Foto di Andrea Bacchi, da sx: Francesca Comencini, Catello Masullo (SNCCI)
IL TEMPO CHE CI VUOLE, recensione di Andrea Bacchi
Il film è focalizzato nel “rapporto tra padre e figlia”. La quale, sin da bambina, si è trovata in un set cinematografico, avendo contatti con l’ arte del padre. E’ chiara con il rapimento e l’ uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse l’ epoca della fine anni 70 inizio 80 . “Andiamo a Parigi per un periodo di tempo” : ” e quanto ci stiamo” “il tempo che ci vuole”. Queste battute tra padre e figlia scaturiscono da una crisi esistenziale giovanile e da incapacità realizzativa dalla protagonista, dove l’ unico punto in comune con il padre è quello del timore dell’ insuccesso, di non esserne capace. Il contrasto avviene tra fare un film autobiografico di cui il padre era contrario. Sostenendo che un film doveva occuparsi dell’ attualità. Nel film si vedono alcuni luoghi monumentali di Roma come piazza del Popolo e piazza Navona.
Intervento della regista Francesca Comencini : Ricordi meccanici della memoria dove tutte le vicende vissute venivano interpretate da personaggi in un teatrino. Ha utilizzato nel film spezzoni di film del primo 900 salvati da mio padre e che hanno dato vita alla cineteca di Milano, dove sono custoditi . Ha considerato il cinema come luogo d’ incontro, ha preso l’ occasione per ringraziare gli attori. Alcune scene sono state girate nella casa in cui ha vissuto con suo padre:”Prima la vita e poi il cinema”.