Ennio: il Maestro (Recensione di Catello Masullo)

Ennio: il Maestro (Recensione di Catello Masullo)

(sinossi e credits da cinematografo.it)

 

ITALIA – 2021

Sinossi: Ritratto a tutto tondo di Ennio Morricone, il musicista più popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico internazionale, due volte Premio Oscar®, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili. Il documentario lo racconta attraverso una lunga intervista di Tornatore al Maestro, testimonianze di artisti e registi, come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino – scene di fiction, musiche e immagini d’archivio. Ennio è anche un’indagine volta a svelare ciò che di Morricone si conosce poco. Come la sua passione per gli scacchi, che forse ha misteriosi legami con la sua musica. Ma anche l’origine realistica di certe sue intuizioni musicali come accade per l’urlo del coyote che gli suggerisce il tema de Il buono il brutto, il cattivo, o il battere ritmato delle mani su alcuni bidoni di latta da parte degli scioperanti in testa ad un corteo di protesta per le vie di Roma che gli ispira il bellissimo tema di Sostiene Pereira. Un’attitudine all’invenzione che trova conferma nel suo costante amore per la musica assoluta, e la sua vocazione a una persistente sperimentazione.

  • Altri titoli:

Ennio: the Maestro
Ennio

  • Durata: 150′
  • Colore: C
  • Genere: DOCUMENTARIO
  • Produzione: GIANNI RUSSO E GABRIELE COSTA PER B PRODUZIONI SRL, IN COPRODUZIONE CON POTEMKINO, TERRAS, GAGA, BLOSSOM ISLAND
  • Distribuzione: LUCKY RED IN COLLABORAZIONE CON TIMVISION (2022)
  • Data uscita 17 Febbraio 2022

 

  • NOTE

– FUORI CONCORSO ALLA 78. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2021).

 

Recensione di Catello Masullo: Quando chiesero ad Ennio Morricone con quale tra i tanti registi con cui aveva collaborato si era trovato meglio, non ebbe dubbi nel rispondere: “Tornatore, perché capisce di musica”. Di fatto aveva già scelto il regista che avrebbe firmato il suo biopic. Che non è solo un film biografico, seppure un bellissimo film biografico. È molto di più. È un capolavoro assoluto d’arte cinematografica. Tornatore è riuscito a “filmare” la musica sublime del maestro, a tradurla in immagini, come quest’ultimo riusciva a far parlare, a far diventare materiche e visuali le sue note. Questo film è una vera sinfonia. E anche una danza. Che porta lo spettatore a veleggiare con delicatezza e immenso piacere sinestetico su una esaustiva storia di una esistenza eccezionale. Raggiungendo vette artistiche espressive mai da nessuno superate (e nemmeno sfiorate).

Il film, usando come fil rouge una lunga intervista allo stesso Morricone (cosa di per sé davvero rara, resa possibile solo dalla grande amicizia e sconfinata stima reciproca che si era andata consolidando nei decenni), riesce a catturare i momenti creativi, i lampi del miracolo artistico. Riesce (con un montaggio delle immagini che ha del prodigioso, a cura di Massimo QuagliaAnnalisa Schillaci, combinato al millesimo di secondo con una altissima ingegneria dei suoni, a cura di Gilberto MartinelliFabio Venturi) a trasudare, con una potente pressione osmotica, dallo schermo alle poltrone degli spettatori le note supreme, attraverso rapide inquadrature degli spartiti, alternate sapientemente ai suoni prodotti dalla bocca dello stesso Morricone e/o dei tanti musicisti, compositori, registi, cantanti, artisti intervistati, e i loro movimenti ritmici con le mani e, ancora, con le immagini dei film, prodotti finiti. Infiniti e preziosissimi gli episodi, molti inediti, di una carriera stupefacente. Con i temi musicali diversi previsti per singole scene confrontati con quelli poi definitivamente adottati. Con temi scritti per un film, mai usati, e poi diventati mitici per un altro film (come quello di “Amore senza fine” di Zeffirelli, che poi diventa il celeberrimo tema di Deborah di “C’era una volta in America”). Di temi scritti per “I Cannibali”, di Liliana Cavani e materialmente rubati da Gillo Pontecorvo per “Queimada”, mentre girava nel teatro di posa attiguo e ne orecchiava le musiche (poi riadattati dallo stesso Morricone per evitare la causa penale…). Di musiche composte dal maestro di Morricone, il grande Goffredo Petrassi, rifiutate dal regista di “La Bibbia” (“un certo Houston”, come lo definì sprezzantemente lo stesso Petrassi…), sostituite da quelle del suo allievo, accettate, ma non usate per il veto della RCA. Dell’incarico a Morricone per le musiche di “Arancia Meccanica” da parte di Stanley Kubrik, bloccato da Sergio Leone. Della passione di Morricone per il gioco degli scacchi, gioco matematico, come la musica (non a caso si intravede una immagine di una partita a scacchi tra il maestro e Roberto Vacca, ingegnere ma anche fine matematico, proveniente da una famiglia di famosi matematici). E tante altre impedibili chicche.

Meravigliose le definizioni ed i commenti dei tanti artisti intervistati. Un profluvio, di cui mi piace solo ricordare le seguenti a titolo di “antipasto”. Nicola Piovani: “Ennio Morricone è la grande eccezione a tutte le regole”.  Edoardo Vianello: “Mi ricordo una volta che disse: l’arrangiamento di una canzone può essere uno solo, il mio!”. Peppuccio Tornatore: “Solo nel 1969 vennero distribuiti 21 film musicati da lui”. Ennio Morricone: “il regista controlla tutto, gli attori, la storia, le luci, le inquadrature… la musica, no!”. Quentin Tarantino: “Ennio Morricone è il mio compositore preferito. In assoluto. Lo dico al confronto con Mozart, Beethoven, Schubert”. Cui replicò lo stesso Morricone: “Per sapere se sei Mozart o Beethoven devi aspettare 200 anni!”. Dulces Pontes (la moderna regina del fado portoghese, l’erede di Amalia Rodriguez, ndr.): “La sua musica viaggia verso altre galassie”. Hans Zimmer: “Come è possibile riconoscere un compositore alla prima nota? Al primo accenno di violini capisci che è Ennio, non può che essere lui!”. Wong Kar-Wai: “Appena la senti, la musica di Morricone non te la dimentichi più”. Ennio Morricone: “La musica va pensata prima di scriverla”.

In definitiva due ore e mezza che volano senza che te ne accorga. Una emozione, un’avvolgente estasi continua. Un capolavoro assoluto, il miglior film di Tornatore di sempre. Da non perdere.  

Valutazione sintetica: 10