C’è tempo  (recensione di Catello Masullo)

C’è tempo  (recensione di Catello Masullo)

ITALIA – 2018

Stefano è un quarantenne precario e immaturo, vive in un paesino di montagna e fa un lavoro bizzarro: l’osservatore di arcobaleni. Alla morte del padre, mai conosciuto, scopre di avere un fratellastro tredicenne, Giovanni, fin troppo adulto per la sua età. Senza alcuna intenzione di prendersene cura, Stefano parte per Roma e ne accetta la tutela solo per ricevere in cambio un generoso lascito. Profondamente diversi, i due intraprendono un viaggio in macchina che, fra diffidenze iniziali e improvvise complicità, si colora a ogni tappa. L’incontro con la cantante Simona, in tour con sua figlia, sarà la svolta nel rapporto tra Stefano e Giovanni che, strada facendo, scopriranno quanto essere fratelli possa essere sorprendente, proprio come un arcobaleno a due volte sovrapposte.

  • Regia: 

Walter Veltroni

  • Attori: 

Stefano Fresi

– Stefano,

Giovanni Fuoco

– Giovanni,

Simona Molinari

– Simona,

Francesca Zezza

– Francesca,

Sergio Pierattini

– Presidente (partecipazione),

Laura Ephrikian

– Carla,

Silvia Gallerano

– Luciana,

Shi Yang Shi (Yang Shi)

– Cinese,

Max Tortora

– Carabiniere,

Anna Billò

– Giudice,

Giovanni Benincasa

– Chinaglio,

Jean-Pierre Léaud

– Se stesso

NOTE

– CANDIDATO NASTRI D’ARGENTO 2019 PER: MIGLIOR ATTORE COMMEDIA (STEFANO FRESI), COLONNA SONORA.

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO  : Walter Veltroni, dopo 4 documentari e 3 serie tv, esordisce nel cinema di finzione. Veltroni di film ne ha visti tanti. Li ha studiati, li ha commentati. Come molti critici cinematografici che decidono di mettersi dietro la macchina da presa, ha fatto documentari molto interessanti, anche belli ed anche lirici. Ma il cinema di finzione, almeno sulla carta, e’ un’altra cosa. Sceglie la favola moderna. Cercando di metterci dentro tante cose, tante citazioni (scivolando, in questo, un po’ nella foga del debuttante): dal mitico I 400 colpi di Francois Truffaut , uno dei grandi critici diventato poi grande regista (di buon auspicio) (con tanto di poster in cameretta, vicino al gagliardetto della Juve…), Novecento di Bertolucci, con tanto di albergo a Parma dove fu girato Prima della rivoluzione, ai suggestivi casali di campagna dove in tv passano vecchie interviste con Scola e Mastroianni, fino al cammeo finale del vero Jean-Pierre Léaud, che aveva interpretato Antoine Doinel nei film di Truffaut, che si fa fare l’autografo da Giovanni(un bel colpo, non c’e’ che dire). Veltroni, con saggia umiltà e opportuna prudenza, chiama a collaborare in scrittura una grandissima professionista, Doriana Leondeff, ricordando la lezione del maestro Alfred Hitchcock, che usava dire che per fare un buon film servono tre cose : 1) la sceneggiatura, 2) la sceneggiatura, e, 3) la sceneggiatura!… E questo sicuramente ha aiutato nella scorrevolezza e nella risoluzione degli snodi narrativi. Il film e’ tenero, edificante, poetico, commovente, emozionante. Con attori in grande spolvero (ed in odore di riconoscimenti). Un grande inno d’amore per il cinema. Merita più di un doveroso omaggio e di essere proiettato nelle scuole di ogni ordine e grado.

Valutazione sintetica : 7