Tolo Tolo di Checco Zalone (Di Armando Lostaglio)

Tolo Tolo di Checco Zalone

Di Armando Lostaglio

Festeggia il produttore dell’ultimo film interpretato e diretto (per la prima volta) da Checco Zalone “Tolo Tolo”. Così Pietro Valsecchi che aveva prodotto anche i film precedenti del comico pugliese: “Checco Zalone ha riunito gli italiani dentro le sale cinematografiche. Un risultato incredibile che mi rende ancora più felice perché premia l’ opera prima di Checco come regista. Una scommessa vinta non solo per gli incassi, ma anche per la riuscita del film, che ha saputo divertire ed emozionare grandi e piccoli al di là di ogni divisione ideologica. Il nuovo decennio inizia bene per il cinema italiano grazie a questa iniezione di fiducia e di incassi che ricadono su tutto il sistema cinematografico”.                                                                                        Che altro aggiungere? Va benissimo così: incassi stratosferici garantiti con sale piene come si vedono ormai solo ai film di Zalone e pochi altri. E’ bello soprattutto vedere adolescenti entrare al cinema (il film lo abbiamo visto nell’accogliente Cinema Lovaglio di Venosa, la città di Orazio e di Gesualdo).                                         Il film è divertente, va detto, scritto insieme a Paolo Virzì che di cinema ne mastica; le battute alla Zalone non mancano con i paradossi riflessivi che lo rendono unico, alludendo a personaggi ben noti della scena come Celentano, fra voce e movenze. Si avverte un protratto Sordi e si propone anche il mix fra cartoon e realtà. Tuttavia, lui rimane una delle icone del nostro tempo: il suo film resta un efficace e consueto cabaret traslato come i precedenti sul grande schermo. La tematica delle migrazioni con tutto il dolore che porta dietro è letta con leggerezza non incidendo più di tanto sui traumi: un po’ come accadde al Benigni de “La vita è bella”. Zalone piace per il suo saper osare, sa cantare ed imitare, sa fare autoironia. In “Tolo Tolo” la cosa piacevole è anche il “recupero” di Nicola di Bari (con un piccolo ruolo) e la sua vecchia “Vagabondo” datata anni ‘70, mentre Nichi Vendola? Sarcasmo anche sull’ultimo retaggio di una Sinistra da referenza.                                                                                                                    I numeri di Zalone dicono che se la gente entra in sala il Cinema può dirsi vivo. Certo, si è un po’ tutti tentati e coinvolti dalla massiccia pubblicità. Per chi ama il Cinema rimane quasi un obbligo doverlo vedere, anche e soprattutto come fenomenologia rispetto al nostro tempo, nel giudizio che si può trarre in merito al rapporto fra qualità dell’opera e incassi. E su questo aspetto la misura appare davvero esagerata. Il Cinema come arte sarà per un’altra volta; dopo poche ore “Tolo Tolo” lo si è già quasi dimenticato.