ANOCHE CONQUISTÉ TEBAS, RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA

ANOCHE CONQUISTÉ TEBAS, RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA

credits e sinossi : https://www.giornatedegliautori.com/program/anoche-conquiste-tebas/

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Concorso 2025

ANOCHE CONQUISTÉ TEBAS

LAST NIGHT I CONQUERED THE CITY OF THEBES

Gabriel Azorín

Spagna, Portogallo, 2025, 112′, colore

Sceneggiatura: Gabriel Azorín, Celso Giménez

29 AGOSTO 22:00 – Sala Corinto
Press/Industry

02 SETTEMBRE 16:45 – Sala Perla
Pubblico, tutti gli accrediti
Segue Q&A

06 SETTEMBRE 17:00 – Sala Perla
Pubblico, tutti gli accrediti

 

fotografia
Giuseppe Truppi
montaggio
Ariadna Ribas
suono
Sérgio Silva

scenografia
Miguel Ángel Rebollo
costumi
Patricia Moreira

interpreti
Santiago Mateus (António)
António Gouveia (Jota)
Oussama Asfaraah (Aurelius)
Pavle Čemerikić (Pompei)

produzione
DVEIN Films
co-produzioni
Filmika Galaika
Bando à Parte
produttore
Carlos Pardo Ros
co-produttori
Beli Martínez
Roi Carballido
Rodrigo Areias
Teo Guillem
con il supporto di
ICAA
AGADIC
ICA
RTVE
TVG
RTP
Ibermedia

vendite internazionali
MoreThan Films
www.morethan-films.com
morethan@morethan-films.com

ufficio stampa internazionale
WOLF Consultants
Gordon Spragg
& Michael Arnon

www.wolf-con.com
hello@wolf-con.com

SINOSSI: In un freddo pomeriggio d’inverno, António e Jota tornano dal fronte con i loro amici, alla ricerca di un antico bagno termale romano. Scherzano tra loro mentre guadano le paludi, raccontando i successi strategici del passato. Le terme, nascoste per tanto tempo dall’acqua di una cisterna, sono diventate meta di persone di tutte le età che, incuriosite da questa scoperta, ora vi passano l’intera giornata. C’è qualcosa di misterioso in queste acque termali: è come se i bagni influenzassero l’umore degli uomini, dando loro il coraggio di esprimere cose che non avevano mai riferito a nessuno. Quando dal giorno si passa alla notte, iniziano a confessare i propri sentimenti e la paura di perdere per sempre il loro migliore amico.

 

 

 

2025 Anoche conquisté Tebas
2021 El ruido del universo (cm)
2017 Los Mutantes (mm, doc)
2015 Mañana vendrá la bala (cm)
2012 Los Galgos (cm)

NOTE DI REGIA: «Anoche conquisté Tebas è il mio primo lungometraggio. In ogni film esiste un conflitto tra la linearità e la circolarità del tempo. Il cinema è unico nel suo essere un’esperienza fugace eppure duratura, come la vita che è effimera ma è anche un rifugio confortevole ed eterno. Il pubblico attraverserà uno spazio fisico tra le pieghe del tempo, e sembrerà immerso in un’altra dimensione. Immergersi e fluttuare rappresentano momenti significativi. Calare in acqua di notte affrontando una conversazione intima, semplifica l’accesso a nuovi stati sensoriali e percettivi. Con il fluttuare possiamo cogliere la forza vitale della gravità, e un dialogo prolungato può rivelare altri tempi, mentre l’adattamento all’oscurità consente di vedere gradualmente l’invisibile. La luce elettrica è d’aiuto, ma nasconde ciò che è sempre stato lì. Le stelle sono un esempio scontato, ve ne sarebbero altri. Nell’intimità di una notte buia, António confessa a Jota la sua solitudine. E, quando i loro occhi si adattano all’oscurità, scorgono ciò che prima era invisibile. Fare un film mi ha dato l’opportunità di creare personaggi che esprimono cose che io non ho mai osato dire ai miei amici. Mi interessa ritrarre questo tipo di intimità tra uomini e mostrare la mascolinità nella sua forma più vulnerabile». [Gabriel Azorín]

