THE RED SUITCASE, Recensione di Catello Masullo

THE RED SUITCASE, Recensione di Catello Masullo

(credits e sinossi da https://www.labiennale.org/it/cinema/2023/orizzonti/red-suitcase)

THE RED SUITCASE

Orizzonti

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Regia: Fidel Devkota
Produzione: Icefall Productions (Ram Krishna Pokharel, Shova Thapa), Film Council Productions, Cine Sankipa
Durata: 87’
Lingua: Nepalese
Paesi: Nepal, Sri Lanka
Interpreti: Saugat Malla, Prabin Khatiwada, Bipin Karki, Shristhi Shrestha, Sonam Lama, Anju Deuja, B. Bishowkarma
Sceneggiatura: Fidel Devkota
Fotografia: Sushan Prajapati
Montaggio: Saman Alvitigala
Scenografia: Ramlal Khadka
Costumi: Sujan Pariyar
Musica: Uttsav Budhathoki
Suono: Shrawal Raj Pandey, Sudeepta Sadhukhan
Effetti visivi: Rivinu Amanda

 

SINOSSI

Un autista parte con il suo pick-up dall’aeroporto di Kathmandu per un viaggio di due giorni, con una consegna che arriva dall’estero e deve essere portata in un lontano villaggio di montagna. Per strada, una figura solitaria cammina lentamente verso lo stesso villaggio, trascinando una piccola valigia rossa.

COMMENTO DEL REGISTA

Il film riflette i sentimenti dei giovani del Nepal di oggi, che vivono in una crescente incertezza, politica ed economica. Anche se si tratta di un film di fiction e la trama presenta fatti piuttosto improbabili, questi appaiono possibili, perché narrati come nelle favole, nei miti e nelle leggende della regione.
Il mio scopo è quello di trasportare l’antropologia, mia materia di studio, nel mondo della fiction e sperimentare utilizzando precisi dettagli etnografici, per rendere più intense le emozioni e portare avanti la narrazione.
Abbiamo anche cercato di esplorare e rappresentare le culture visive del Nepal. Numerosi aspetti del film derivano infatti dalla tradizione locale, come le offerte di incenso e gli specchi ai lati della strada per placare le divinità delle aree che l’autista attraversa.
Abbiamo trascorso molto tempo alla ricerca di luoghi che combaciassero con la mia personale visione del film. Ho cercato paesaggi surreali che comunicassero malinconia e rispecchiassero quindi la solitudine dei protagonisti. Abbiamo utilizzato elementi della cinematografia classica, fortemente influenzata dalle opere di maestri come Kenji Mizoguchi, Yasujiro Ozu e Hou Hsiao-hsien. L’uso dei piani sequenza e delle inquadrature fisse è stata una scelta spontanea, che è risultata perfetta per la narrazione del film.

PRODUZIONE/DISTRIBUZIONE

PRODUZIONE: Ram Krishna Pokharel, Shova Thapa – Icefall Productions
Jyatha, Thamel
44600 – Kathmandu, Nepal
Tel. +977 15312622
Mob. +977 9801073904
info@icefallproductions.com
http://www.icefallproductions.com

ALTRE COPRODUZIONI: Film Council Productions, Srilanka and Cine Sankipa, Nepal

DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE: Anna Krupnova – Reason8 Films
19-21 Crawford St, #482
W1H 1PJ – London, United Kingdom
ak@reason8films.com

UFFICIO STAMPA: Lucius Barre
Tel. +1 917353 2268
luciusbarre@gmail.com

 

Recensione di Catello Masullo: Questo film è uno dei rarissimi casi di co-produzione intra-asiatica. Siamo infatti abituati a vedere film asiatici co-prodotti con paesi europei o comunque occidentali. Invece questo film nepalese è co-prodotto con lo Sri Lanka. Grazie forse anche ai buoni uffici del direttore della fotografia, Sushan Prajapati, che proprio dallo Sri Lanka proviene e che aveva già collaborato con il regista Fidel Devkota. Direttore della fotografia che ha fatto un lavoro davvero eccellente. Pur eseguendo le indicazioni del regista, che predilige la camera fissa, secondo la vecchia scuola, si è però imposto in alcuni casi con scelte stilistiche che impreziosiscono il film. Come nel caso del ritorno a casa del migrante dalla trolley rossa, con mirabili scene dalla luce caravaggesca. Il film è denso di poesia, mistero e magia. Molto curato non ha nulla fuori posto. Anche i tempi nei dialoghi, che appaiono apparentemente eccessivamente dilatati tra domande e risposte,  trovano una loro perfetta giustificazione quando si svela nel finale il mistero dello stato di chi deve rispondere. Un gioiellino d’arte cinematografica. Da non perdere.

Curiosità, ho chiesto al regista: “mi piacerebbe approfondire gli aspetti magici, esoterici e trascendenti. La persona con la suitcase rossa è fermo alla fermata dei bus, passa il camioncino e non si vede più, si immagina che sia salito magicamente sul camion. Alla stazione di servizio un ragazzo fissa l’interno vuoto della cabina e sembra che veda la presenza dell’uomo. Lo stesso una bambina che passa che lo saluta. Quale è il rapporto nella vostra cultura tra la vita e la morte, richiamata anche dalla canzone sui titoli di coda?”. Questa la risposta di Fidel Devkota: “grazie per la domanda. Sono un antropologo, faccio ricerca personale. Ogni cultura ha un suo liguaggio visivo. Il bambino sembra fissare l’interno del camion e la ragazzina che saluta con il braccio: i bambini, nella loro innocenza, possono vedere cose che noi non possiamo vedere. Ci sono aspetti del Nepal e della sua cultura nel film”.

 

 

Valutazione sintetica: 7.5/8