Fellini, Lo sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953), e poi con alcuni diretti da Steno, Un giorno in pretura (1953), Un americano a Roma (1954) e Piccola posta (1955), dove costruisce il tipo del ragazzo un po’ vigliacco, carogna, approfittatore, indolente e scansafatiche, infantile e qualunquista che lo accompagnerà per tutti gli anni cinquanta. Sordi si trovò, di lì in avanti, a recitare senza soluzione di continuità, arrivando a girare sino a 10 pellicole l’anno.

Si specializza in una moltitudine di personaggi quasi tutti negativi di italiano medio, poco edificanti ma rispondenti a una realtà evidente e dipinti con una cattiveria a volte inficiata da un sospetto di compiacimento ma sempre riscattata da un magistero recitativo senza eguali, molte volte collaborando anche al soggetto e sceneggiatura dei film interpretati e alle diciannove pellicole da lui dirette. Ci ha regalato un ideale valido della storia dei valori e dei costumi dell’italiano tipico dal periodo bellico alla fine del secolo, osservato nelle sue bassezze, ma in fondo giustificato per il suo buon cuore e per la sua capacità di sognare ad occhi aperti. Personaggi in genere prepotenti con i deboli e servili coi potenti, a cui cercano di mendicare qualche misero privilegio. Alcuni hanno fatto la storia della nostra commedia: tra questi il maestro elementare supplente Impallato, che scopre per caso un allievo prodigio nel canto lirico e lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezza in Bravissimo (1955) di Luigi Filippo D’Amico, il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in Venezia, la luna e tu (1958) di Dino Risi, il marito vessato dalla moglie e colmo di debiti ne Il vedovo (1959) sempre diretto da Risi insieme a una strepitosa Franca Valeri, lo spregevole componente di una commissione censoria che giudica impietosamente manifesti e film piccanti e nel privato recluta a fini immorali ballerine di night-club ne Il moralista (1959) di Giorgio Bianchi. E ancora : l’imboscato  de La grande guerra (1959) diretto da Mario Monicelli , il sottotenente Innocenzi di Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini », il vigile inflessibile costretto a genuflettersi davanti al potente di turno ne Il vigile (1960) di Luigi Zampa, il giornalista Silvio Magnozzi di Una vita difficile (1961) di Dino Risi, l’industriale fallito disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente ne Il boom (1963) di Vittorio De Sica, il medico della mutua disposto a qualsiasi compromesso per diventare primario in una clinica di lusso nel dittico Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa e Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue (1969) di Luciano Salce, l’editore partito alla ricerca del cognato disperso in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968) di Ettore Scola, il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di Detenuto in attesa di giudizio (1971) di Nanni Loy , il baraccato che una volta all’anno insieme alla moglie (Silvana Mangano) organizza interminabili partite a carte nella villa lussuosa di una ricca e bizzarra signora con segretario ed ex amante al seguito (gli ottimi Bette Davis e Joseph Cotten) in Lo scopone scientifico (1972) di Luigi Comencini, fino al terribile, e per molti versi insostenibile, ruolo che recita in Un borghese piccolo piccolo (1977) di Mario Monicelli, che rappresenta il suo apice più drammatico e cattivo. Con Monicelli recitò nuovamente nel doppio, beffardo e amaro ruolo sostenuto ne Il marchese del Grillo (1981).

Come tutti i grandi attori, ha sentito prepotente il desiderio di passare dietro la macchina da presa. Ha cominciato a dirigere a partire dal 1966, quando realizzò ben due film : Fumo di Londra, basato sulle manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all’estero e Scusi, lei è favorevole o contrario? ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana in un’Italia scossa dalle polemiche sul referendum divorzista.

Gira tre film fortunati insieme con Monica Vitti, Amore mio aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) e Io so che tu sai che io so (1982). Forse le sue regie migliori sono  Un italiano in America (1967), insieme con Vittorio De Sica, Finché c’è guerra c’è speranza (1974), e l’episodio Le vacanze intelligenti del collettivo Dove vai in vacanza? (1978). La vena autoriale si è andata esaurendo nella fase crepuscolare, peraltro coincidente con la fine della commedia all’italiana, dagli anni ’80 in poi, a cominciare da Io e Caterina, 1980. Anche se sono certamente memorabili le interpretazioni ne Il tassinaro (1983), dove si produce in duetti irresistibili con Giulio Andreotti e con il vecchio amico Federico Fellini, e Un tassinaro a New York (1987) e la collaborazione con Carlo Verdone, da molti considerato il suo naturale erede, nei film In viaggio con papà (1982) e Troppo forte (1986), quest’ultimo diretto però dallo stesso Verdone.

Il suo film preferito, tra quelli diretti, fu il malinconico e crepuscolare Nestore, l’ultima corsa (1994), dove interpretò un vetturino non ancora rassegnato a portare il suo cavallo al macello. Incontri proibiti (1998) accanto a Valeria Marini, presentato ancora nel 2002 sul grande e piccolo schermo con montaggio diverso e un altro titolo, Sposami papà, è stato l’ultimo film diretto.

