IL FESTINO DELL’8 MARZO (RECENSIONE DI CATELLO MASULLO)

 

IL FESTINO DELL’8 MARZO (RECENSIONE DI CATELLO MASULLO)

REGIA : EMANUELE AJELLO

SOGGETTO : EMANUELE AJELLO

SCENEGGIATURA : EMANUELE AJELLO

DIRETTORE DELLA CINEMATOGRAFIA : ALESSANDRO DENTE

MONTAGGIO ED AUDIO : COBIT

DURATA : 5’

ATTORI : EMANUELE AJELLO, IRENE ANTONUCCI

SOGGETTO : CORTOMETRAGGIO DRAMMATICO SOCIALE

 

Sinossi : Una giovane donna, accetta un passaggio in auto e viene condotta prima in una discoteca, poi ad un festino…

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO : La storia  e’ di quelle raccontate un milione di volte. Vista e rivista. Destinata a ripetersi all’infinito fino a quando la cultura e l’educazione l’avranno vinta sull’istinto belluino dell’uomo, accecato dall’istinto di caccia e dal senso e di possesso, fino a fargli commettere orrendi delitti. L’intento del film e’ nobile e di alto valore sociale e morale. Lo stupro delle donne da parte degli uomini e’ pratica ancestrale, che si fa fatica ad estirpare in quasi tutte le civiltà, ahinoi. Ben vengano quindi momenti artistici che inducano a riflessione e, soprattutto, ad azioni concrete per combattere e, possibilmente, prevenire l’irreparabile. Però ogni arte ha le sue regole, che devono essere rispettate, se si vuole essere credibili ed incisivi. Il film chiude con una frase a tutto schermo, ad esergo finale, che recita : “Ancora, nel 2020 le donne vittime di violenza vengono trasformate in colpevoli perché in qualche modo… “se la sono andata a cercare”. Messaggio chiaro e condivisibile. E’, o meglio, dovrebbe essere il “messaggio” del film. Il condizionale e’ d’obbligo. Perché lo spettatore comune, nel vedere una giovane e procace donna accettare un passaggio in auto da uno sconosciuto che le promette di portarla a casa in 5 minuti, per poi vederla ballare in un discoteca con lo stesso uomo, strusciandosi a lui in modo inequivocabilmente provocatorio, e poi accettare l’invito da parte dello stesso, assieme ad altri due suoi amici, di lasciare la discoteca per andare ad un festino, non può non pensare che se l’e’ andata a cercare. Proprio quello che il film vorrebbe smentire e combattere. Intendiamoci, la evidente inavvedutezza e l’atteggiamento provocatorio della ragazza non danno alcun alibi agli stupratori, ne’ intaccano minimamente il diritto di ogni essere umano a non essere violentato da terzi. Ci mancherebbe. Ma la scelta drammaturgica del film sembra mettere a dura prova il giudizio dello spettatore comune. Proprio per l’alto valore sociale, appare, in sostanza, come un’occasione (parzialmente) perduta. A salvare il film, in parte, gli aspetti tecnici, che sono in genere carenti nei piccoli film autoprodotti, con mancanza di mezzi. La cinematografia di Alessandro Dente, la confezione in generale, e le interpretazioni sono infatti di livello e meritano un plauso.

 

Valutazione sintetica : 6