Il caso Braibanti (Recensione di Rossella Pozza)

Il caso Braibanti (Recensione di Rossella Pozza)

(sinossi e credits da cinematografo.it)

  • Il caso Braibanti

ITALIA – 2020

 

Sinossi: Poeta, artista visivo, drammaturgo, studioso delle formiche, Aldo Braibanti (1922-2014), è stato una mente affascinante e
poliedrica, sfuggente a ogni facile etichetta, e anche uomo mite, appartato. “Il suo delitto fu la sua debolezza”, scrisse di
lui Pier Paolo Pasolini, “ma dalla sua debolezza deriva la sua autorità”. Il documentario prova ad accendere una luce su un intellettuale eretico nel Novecento italiano, “un genio straordinario” secondo Carmelo Bene, e sulla sua intera vita, dal precoce attivismo antifascista fino alla morte, passando per quel processo-farsa che, con la pretestuosa accusa di “plagio”, mirava in realtà a colpire la sua indipendenza e la sua omosessualità. Il processo ad Aldo Braibanti fu il nostro processo a Oscar Wilde, con un secolo di ritardo.

  • Regia: 

Massimiliano Palmese

,

Carmen Giardina

  • Attori: 

Lou Castel

– se stesso,

Maria Monti

– se stessa,

Ferruccio Braibanti

– se stesso,

Piergiorgio Bellocchio

– se stesso,

Dacia Maraini

– se stessa,

Elio Pecora

– se stesso,

Alessandra Vanzi

– se stessa,

Giuseppe Loteta

,

Stefano Raffo

  • Durata: 60′
  • Colore: B/N-C
  • Genere: DOCUMENTARIO
  • Produzione: CREUZA SRL

 

NOTE

– IN CONCORSO AL 56ESIMO PESARO FILM FESTIVAL

– IN CONCORSO ALLA 24ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE INVENTA UN FILM (LENOLA, 3-7 AGOSTO 2022).

 

 

Recensione di Rossella Pozza: Potrebbe apparire paradossale che la più grande discriminazione che si sia perpetrata in Italia (l’unica condanna in Italia, e nel mondo, per plagio) si sia verificata nel 1968. Proprio l’anno dei moti giovanili che hanno permesso la più grande liberalizzazione dei costumi ed apertura di vedute che il mondo occidentale ricordi. A rifletterci, però, la colossale macchinazione descritta dal film appare proprio come una reazione ai moti rivoluzionari del ’68, da parte della componente più retriva e reazionaria della società italiana, figlia del ventennio, di cui usava le (assurde) leggi ancora in vigore per decenni dopo la caduta del fascismo. Il film descrive compiutamente fatti agghiaccianti, compiuti in nome della legge. Che hanno visto come vittime un intellettuale finissimo, poeta sommo e valente scienziato come Aldo Braibanti, rinchiuso (ingiustamente) per due anni in carcere e poi ritirato a vita privata, e soprattutto, il suo giovane compagno Giovanni Sanfratello, allora 23enne, in perfetta salute fisica e mentale, che fu brutalmente rapito da suoi quattro familiari, portato via a forza dalla sua abitazione romana, condotto alla città natale, internato in manicomio, dove ha subito inenarrabili torture, che lo portarono ad avere 11 coma da barbiturici e oltre 40 elettroshock. In una sola ora di durata, il film è semplicemente perfetto nel raggiungere lo scopo. Alternando le interviste di familiari e di grandi intellettuali che, soli, presero le difese di Braibanti, come Marco Pannella, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Umberto Eco e, soprattutto, Elsa Morante, ad efficaci stralci di uno spettacolo teatrale nel quale si da voce ai protagonisti/vittime della vicenda, a fare da fil rouge. Un secondo, minore, ma non meno efficace, fil rouge è un filmato realizzato dallo stesso Braibanti, poco prima della sua morte, avvenuta nel 2014, con la voce fuori campo del noto attore Lou Castel, che recita versi dell’autore, di intensa poesia. Un film necessario, indispensabile, da non perdere.

Curiosità: vedremo quest’anno, in concorso, alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Il Signore delle Formiche”, film di finzione di Gianni Amelio sulla stessa storia di Braibanti, interpretato da Luigi Lo Cascio.

 

 

Valutazione sintetica: 8