La rivolta delle ex, Mark Waters, recensione di Riccardo Rosati

La rivolta delle ex

(“Ghosts of Girlfriends Past”)

 

Genere: commedia

Nazione: USA

Anno produzione: 2009

Durata: 100’

Regia: Mark Waters

Cast: Jennifer Garner, Matthew McConaughey, Michael Douglas, Emma Stone, Noureen DeWulf, Anne Archer, Noa Tishby, Daniel Sunjata, Lacey Chabert, Christa B. Allen

Sceneggiatura: Jon Lucas e Scott Moore

Produzione: Jon Shestack e Brad Epstein

Distribuzione: Warner Bros. Italia

 

 

 

 

 

 

Un playboy da competizione

Il famoso fotografo dei divi Connor Mead ama la libertà, il divertimento e le donne. Scapolo incallito, sostenitore delle relazioni libere e grande avversatore del matrimonio, non ci pensa due volte a rompere con più ragazze contemporaneamente al telefono, mentre si sta già preparando per la sua prossima conquista, fagocitando una bellissima donna dopo l’altra. Se giudicata dalla sua personalissima ottica, Connor conduce una vita da sogno. Tutto però cambia quando il suo adorato fratellino lo invita nella loro vecchia casa per celebrare le sue nozze. Qui il cinico playboy non ritrova soltanto quel po’ di famiglia che gli rimane, i genitori sono morti in un incidente quando era ragazzino, ma anche il proprio passato, i sogni che aveva e, specialmente, quell’amore che non ha mai dimenticato, Jenny. Ciononostante, il suo cinismo non è intaccato nemmeno da tutti questi ricordi, dunque gli serve un “aiutino”. In soccorso arriva il fantasma di suo zio Wayne (Michael Douglas): il festaiolo e leggendario donnaiolo sulle cui gesta e avventure Connor ha modellato tutta la propria vita.

 

Quando una storia non è mai troppo vecchia

Dagli sceneggiatori di Una notte da leoni (“The Hangover”, 2009) viene fuori un film carino e dolce. I dialoghi sono ben calibrati e attenti a non scadere nel volgare o nella melensa retorica cinematografica, tipica di questo genere di commedie romantiche. La parte più acuta della trama sta nella riflessione sul matrimonio: da un lato la visione prevenuta di Connor, dall’altro quella dei suoi amici in piena sindrome prenozze; ma forse la verità sta nel mezzo, c’è matrimonio e matrimonio!

 

Decisamente eccellenti i due protagonisti: l’aitante Matthew McConaughey risulta intenso ed elegante, mentre la bellissima  Jennifer Garner conferma la sua tendenza a puntare molto sulla dolcezza del suo sguardo, piuttosto che su di un fisico mozzafiato; cosa che purtroppo al cinema non fa quasi nessuno. Seppur in un piccolo cammeo, il cavallo di razza Douglas concede inoltre qualche minuto della cara “vecchia scuola”, regalandoci un personaggio ironico al limite della caricatura.

La cosa tuttavia più importante da notare in questa pellicola è la  buona riuscita della trasposizione cinematografica (e non “versione”) del celeberrimo Canto di Natale (“A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost-Story of Christmas”, 1843) di Charles Dickens (1812 – 1870), a dimostrazione di come certe storie non smettano mai di infondere linfa vitale al cinema, nonché di quanto questo struggente racconto sia radicato nella cultura popolare anglosassone.

 

In sintesi, quella di Waters è da considerarsi una opera sobria e intelligente sui sentimenti e che ripropone, come detto poc’anzi, la questione di quanto la grande Letteratura possa dare un contributo fondamentale alla Cinematografia, concetto oggi finito in secondo piano, poiché ormai questo sembra essere un settore a esclusivo appannaggio delle fiction televisive.

Riccardo Rosati