Gabriel Azorín ha diretto i cortometraggi Los Galgos (2012), Mañana vendrá la bala (2015) e El ruido del universo (2024). È membro del collettivo cinematografico lacasinegra. I suoi lavori sono stati proiettati al Festival di San Sebastián, Entrevues, Festival dei Popoli, Festival di Siviglia, Ficunam. È stato anche produttore di film come Azor di Andreas Fontana (Berlinale, 2021), La sangre es blanca di Óscar Vincentelli (FIDMarseille, 2021), H di Carlos Pardo Ros (Visions du Réel, 2022). Anoche conquisté Tebas è la sua opera prima.

 

RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA: Il Maestro dei Maestri, Sir Alfred Hitchcock, che ha cominciato a dirigere film all’epoca del cinema muto, e che ha proposto tecniche rivoluzionarie che sono state adottate da generazioni di cineasti che lo hanno seguito, era prodigo di consigli e di insegnamenti finalizzati alla realizzazione di film che potessero destare l’attenzione degli spettatori. Prima di tutto tenere gli spettatori in sospensione, possibilmente per l’intera durata del film, in modo che ad ogni fotogramma si induca, la voglia di vedere, capire cosa ci sarà in quello successivo. Sia nella scrittura delle scene che nella tecnica di ripresa e di ritmo nel montaggio, precisando che il cinema che funziona è quello che ripropone la vita reale eliminando le parti noiose. Un certo tipo di scuola di cinema lusofono, soprattutto portoghese, ma con qualche “contagio” in Brasile, sembra programmaticamente andare in direzione opposta a questi insegnamenti. Una esemplificazione è in questa opera prima di Gabriel Azorín. Il quale introduce il suo film con interminabili inquadrature zenitali di un gruppo di ragazzi che camminano e discutono, con lentissima zoomata in allontanamento, perdendo progressivamente l’audio. Anche il successivo totale che ritrae una visita archeologica guidata, si chiude con una lunga zoomata all’indietro, ad azione largamente conclusa.  Allo spettatore medio appare come “un cinema (ingiustificatamente) al rallentatore”. Con progressivo rischio di perdere una delle merci più pregiate di un film da proporre al pubblico: l’attenzione dello spettatore. Il quale ultimo tende a reagire alla proposta di un tale linguaggio come ad un tentativo di “tortura”, lenta, impietosa e sadica, perpetrata nei suoi confronti. Rinsaldato in questo “sospetto” dalle riprese delle scene termali, con progressiva perdita della luce, fino alle tenebre totali (che alla visione alla Mostra di Venezia ha fatto registrare più di una risata, da umorismo involontario, un altro dei peggiori nemici dei cineasti). Sempre allo spettatore medio viene il dubbio che il film si cimenti nella dimostrazione della teoria della relatività di Albert Einstein, circa la dilatazione dei tempi, con una forbice che si allarga sempre maggiormente tra tempo reale e tempo percepito (in una sala con molti spettatori, se si è seduti nelle ultime file, il fenomeno si avverte visivamente agevolmente, con la accensione dei cellulari per controllare l’orario: cosa che accade raramente con un film di Hitchcock…). Lo spettatore medio si chiederà anche la ragione che ha indotto il regista a mostrare nella sua totalità, in tempo reale, la complessa operazione in cui uno degli attori indossa dei calzari da antichi romani, dotati di lunghe stringhe di cuoio, che richiedono tempi lunghi per essere allacciate. Oppure le lunghe pause riflessive durante lente ed interminabili conversazioni. In definitiva, lo spettatore medio, pur non conoscendo forse la raccomandazione di Hitchcock di rappresentare la vita togliendo le parti noiose, si chiede per quale motivo le parti noiose vengano, invece, aggiunte in questo film (nelle NOTE DI REGIA, sopra riportate, in effetti l’autore fornisce spiegazioni alle sue scelte espressive, convincenti, soprattutto per gli addetti ai lavori. Per uno spettatore medio, che non ha modo di leggerle, non saprei…).  

 

VALUTAZIONE SINTETICA: 6