L’uomo del labirinto (recensione di Rossella Pozza)

L’uomo del labirinto (recensione di Rossella Pozza)

ITALIA – 2018

 

L’ondata di caldo anomala travolge ogni cosa, costringendo tutti a invertire i ritmi di vita: soltanto durante le ore di buio è possibile lavorare, muoversi, sopravvivere. Ed è proprio nel cuore della notte che Samantha riemerge dalle tenebre che l’avevano inghiottita. Tredicenne rapita e a lungo tenuta prigioniera, Sam ora è improvvisamente libera e, traumatizzata e ferita, è ricoverata in una stanza d’ospedale. Accanto a lei, il dottor Green, un profiler fuori dal comune. Green infatti non va a caccia di mostri nel mondo esterno, bensì nella mente delle vittime. Perché è dentro i ricordi di Sam che si celano gli indizi in grado di condurre alla cattura del suo carceriere: l’Uomo del Labirinto. Ma il dottor Green non è l’unico a inseguire il mostro.
Là fuori c’è anche Bruno Genko, un investigatore privato con un insospettabile talento…

  • Regia: 

Donato Carrisi

  • Attori: 

Toni Servillo

,

Dustin Hoffman

,

Valentina Bellè

,

Caterina Shulha

,

Luis Gnecco

,

Vinicio Marchioni

,

Stefano Rossi Giordani

,

Riccardo Cicogna

,

Carla Cassola

Into the Labyrinth

  • Colore:C
  • Genere:TELEVISIVO
  • Specifiche tecniche:DCP, (1:2.35), ARRIRAW (2K)
  • Tratto da:omonimo romanza di Donato Carrisi
  • Produzione:MAURIZIO TOTTI, ALESSANDRO USAI PER COLORADO FILM
  • Distribuzione:MEDUSA FILM
  • Data uscita30 Ottobre 2019

 

Recensione di Rossella Pozza : “La caccia non e’ là fuori, ma nella tua mente!”, questa frase detta da Dustin Hoffman a Valentina Belle’ e’ una buona chiave di lettura del film. Questo “L’Uomo del Labrinto” e’ il secondo film di Donato Carrisi, dopo “La Ragazza nella Nebbia”, entrambi da romanzi dello stesso autore. Con questo secondo film Carrisi, il cui “tocco” comincia ad imporsi, alza ancora l’asticella delle ambizioni. Ancora un noir, ancora un intrigo investigativo, ancora un grande Toni Servillo nei panni del detective. Ma qui la storia si sdoppia. E serviva un altro grande attore. Ed ecco che l’ambizioso Carrisi si rivolge nientemeno che a “sua maestà” Dustin Hoffman. Che da tempo non assumeva ruoli da protagonista. Non e’ stato poi tanto difficile convincere Hoffman a fare il film, e’ bastato, come ha riferito lo stesso regista nelle conferenza stampa di presentazione del film, raccontargli la storia e dirgli che c’era Toni Servillo. Il film e’ fascinoso ed intrigante. Serve una buona attenzione a seguirlo, per non perdere i tanti indizi che vengono forniti. Il premio e’ scoprire che non tutto era come sembrava. Non si può raccontare di più senza il rischio di spoil e di togliere gran parte del gusto nel vedere il film. Saranno facilitati nella comprensione i lettori accaniti dei tanti romanzi gialli di Carrisi. Che sapranno ad esempio perché la poliziotta scomparsa si chiama Mila Vasques, e perché, e si faranno anche un’idea di quello che sarà il terzo film di Carrisi, ma questa e’ un’altra storia…

Tornando a “L’Uomo del Labirinto”, e’ certamente un fine piacere intellettuale addentrarsi nel labirinto fisico e mentale del film. E cercare di dipanarlo. Apprezzare le recitazioni sublimi: se ci riuscite guardate la versione originale, dove la Belle’ e Hoffman recitano in inglese, magnifici, e notate il linguaggio del corpo di un sempre più bravo Toni Servillo, che mano a mano che avanza la storia, ed il suo male, si china sempre un po’ impercettibilmente di più. Apprezzabili anche le scelte estetiche vintage di Carrisi. Atmosfere alla “hard boiled novel” di Dashiell Hammet o Raymond Chandler, inquadrature agli skyline e zenitali, stile Hollywood. Location senza luogo e senza tempo (questa volta tutte ricostruite al teatro 18 di Cinecittà, visto che per il primo film, tutte le location esterne, o quasi, le aveva voluto ricostruire ed adattare). Situazioni kafkiane e lynchane, giochi degli specchi mirabili e significativi. Da non perdere per gli amanti del genere.

Curiosità : al primo incontro con Dustin Hoffman sul set (era la sua prima volta a Cinecittà, si e’ detto molto emozionato e rammaricato di aver rifiutato un ruolo che gli era stato offerto da Fellini, ndr), Carrisi gli ha raccontato che nel lontano ’99 aveva portato un suo soggetto ad un produttore che glielo aveva subito rifiutato dicendogli : “ma questo film in Italia non si può fare, ci vorrebbe Dustin Hoffman!”. Ed allora Carrisi ha detto ad Hoffman : “si vede che lei era nel mio destino”. Con mirabile ironia, Hoffman, così ha risposto : “Allora chiamami Dustino!”.

Valutazione sintetica: 7.5