Vitriol recensione di Riccardo Rosati

Vitriol

recensione di Riccardo Rosati

Titolo originale: Vitriol

Genere: Mistero

Nazione: Italia

Anno di produzione: 2012

Data di uscita al cinema: 15/11/2012

Durata: 80′

Regia: Francesco Afro De Falco

Interpreti: Yuri Napoli, Roberta Astuti, Gabriella Cerino, Stefano Jotti, Leonardo Bilardi

Voto: 3,5


L’avvincente ricostruzione di una vera ricerca documentaristica sulla Napoli esoterica degli ultimi due secoli del secondo millennio. Lola e Davide intraprendono un misterioso cammino all’interno della loro città, fatto di scoperte archeologiche, discese in cunicoli sotterranei e ritrovamenti inquietanti; alla ricerca di una antica setta occulta fondata dal principe alchimista Raimondo de Sangro: l’Ordine Osirideo Egizio.

 

V.I.T.R.I.O.L.U.M: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam (“Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”) viene usato nella letteratura alchemica per esprimere la necessità di visitare la terra dall’interno, così da dare vita a un viaggio verso la conoscenza. In realtà, l’atto di scavare nelle profondità terrene rappresenta la necessità dell’alchimista di scoprire la parte ignota di se stesso,  entrando in contatto con la propria interiorità ancestrale. Per non parlare poi della suggestiva Teoria della Terra Cava, nella quale si sostiene che le viscere del nostro pianeta siano abitate da antichissime civiltà. Questi sono gli spunti da cui parte il regista Francesco Afro De Falco per realizzare sotto forma di mockumentary il suo primo lungometraggio, riconducendo così il cinema italiano verso il genere misterico, da tempo ormai colpevolmente abbandonato dagli autori di casa nostra.

La pellicola ha uno stile a metà tra il realistico, con l’utilizzo della presa diretta, e la ricostruzione filmica. La regia gioca fra diversi piani narrativi, generando volutamente una suggestiva confusione diegetica. A onor di precisione, sarebbe sbagliato definire questa opera come un vero mockumentary, poiché la interessante sovrapposizione di filmati originali, girati da un gruppo di persone che ha veramente indagato su queste cose, e quelli del film infrange le regole base di un “finto documentario” al cento per cento. A tal proposito, è sufficiente ricordare il perfetto rispetto di questa forma cinematografica nel bellissimo Cloverfield (2008) di Matt Reeves. Come studiosi di cinema siamo decisamente attenti a distinguere tra quegli autori che si cimentano, anche con un certo coraggio, completamente con il mockumentary e quegli altri che invece utilizzano solo in parte questa incisiva forma di narrazione, semplificandosi di molto le cose.

Il film mostra di avere delle buone basi storiche, guidando lo spettatore verso una conoscenza tangibile dei luoghi messi sotto esame, in una Napoli dal grande fascino esoterico. Anche per questo va un plauso agli autori, giacché loro ci propongono una visione sofisticata e non banale della capitale partenopea, la quale fin troppo spesso ci viene presentata solo per essere la patria della pizza e della camorra, quando le persone con un po’ più di cultura sanno benne che a Napoli si trovano tesori artistici di inestimabile valore e che si tratta di una città che ha spesso giocato un ruolo importantissimo per tutta l’Europa.

 

Certo, stona e non poco che in una storia dove si fanno i nomi dei  maggiori esponenti dell’esoterismo italiano, come ovviamente quello del Conte di Cagliostro, manchi almeno un piccolo accenno a Julius Evola, uno dei più grandi studiosi del Novecento di tali argomenti, nonché tra i massimi esponenti del Pensiero Tradizionale; ennesimo esempio di come quello che ormai viene spesso definito come il terzo filosofo italiano del secolo appena trascorso per importanza, dopo Croce e Gentile, sia ancora vittima di una certa ghettizzazione.

Ciononostante, ci sentiamo di apprezzare il lavoro di De Falco per il coraggio di esordire con una storia di genere, proposta con un certo gusto; finalmente alla ricerca di uno spunto originale, proponendo così una immagine della cinematografia italiana ben lontana dalla solita dicotomia tra film d’autore e commedia.