Piccolo corpo (Recensione di Catello Masullo)

Piccolo corpo (Recensione di Catello Masullo)

(credits e sinossi da cinematografo.it)

Piccolo corpo

FRANCIA, ITALIA, SLOVENIA – 2021

 

Sinossi: In una piccola isola del nord est italiano, in un inverno agli inizi del ‘900, la giovane Agata perde sua figlia alla nascita. La tradizione cattolica dice che, in assenza di respiro, la bambina non può essere battezzata. La sua anima è condannata al Limbo, senza nome e senza pace. Ma una voce arriva alle orecchie di Agata: sulle montagne del nord pare ci sia un luogo dove i bambini vengono riportati in vita il tempo di un respiro, quello necessario a battezzarli. Agata lascia segretamente l’isola e intraprende un viaggio pericoloso attaccata a questa speranza, con il piccolo corpo della figlia nascosto in una scatola, ma non conosce la strada e non ha mai visto la neve in vita sua. Incontra Lince, un ragazzo selvatico e solitario, che conosce il territorio e le offre il suo aiuto in cambio del misterioso contenuto della scatola. Nonostante la diffidenza reciproca, inizia un’avventura in cui il coraggio e l’amicizia permetteranno a entrambi di avvicinarsi a un miracolo che sembra impossibile.

  • Regia: 

Laura Samani

  • Attori: 

Celeste Cescutti

– Agata,

Ondina Quadri

– Lince

  • Altri titoli:

Small Body

  • Durata: 89′
  • Colore: C
  • Genere: DRAMMATICO
  • Specifiche tecniche: (1: 1.85)
  • Produzione: NADIA TREVISAN, ALBERTO FASULO PER NEFERTITI FILM CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON THOMAS LAMBERT E DANIJEL HOČEVAR PER TOMSA FILMS E VERTIGO
  • Distribuzione: ARIZONA DISTRIBUTION (2022)
  • Data uscita 10 Febbraio 2022
  • NOTE

– IN CONCORSO ALLA 60. SEMAINE DE LA CRITIQUE AL FESTIVAL DI CANNES 2021.

– OPERA PRIMA DELLA REGISTA LAURA SAMANI.

– DAVID DI DONATELLO 2022 PER MIGLIOR ESORDIO ALLA REGIA.

Recensione di Catello Masullo: Laura Samani esordisce alla regia con un film che lascerà il segno, un film poetico e radicale che non si vedeva da tempo. Più rigoroso della teoria del “Dogma 95” di Lars Von Trier & C.: niente musiche aggiunte per la quasi intera durata del film, nessuna illuminazione artificiale, macchina rigorosamente a mano, svolgimento rigorosamente cronologico, che porta il film a fare lo stesso viaggio di Agata, dalla laguna di Caorle e Bibione alle montagne della Carnia e del Tarvisiano, attori non professionisti, lingue rigorosamente dei luoghi in cui si è girato.  Come ci ricorda la stessa autrice, il film nasce nel 2016 “quando ho scoperto che a Trava, nel mio Friuli Venezia-Giulia, esiste un santuario dove, fino alla fine del 19° secolo, avvenivano miracoli particolari: si diceva che lì si potessero riportare in vita i bambini nati morti, per il tempo di un respiro. Il miracolo del ritorno alla vita era necessario per battezzare i bambini. I santuari di questo tipo portano il nome di à répit, del respiro o della tregua, erano presenti in tutto l’arco alpino – solo la Francia ne contava quasi duecento – ed è impressionante come questi fatti siano pressoché sconosciuti, nonostante la dimensione del fenomeno”. Il film ha i toni drammatici della favola umana e del miracolo laico. Una parabola della determinazione femminile ad ogni costo. Una sorta di prolungamento della fatica della gestazione e del dolore del travaglio. Con momenti di grande visionarietà. Da non perdere.

Valutazione sintetica: 7.5