 

Alberto Sordi è stato molto amico di Federico Fellini. Quando era giovane, squattrinato e magrissimo. Condividevano i sogni, Sordi di diventare un grande attore, Fellini di diventare un grande regista. Fellini gli confessò : “un giorno, te lo assicuro, sarò un grande regista, anzi il più grande!”. Erano entrati nelle grazie di una cuoca di una trattoria , la quale, in considerazione del loro stato di perenne denutrizione, quando ordinavano un piatto di spaghetti, di nascosto dal titolare, ci metteva sotto due bistecche e due uova.

Quando Fellini, oramai affermato, stava mettendo su la produzione plurimiliardaria de il Casanova, Sordi, per gioco (ma forse anche un po’ sul serio…) , lo rimproverò di non aver scelto lui come protagonista. Affermando anche una grande somiglianza fisica con il grande amatore. Si truccò da Casanova, e , davanti alla telecamera di una intervista, durante la quale si sentiva solo la voce di Fellini, senza mai inquadrarlo, fece una sorta di provino che è un saggio incredibile di recitazione. Alternando in pochissimi secondi uno strepitoso Casanova, prima spavaldo, poi tenero, poi adirato ed offeso.

Sordi si sentiva di diritto il rappresentante dell’italiano medio. O meglio, di quell’italiano che maggiormente lo affascinava. Quello peggiore. Pieno di difetti. Perché, diceva, era quello che gli dava più spunti per un film comico. Di un santo, di un eroe, di un uomo integro e senza difetti, non ride nessuno. E poi, celiava,con un tipo pieno di difetti si è più accondiscendenti, si prova più tenerezza e simpatia.

La sua romanità sprizzava da tutti i pori. “Sono nato sotto al Cuppolone”, diceva. È ricordava come lo avesse scoperto prestissimo, quando aveva solo 3 anni e suo padre lo portò a piazza San Pietro, dove restò senza fiato per la maestosità del colonnato e della cattedrale, a naso in su e bocca aperta.

Non voleva diventare Charlot, voleva diventare Gary Cooper. Fu invitato ad un grande party , negli USA, per festeggiare Barbra Streisand, al quale c’era tutto il gotha hollywoodiano, Marlon Brando in testa. Quando entrò insieme a Vittorio De Sica, si alzarono tutti, in forma di rispetto ed ammirazione. E dire che la sua maestra alla Accademia di Arte Drammatica di Milano gli aveva pronosticato che non sarebbe mai diventato un attore. Perché non si applicava, si ostinava ad usare un linguaggio da uomo comune, mentre, a suo dire, un attore doveva avere un suo linguaggio, nettamente diverso da quello colloquiale.

Fustigatore dei mal costumi italici, non risparmiò dei suoi strali la politica. In una delle interviste che si ritrovano nella preziosa miniera di Rai Teche, dichiarò : “anche la politica è pornografia , non è forse pornografico quello che sta accadendo?” ; ( ed era ancora lontana l’epoca del “bunga-bunga”…).

Il regalo forse più apprezzato gli fu fatto da Francesco Rutelli, all’epoca sindaco di Roma, quando per l’ottantesimo compleanno di Sordi, gli cedette per un giorno la fascia di Sindaco. Chiusura trionfale a piazza del Campidoglio, con la consegna di un casco da vigile urbano, con tanto di fiocco, appena indossato il quale, il grande romano rispose al tripudio della folla accorsa con il più classico dei suoi refrain : “I gone away!”. E di lì a poco, è effettivamente andato via definitivamente. Restando però immortale nella memoria e nella storia dello spettacolo italiano.

Il Cinecircolo Romano, il più grande di Europa, ha tributato un grande e significativo omaggio ad Alberto Sordi. Da una idea del suo vulcanico Presidente, Dott. Pietro Murchio, ed in convenzione con l’Assessorato alla Cultura del Municipio Secondo di Roma, è stata allestita una ampia mostra fotografica ed è stata realizzata una pregevole Antologia filmica. Dal titolo : Maschera Tragicomica di un Eroe del quotidiano. Per la realizzazione di Lamberto Caiani e Francesco Fazioli, con la Consulenza di Carlo Tagliabue e Roberto Petrocchi, e la collaborazione di Vincenzo Carbotta, Marisa Cosentino, Anna Maria Curini e Fiorenza Irace.

Il filmato prodotto dal Cineromano, un lungometraggio della durata di circa 80 minuti, alterna sapientemente brani di celebri interviste, rilasciate durante l’arco della sua ampia carriera, con spezzoni tratti dai film più significativi :

 

 

 

APPENDICE  (DA WIKIPEDIA):

Filmografia

Attore televisivo

Regista cinematografico

Doppiatore cinematografico

Teatrografìa

Attore teatrale

Compositore e cantante

Programmi radiofonici