Louise-Michel
Genere: commedia
Nazione: Francia
Anno produzione: 2008
Durata: 94’
Regia: Benoît Delépine, Gustave Kervern
Cast: Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux, Jacqueline Knuysen, Francis Kuntz, Hervé Desinge, Sylvie Van Hiel
Produzione: Benoît Jaubert, Mathieu Kassovitz
Sceneggiatura: Benoît Delépine, Gustave Kervern
Un modo del tutto originale per spendere la propria liquidazione
Una vecchia fabbrica nella regione francese della Picardia. Pochi mesi dopo una riduzione del personale, le operaie sono in allarme. Il capo le convoca per una piccola sorpresa: un grembiule personalizzato e la promessa che il loro lavoro è al sicuro. La mattina seguente, la costernazione, macchinari, uffici, tutto è stato sgombrato durante la notte. La Direzione è scomparsa, con la complicità di una repentina nuova gestione.
Le lavoratrici si radunano in un caffè, cercando di capire come spendere quei pochi soldi di indennità che gli sono stati riconosciuti dalla azienda. Sono scandalizzate e decidono di mettere insieme il loro denaro per finanziare un progetto di reimpiego. Vengono prese in considerazione diverse idee: creare una società, rilevare un’altra fabbrica, fare un calendario un po’ spinto ma nulla riesce a suscitare l’entusiasmo. Louise, la più scatenata, prende la parola. Ha una idea che è convinta rinfrancherà il loro morale ora a terra e che si possono permettere: assumere un sicario per uccidere il vecchio capo! Il consenso è unanime.
Una storia sul sociale, con un humour poco francese
Una avventura fra l’anarchia e la comicità, con un messaggio di fondo in qualche modo ottimista, sebbene non se letto nell’ottica tradizionale. Benoît Delépine e Gustave Kervern concepiscono una piccola perla del cinema indipendente europeo. Dietro a una apparente semplicità formale, a volte quasi volutamente trascurata nei dettagli, si nasconde una politica autoriale sofisticata, dalla quale si evince il complesso ragionamento sul valore del linguaggio filmico da parte dei due registi. In poche parole, si può ancora fare un ottimo lavoro con due soldi; noi italiani dovremmo saperlo bene. I dialoghi sono eccellenti, difatti questo è un film che tecnicamente si potrebbe definire “di sceneggiatura”, con quel suo umorismo nero, totalmente cinico, che ricorda molto quello di stampo britannico. Anche il mostrare la miseria, la trascuratezza e la grettezza in cui versano oggi, come ieri, i lavoratori, senza un minimo di pietismo né poesia, riprende molto quella asettica e disincantata analisi sociale tipica di alcune pellicole inglesi, come ad esempio Full Monty – Squattrinati organizzati (“Full Monty”, 1997) di Peter Cattaneo. Altro aspetto di grande qualità di questa opera sono le musiche, ricercate, mai banali, spesso prese dalla tradizione country e blues, generi musicali per l’appunto che cantano le storie delle classi più basse della società.
In definitiva, Louise-Michel è una elegia della anarchia, una specie di buffo Western sociale, in cui i buoni diventano cattivi, in una trama senza dubbio intelligente, la quale strizza l’occhio priva di imbarazzo di sorta sugli aspetti grotteschi della vita.
Riccardo Rosati
Conferenza stampa
Interviene alla conferenza stampa del film, tenutasi presso la sede della Ambasciata di Francia a Roma in Palazzo Farnese, uno dei due registi, Gustave Kervern.
È vero che Isabelle Adjani e Gérard Depardieu vi hanno contattati per essere diretti da voi due?
Sì, è così. Entrambi lavoreranno nel nostro prossimo film. Isabelle in particolare ha mostrato di amare molto questo nostro ultimo lavoro. Per noi sarebbe davvero bellissimo poter lavorare e riuscire a mettere insieme due attori di questo livello.
… e di che cosa parlerà questa nuova pellicola?
Dei temi che ci stanno più a cuore, le tematiche legate al sociale, tanto per capirsi. In questo caso sarà una storia su di un pensionato, che verrà interpretato proprio da Gérard.
La trama di Louise-Michel sembra davvero legata alla cronaca recente, con lavoratori che prendono in ostaggio i loro capi. Che ne pensa?
Mah, non è nulla di particolarmente nuovo per noi: in Francia abbiamo una tradizione ben consolidata di sequestri di imprenditori da parte dei lavoratori. Da questo punto di vista, il film non propone niente di veramente innovativo. Tuttavia, sono convinto che la nostra storia abbia scosso la coscienza di parecchie persone, specie tra i giovani.
Personalmente giustifico in pieno queste azioni dimostrative da parte degli operai. Si tratta di atti nonviolenti. Sono decenni che gli operai non vengono più rispettati. È giusto che si ribellino.
Per quale motivo avete scelto di dare una lettura comica di una situazione così attuale e drammatica?
Al giorno d’oggi non esistono più i veri “padroni”, dunque non si sa mai con chi prendersela. È una società fatta di uomini di paglia e di paradisi fiscali. Come è possibile giustificare questa forma di capitalismo totalmente virtuale e immorale? È una tipologia di società grottesca, disgustosa… valeva la pena ridicolizzarla.
Siete soliti lavorare con una sceneggiature precisa?
Di norma no, ma in questo caso sì. Per ottenere dei finanziamenti pubblici abbiamo dovuto presentare una sceneggiatura completa, che tanto poi abbiamo in gran parte stravolto. Lo abbiamo fatto anche per rispetto verso gli attori professionisti con cui ci siamo trovati a lavorare in questa pellicola. Dunque, è la prima volta che abbiamo percorso tutto l’iter canonico per la produzione di un film. Ma a noi piace improvvisare. In passato abbiamo spesso trovato soluzioni di regia sui luoghi in cui giravamo.
Non amiamo i film troppo perfetti, con movimenti di macchina eccessivi. Noi, ad esempio, utilizziamo le inquadrature fisse non solo per risparmiare, ma anche perché sinceramente ci piace così!
Come è nata questa idea di conferire ai due protagonisti una ambiguità sessuale?
Non è un aspetto funzionale nella trama. Lo abbiamo fatto per rendere omaggio al personaggio di Louise Michel, una delle primissime femministe della storia. Lei indossava abiti maschili e ha combattuto a fianco agli uomini al tempo della Commune di Parigi.
Infine, questo vostro film affronta tematiche decisamente pressanti. Ciononostante, qual è la sua visione personale del futuro?
Ritengo che ormai abbiamo raschiato il fondo. Sono ossessionato da quello che succederà e mi sento anche un po’ catastrofista: basta una piccola scintilla per far scoppiare tutto! Malgrado ciò, a parer mio, fino a quando la gente avrà la televisione e di che nutrirsi sarà molto dura che arrivi una rivoluzione.
