Exiled, recensione di Riccardo Rosati

Exiled

Genere: azione

Nazione: Hong Kong

Anno produzione: 2006

Durata: 105′   

Regia: Johnnie To

Cast: Anthony Wong Chau-Sang, Francis Ng, Simon Yam, Nick Cheung, Richie Ren

Sceneggiatura: Szeto Kam-yuen, Yip Tin-shing

Distribuzione: RHV

 

Braccati

1998, Macao, con il passaggio della ex-colonia portoghese nelle mani dell’amministrazione cinese tutto cambia, incluse le dinamiche tra  bande rivali. Wang, arrivato dalla moderna e occidentale Hong Kong, vuole prendere il potere sulla malavita locale, e intanto medita vendetta nei confronti di Wo, che un tempo aveva tentato di ucciderlo e che ora vive proprio a Macao, insieme alla moglie e al figlio appena nato. A farlo fuori manda dei killer, amici d’infanzia di Wo. Questo si rivela un grosso errore, poiché il sentimento di amicizia che lega questi uomini, mischiato a un debito di riconoscenza nei confronti del vecchio compagno ora da eliminare, complica il tutto, sino a costringere il gruppo di amici-criminali a una fuga continua…

 

Qù nǎr?

“Dove andiamo? (per l’appunto: Qù nǎr in cinese), tale è la domanda che ricorre insistentemente in questa ottima pellicola a firma di un autore ormai classico del genere poliziesco/azione come Johnnie To. In macchina, al coperto, per strada, costoro si chiedono a turno dove andare per sfuggire alle tante persone che gli danno la caccia. Questo ripetere “dove andiamo” non è altro che un segnale di come, quasi sin dall’inizio della storia, la loro sorte sia segnata: verranno inseguiti, trovati e, ovviamente, eliminati. Johnnie To affresca con un certo lirismo le vicende di questi esseri umani messi al bando da tutto (in tal senso il titolo della pellicola è assai indicativo), persino dal loro stesso mondo mafioso, i quali però traggono la loro forza dal microcosmo creato dall’amicizia che li unisce, come se questa riuscisse da sola a proteggerli, almeno momentaneamente.

Le vicende dei protagonisti di Exiled non mancano di suscitare importanti interrogativi. Il regista hongkonghese indaga i rapporti tra uomini, tessendo con abilità una trama sul cameratismo e l’amicizia virile, senza mai scadere nel “machismo” tipico dei film di gangster; anzi questi violenti criminali rivelano di possedere un humour abbastanza sorprendente, tanto da sembrare talvolta più delle caricature, che degli spietati assassini.

 

La colonna sonora, ricercata e di stampo chiaramente occidentale –  tanto per ricordarci che Macao è ormai Oriente solo per la sua posizione geografica e per il cibo – ritma in modo perfetto gran parte del film. La fotografia è sempre in movimento, con dei morbidi carrelli laterali che si concentrano sovente su dei piani che ripropongono la medesima ricerca della espressività dei volti dei Western del nostro Sergio Leone. Un’altra probabile citazione è rappresentata dal ricorso a sequenze rallentate, dove non è difficile trovare un rimando a quelle tanto amate da Sam Peckinpah.

 

Nei film di Johnnie To, la legge è spesso un fenomeno marginale, dove i poliziotti vengono mostrati come personaggi privi di un autentico appeal, quasi fossero degli impiegati come tanti altri. Quello che interessa veramente mostrare e indagare al regista di Hong Kong è l’universo criminale e i suoi codici. Ciò viene fatto con la eleganza tipica di quel “vizio estetizzante” presente in molto cinema cinese degli ultimi anni, il quale ha tuttavia il grandissimo merito di portare in sala il più delle volte opere pulite e raffinate; ci verrebbe da dire persino belle, ma viviamo in un’epoca troppo relativistica e nichilista, per poter comprendere bene il vero significato di questa parola.

Riccardo Rosati

 

 

  Caratteristiche tecniche

Formato Video: 2.35:1

Formato audio: italiano 5.1, cantonese 5.1

Sottotitoli: italiano

 

Contenuti speciali

Trailer originale

Trailer americano

Making of

Intervista a Johnnie To