Recensione di Justice’s Nights di Donato Leoni
Justice’s Nights è un audace progetto audiovisivo firmato dal regista italiano Donato Leoni, che affronta senza compromessi due tematiche controverse e cariche di tensione emotiva: il desiderio di farsi giustizia da soli e l’ambiguità del rapporto incestuoso. Con un impianto visivo estremamente curato e una forte impronta stilistica, Leoni realizza un’opera che lascia il segno, evocando il fascino decadente e notturno degli anni ’80.
L’estetica della serie, fortemente ispirata a Miami Vice, si nutre di luci al neon, atmosfere metropolitane rarefatte, auto d’epoca rombanti e una colonna sonora sintetica dai tratti retrowave e vaporwave. Il tutto contribuisce a creare un universo narrativo sospeso tra sogno e incubo, in cui la violenza si mescola con la sensualità e la morale viene costantemente messa in discussione.
Al centro della storia ci sono due sorelle, protagoniste tanto complesse quanto disturbanti, legate da un vincolo di sangue e da un legame affettivo che scivola presto nell’ambiguità erotica. Le due, animate da un senso feroce e personale della giustizia, si muovono in un mondo corrotto e brutale, affrontando i propri demoni interiori con la stessa spietatezza con cui affrontano quelli esterni.
Leoni non cerca facili giudizi né soluzioni consolatorie. La sua regia asciutta ma carica di tensione ci guida in un viaggio oscuro dentro le pieghe dell’animo umano, dove la vendetta si confonde con l’amore, la giustizia con l’ossessione. Justice’s Nights è un esperimento coraggioso, disturbante, esteticamente ipnotico, che conferma il talento visivo e narrativo di Donato Leoni e lascia lo spettatore con più domande che risposte — come ogni opera d’arte davvero provocatoria dovrebbe fare.
A cura di Serena Verdone