CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE  “Lei mi parla ancora” di Pupi Avati, Resoconto a cura di Rossella Pozza e Catello Masullo

CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE  “Lei mi parla ancora” di Pupi Avati

Resoconto a cura di Rossella Pozza e Catello Masullo

Presenti:  Pupi  Avati, Antonio Avati,  Serena Grandi, Renato Pozzetto, Stefania Sandrelli, Fabrizio Gifuni, Isabella Ragonese, Chiara Caselli, Serena Grandi, Lino Musella, Nicola Nocella, Nicola Maccanico/Sky Cinema

Pupi Avati: Penso che sia utile raccontare ai giovani come siamo stati. Il film viene su  suggerimento di Maurizio Caverzan, dal libro di Giuseppe Sgarbi sul suo matrimonio con  Rina.

Antonio Avati : Su 65 anni di matrimonio! Un film complicato dal punto di vista produttivo. Due vite parallele che hanno richiesto di adeguare due tipi diversi di costumi, di scenografie, ecc.

Pupi : è il racconto di come il libro si è sviluppato, le differenze tra il Padre e lo scrittore. Nelle dinamiche psicologiche c’è il film. Una lezione di vita.

Gifuni : La capacità di Pupi di ascolto dei personaggi.

Cond. a Pupi Avati: dopo il gotico Fra’ Diavolo, di nuovo atmosfere e canzoni.

Pupi: Negli anni ’50 era fondamentale parlarsi. Nell’amore e nell’amicizia.

Cond. a Maccanico: Dopo i Moschettieri, una scelta precisa.

Maccanico : Sorrido perché ne siamo orgogliosi. Ha ragione Pupi perché la parola non si usa più. Siamo lieti di portare una storia del cinema italiano – che si basa sulla parola, sulle storie – dove ognuno può trovare la sua storia. Sarebbe stato un peccato non farlo vedere!

Cond: a Renato Pozzetto: Eri assente dal 2015. Tutti hanno detto che hai costruito un personaggio commovente, con quelle pause. Nell’attesa del collegamento, chiedo a Gifuni di introdurci il suo personaggio.

Maurizio Gifuni : E’ uno scrittore che ha la legittima ambizione di pubblicare un romanzo. C’è con il padre inizialmente una distanza, una diffidenza. E’ un po’ un’irruzione del contemporaneo (che è la stessa mia condizione). Grande incontro con Renato (che ho amato moltissimo), che qui cambia la mia vita e la vita di tutti e due. Lenisce il dolore. Pupi ha una grande padronanza del raccontare. La sceneggiatura mi ha catturato. Per un attore, così è più semplice.

Cond. a Isabella Ragonese e a Lino Musella: Aumentate la condizione psicologica di due attori che interpretano ognuno due personaggi…

Isabella: Rina è un personaggio difficile da slegare dal marito, abbiamo molto lavorato insieme. Pupi ci ha lasciato molto liberi. Lui diceva: Ci credo o non ci credo! Essere Stefania è impossibile, ma ho cercato di rendere il più possibile la sua luce, la sua energia.

Lino: Temevo il rischio. Mi ha chiesto di andare un giorno a trovarlo sul set per vedere come lavorava. Il lavoro fatto sulla coppia giovane è stato fatto insieme. Mi intimidiva ma ho capito che questo era positivo.

Cond. a Renato Pozzetto: Cosa ti ha colpito del tuo personaggio?

Pozzetto:  E’ un personaggio commovente, ma anche sornione e ironico. Pupi mi ha mandato il copione e dopo 5 minuti ero già convinto, mi sentivo a posto per poterlo interpretare. Mi ha chiesto se volevo mettere qualcosa, come sceneggiatore … Non c’è stato bisogno. Solo nella scena dei ravioli !!! Un racconto che meritava.

Stefania Sandrelli: Una cosa bella del cinema sono le cose non dette o non fatte! Per me è stata una fortuna la lavorazione frastagliata e la possibilità di lavorare con Isabella. Poche pose … inizia il film che muoio, e poi pochissimi momenti a 65-67 anni. Fortuna ed esperienza mi hanno fatto prendere confidenza con il personaggio. Quando mi fido, mi affido. E’ il primo film con Pozzetto. Fare un film alla nostra età è stata una cosa emozionante e magica. Quando l’ho visto per la prima volta … Penso che sia stata “una cifra” incontrarsi tardi!

Chiara Caselli: Il mio personaggio è ispirato ad Elisabetta Sgarbi, ma nel film si chiama “La Figlia”. E’ stato facilissimo per me costruire il personaggio. Nella sceneggiatura di Pupi c’è tutto. Ho lavorato come se fosse un personaggio storico (pur conoscendola). Ho letto in lei una tenerezza coraggiosa. Il mio modo di lavorare? Ho visto non me stessa, ma il personaggio della storia.

Conduttore: Un cast molto curato, attori bravi.

Nicola Nocella: Ho fatto due film con Pupi e mi sono affidato moltissimo a lui. Mi ha detto che il personaggio era più grande di me e io ho lavorato come se fossi entrato anni prima in quella casa. Una cosa bella è il rapporto con Nino.

Serena Grandi: Abbraccio i due Avati, la mia seconda famiglia. E’ il terzo film con loro. Mi sono ispirata ad una madre vera che vuole un futuro migliore per il figlio. Ha fatto tanto per il figlio, io penso …

Conduttore: C’era un bel clima sul set..

Avati: Non poteva essere diversamente, il film ci ha migliorati.

