L’Arminuta  (Recensione di Catello Masullo)

L’Arminuta  (Recensione di Catello Masullo)

(Sinossi e credits da cinematografo.it)

ITALIA, SVIZZERA – 2020

 

Sinossi: Estate 1975. Una ragazzina di tredici anni viene restituita alla famiglia cui non sapeva di appartenere. All’improvviso perde tutto della sua vita precedente: una casa confortevole e l’affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico venendo catapultata in un mondo estraneo.

  • Regia: 

Giuseppe Bonito

  • Attori: 

Sofia Fiore

– L’Arminuta,

Carlotta De Leonardis

– Adriana,

Vanessa Scalera

– Madre,

Fabrizio Ferracane

– Padre,

Elena Lietti

– Adalgisa,

Andrea Fuorto

– Vincenzo,

Stefano Petruzziello

– Sergio,

Giovanni Francesco Palombaro Fiorita

– Riccardo

NOTE

– SELEZIONE UFFICIALE ALLA XVI FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2021).

– REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI LAZIO CINEMA INTERNATIONAL – REGIONE LAZIO E MIC.

 

Recensione di Catello Masullo: Giuseppe Bonito è alla sua opera terza, dopo l’esordio felicissimo di Pulce non c’è (2012) e la regia di servizio e di amore per Figli (2020, sceneggiatura del compianto Mattia Torre). L’Arminuta può vantare di essere l’unico titolo italiano nella Selezione Ufficiale della XVI Festa di Roma, ed è già un bel successo. Tratto dal romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio, vincitore del Premio Campiello 2017, trasposto per il grande schermo dalla stessa Di Pietrantonio con Monica Zappelli. Si tratta di un film maturo, totalmente riuscito. Coglie la lettera e lo spirito del bel romanzo originario, riuscendo, come quello, a toccare corde profonde dell’anima. Un film sull’anelito vitale, sulla necessità di far convivere, di coniugare, di conciliare fino a farle combaciare le dicotomie e le dualità e le opposizioni di città e campagna, ricchezza e povertà, borghesia e proletariato, mare ed entroterra povero e spopolato. L’Arminuta (“la ritornata”, in dialetto abruzzese) è l’incarnazione, la metafora di un grande sforzo di resilienza. I personaggi sono tutti accomunati dallo stesso insopprimibile bisogno l’uno dell’altro, di un contatto umano che possa colmare mancanze ed abbandoni. Confezione superlativa, attori strepitosi, splendidamente diretti.

Curiosità, ho chiesto a regista ed attrice: “Giuseppe, come hai scelto gli attori e come hai lavorato con loro? Oltre alle due bravissime bimbe, quello che esce fuori dal film, che buca lo schermo, sono gli occhi di Vanessa Scalera, che parlano in modo incredibile. Hai chiesto a lei di usare questo linguaggio del corpo ed in particolare degli occhi? C’è qualche riferimento al Cosimo a cui dedichi il film, dal quale dici di aver imparato molto senza che lui parlasse? Ed anche da Vanessa vorrei sapere come è entrata nel personaggio e quel linguaggio degli occhi. Questa la risposta del regista: “ho un mio limite forte. Non riesco a fare i provini. Provo imbarazzo. Tutto ciò che è cast, sono persone a cui avevo pensato a scatola chiusa. Per le due madri, anche per Ferracane e Fuorto. Anche se ha fatto un provino e io ho detto è lui, non viglio vedere nessun altro. Anche Sofia e Carlotta la complessità è stata trovarle. Quando le ho scelte mi sono assunti dei rischi. Le ho scelte bene prima di lavorare su delle scene. Abbiamo visto più di 3.000 ragazzine della loro età. Le ho scelte dopo una chiacchierata. Gli chiedevo di descrivere quello che vedeva dalla finestra. Lei mi ha descritto quello che sentiva. Carlotta era l’unica che riusciva a parlare il dialetto abruzzese. Una bambina si è messa a piangere pur di non parlare in dialetto. Si sono scelte vicendevolmente. Durante la lavorazione erano le dinamiche fuori dal set che erano richieste. Il lavoro che ho fatto con gli attori per me è stato semplice. Per me è stato talmente importante l’incontro con Vanessa ed Ellena che mentre giravo ho sentito la necessità di andarmi a mettere dal lor punto di vista. Grazie a Vanessa che ho deciso cosa si agita dentro questa donna. Non lo avevo previsto inizialmente. Quando un attore guarda all’inizio delle scene, nessuno di loro si è posto il problema di parlare pochissimo. Elena non si vede nel trailer. Ma mi ha detto che il trailer è bellissimo. E quella di Vanessa Scalera: “ci conosciamo e ci stimiamo. Ho bisogno di lavorare con gente che stimo. Vengo da un piccolo paesino del sud, quel mondo contadino l’ho conosciuto. Ci ho fatto i conti, quegli occhi dolenti li ho visti in tante famiglie. Uso sempre metafore calcistiche. Sono abituata a giocare in attacco. Questo personaggio gioca in difesa. Recuperare quel ricordo è stato fondamentale. L’incontro con Giuseppe: non siamo dissimili. Anche lui è un uomo del sud, anche lui ha incontrato quegli occhi che esprimono, ma non verbalizzano. C’è un recupero di un sud che mi appartiene e che ho tentato di riportare. Di solito quelle donne e quegli uomini che non hanno avuto nessun atto emotivo caldo conservano una parte bambina che vuole essere accolta. Lei ha una sua dolcezza, ha bisogno di coccole. Anche la cantilena che ha nel parlare: aiutami anche tu Arminuta. Il grande riscatto di questa donna è la figlia. Si rende conto che l’affetto viene da lei”.

Valutazione Sintetica: 8