Q&A

Gloria Satta, Il Messaggero: A Pupi. A quale pubblico pensi? Quale il messaggio ai giovani?

Pupi Avati: Ho avuto dei segnali positivi.. Chi può non essere preso da una storia d’amore? Anche i giovani..non …degli affetti, cosa brutta oggi, ma assoluta. E’ possibile.

Fulvia Caprara, La Stampa:  Il discorso della “durevolezza”… le generazioni successive perché non hanno saputo costruire storie così?

Avati: So che è importante anche illudersi. La vita trova il suo senso se sappiamo anche sognare, non fare i conti con la ragionevolezza. Avrei potuto fare 52 film se non avessi pensato questo?

Valerio Cappelli, Corriere della Sera: Complimenti per la delicatezza e complessità. Il tempo diventa eternità. E’ l’occasione in cui ho sentito più forte la mancanza della sala, poter confrontarsi, parlare … Come immagini Pupi la riapertura? Tornerà tutto come prima o il Covid è l’ultima bastonata?

P.Avati: E’ un discorso troppo lungo … Bisogna far tornare la nostalgia delle sale, bisogna accompagnare i film nelle sale e spero che si potrà fare quando riapriranno.

Maccanico: Il cinema godeva ottima salute prima del Covid. Il cinema è emozione, esperienza di comunità …

Francesco Gallo, ANSA: Io dico che questo è un film moderno, contemporaneo. La coppia sta insieme da 65 anni perché ci crede. Mentre il personaggio di Gifuni mi fa pensare alla crisi di governo: politici da una parte e politici dall’altra.

Beatrice Bertuccioli, Quotidiano Nazionale: Sono felice che Pupi sia tornato. Ci ha abituato a scelte straordinarie. E a Renato, come si è trovato in questo ruolo? Voglia di proseguire? Altri progetti?

R.Pozzetto: Io ho cercato di dare il massimo nell’interpretare il ruolo che Pupi mi ha affidato. Di solito chiedo sempre al regista di poter intervenire nei dialoghi e nella sceneggiatura. In questo caso l’unico cambiamento che ho fatto è stato indossare il cappello nella scena in cui mangio i ravioli. Ho giocato con onestà e Pupi mi diceva che andava bene. Un ruolo drammatico. Mi è mancato il sorriso di Stefania…

Sandrelli: …il privilegio di essere a letto morta! (a Pozzetto), sei stato magistrale, mi sono innamorata di te!

Pozzetto: ”Perché non avevi niente da fare …

Giulia Bianconi, Il Tempo: a Pozzetto, cos’è per lei “immortale”?

R.Pozzetto: Elisabetta e Vittorio Sgarbi mi hanno telefonato elogiando la mia prestazione. Ne sono felice perché nel film si capisce il bene che volevano al padre.

Valerio Sammarco, Virtual Theatre: Ad Avati, mi interessa sapere se al momento della lettura del romanzo, ha capito di poter tradurre questo senso di immortalità da parole in film. A Pozzetto: Cosa prova nel poter concorrere ai David?

Pozzetto: Ho ricevuto molti elogi, ho avuto i complimenti di Pupi che mi ha aiutato nel rendere il personaggio.

Pupi Avati: Quanto all’immortalità, alla mia età è un’idea  che ti accompagna fin dal risveglio. Hai 14 anni … fino a ricordare, andando avanti, di averne 82!

Pozzetto: Ci aiuta anche il fatto di dover programmare un futuro! Gioco tra “lontano” e “vicino”.

Alessandro Salvatori, Gazzetta del Mezzogiorno: E’ straordinaria la trasposizione cinematografica. In questo film c’è molta letteratura, complimenti. A Gifuni vorrei chiedere: nella sua carriera ha interpretato letterati, può questo film avere valore educativo sulla parola “italiano”?

Gifuni: Sì, Pupi fa un grande omaggio alla lingua italiana: gioco di citazioni, forme dialettali, gioco  di parole tra il Padre e il fratello, interpretato da Haber.

…. e a Stefania: La chiave di questo film è la lettera. Ha mai fatto una promessa del genere ad un uomo? O è la promessa fatta al Cinema?

Stefania Sandrelli: La seconda! La lettera è un gioco, un mezzo per comunicare.

Maria Lucia Tangorra: Come si sono sentiti gli attori guidati dal maestro Avati, e che cosa si sono portati con sé?

Lino Musella: La capacità di guardarti dentro.

Isabella Ragonese: Mi sono sentita protetta. Lui è molto schietto, un atto di padre.

Stefania Sandrelli: Mi sono sentita guardata! Veniva sul set e mi guardava girare, non usava il monitor di controllo.

Chiara Caselli: Senti la sua energia, si crea un’alchimia molto rara e bellissima.

Renato Pozzetto: Mi metteva la mano sulla spalla quando andava via…

Serena Grandi: Lo ringrazio di avermi fatto piangere. E’ la prima volta in 90 film!

Nicola Nocella: Mi sono sentito amato più di un bastoncino Findus.

Maurizio Gifuni: Il suo stare sempre vicino alla scena e con un occhio guarda sempre l’essere umano.

Annamaria Gradara: Ad Avati: Potere salvifico del ricordo! Quanto c’è di autobiografico? E l’importanza del territorio?Cronache dell’alluvione?

Avati: Mi piace molto la domanda. I miei figli mi hanno detto: “Sei tu!”. Renato dice che “non ci si abbraccia più” E’ una frase di mia moglie. Tutta la parte della modernità la devo a mio figlio. Io non cambio!