CINEMA MON AMOUR : PICCOLA STORIA DEL CINEMA: (PCTO / ex ASL: Cinecircolo Romano 2020/2021 per licei di Roma e di Tivoli) di Catello Masullo

CINEMA MON AMOUR : PICCOLA STORIA DEL CINEMA: (PCTO / ex ASL: Cinecircolo Romano 2020/2021 per licei di Roma e di Tivoli)

di Catello Masullo

 

La perdurante chiusura delle sale cinematografiche, causa pandemia, ha portato il Cinecircolo Romano, arrivato alla sua 56esima stagione, senza mai interruzioni, a proporre ai propri Soci programmi alternativi alle normali proiezioni in sala. Con la illustrazione via web (piattaforma Zoom) di contenuti originali, realizzati ad hoc, mediante un power point di introduzione, ricco di notizie e curiosità sul tema prescelto, illustrato oralmente in condivisione di schermo e successiva visione di una antologica cinematografica originale, composta con il montaggio di piccoli spezzoni di film di storia del cinema. Seguono commenti, con osservazioni, domande e risposte da parte dei partecipanti.

La registrazione di tali conversazioni sono visibili sul sito web del Cinecircolo Romano

Quella relativa a CINEMA MON AMOUR : PICCOLA STORIA DEL CINEMA:(PCTO / ex ASL: Cinecircolo Romano 2020/2021 per licei di Roma e di Tivoli), al seguente link :

https://www.cinecircoloromano.it/2020/12/eventi-dibattiti/cinema-mon-amour-piccola-storia-del-cinema-di-catello-masullo/

 

 

I contenuti trattati sono anche riassunti di seguito.

  1. Le origini remote

“Chiesi ai fratelli Lumières di vendermi una delle loro cineprese, ma loro si rifiutarono. Erano convinti che il cinema fosse una moda passeggera, senza alcun futuro!”.  Lo dice Ben Kingsley/Georges Méliès in “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, uno dei più alti inni di amore per il cinema che siano passati sugli schermi negli ultimi decenni. Contrariamente a quanto preconizzato dai Lumières, considerati gli inventori del cinema, la “settima arte” si è infatti rivelata uno dei più grandi fenomeni culturali, degli ultimi due secoli. In effetti le emozioni suggestive correlate alle proiezioni di immagini hanno origini molto remote. Si pensi ad esempio al mito della caverna di Platone, dove le ombre proiettate ai prigionieri sono metafora dell’intero mondo “dell’opinione”, cioè il sentire comune avulso dal pensiero filosofico. O anche al mito della nascita della pittura, redatto da Erodoto, dove la figlia di un vasaio, per fissare l’immagine del fidanzato in partenza per la guerra, ne disegnò il profilo copiandone l’ombra sul muro. Ricordo, ancora, che Aristotele nel IV secolo a.C. descrisse di come avesse visto un’eclissi proiettata sul terreno attraverso i fori di un colino.

E non bisogna dimenticare, al proposito, che le ombre cinesi risaligono al II secolo a.C. e che il filosofo Mozi aveva già osservato e messo per iscritto il fenomeno della proiezione capovolta di un paesaggio esterno se filtrata in una camera oscura attraverso un piccolo foro , fenomeno noto come stenoscopia (da geco stenos + opaios = foro stretto). Al cinese Ting Huan, nel 180 a.C. circa, spetta anche la creazione di un elementare zootropio (da greco zoe + tropos = vita + girare = ruota della vita), che fu messo a punto da William George Horner nel 1834  con una serie di disegni riprodotta su una striscia di carta, che viene posta all’interno di un cilindro dotato di feritoie a intervalli regolari , una per ogni immagine, che consenten, grazie al principio della persistenza retinica, di vedere immagini in movimento.

 

In Europa si ha notizia di studi ottici sulle proiezioni tramite lenti fin dal 1490, con la camera oscura leonardiana. Occorrerà però aspettare il XVII secolo per assitere alla nascita dell’antenato più prossimo allo spettacolo cinematografico, e cioè della lanterna magica. Che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa, tramite un foro con una lente. Simile, ma opposto per modo di fruizione, era il Mondo Nuovo, una scatola chiusa illuminata all’interno dove però si doveva guardare all’interno per vedere le immagini illuminate: tipico degli ambulanti tra XVIII e XIX secolo, rendeva possibile una fruizione anche di giorno, anche all’aperto.

A seguito della scoperta della fotografia, si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi. Si cominciò quindi a sperimentare modi di proiettare fotografie in successione, in modo da ricreare un’illusione di movimento estremamente realistica. Tra le centinaia di esperimenti in tutto il mondo, merita menzione la Cronofotografia di Etienne-Jules Marey (1830-1904). Quest’ultimo inventò nel 1882 il cosiddetto fucile fotografico a 12 fotogrammi al secondo, con tempo di esposizione di un 720-esimo di secondo e con un otturatore formato da due dischi rotanti. Uno dei quali aveva 12 finestre, mentre il secondo disco aveva solo una fenditura. Mentre il primo faceva un dodicesimo di giro, il secondo faceva un giro intero. A questo progenitore del cinema è stata dedicata , realizzata da Zapruder, la sigla che ha introdotto i film della settima edizione del Festival Internazionale del film di Roma, la prima con la direzione di Marco Muller.

 

Si pensa comunemente che il fenomeno della persistenza delle immagini sulla retina consenta allo spettatore di avere l’illusione del movimento. Questa affermazione è invece sbagliata. Il fenomeno consente all’occhio di percepire come un fascio di luce continuo ciò che, al contrario, è una rapida sequenza di lampi (nel cinema 48 al secondo, pari a 24 fotogrammi al secondo: ogni fotogramma viene infatti illuminato due volte); l’illusione del movimento è invece opera del cervello il quale, secondo meccanismi non ancora del tutto chiariti, “assembla” la raffica di immagini che gli vengono trasmesse in modo unitario creando da sé medesimo l’illusione che tali immagini siano in movimento. Secondo alcuni studi la percezione del movimento si ha già con sole sei immagini al secondo, anche se, ovviamente, la fluidità dell’azione risulta molto scarsa. I primi film muti venivano girati a circa sedici fotogrammi al secondo; lo standard dei 24 fotogrammi fu codificato solo con l’avvento del cinema sonoro onde ottenere una velocità lineare della pellicola sufficiente per una dignitosa resa sonora della traccia.

 

  1. L’avvento della celluloide

 

Celluloide è il nome commerciale di una serie di sostanze plastiche inventate nel 1863 o nel 1868 (le fonti sono discordanti) da John Wesley Hyatt (Starkey, New York, Stati Uniti, 28 novembre 1837 – Short Hills, New Jersey, Stati Uniti, 10 maggio 1920) e ottenute da nitrocellulosa al 10-11% di azoto, plastificata con canfora. È anche chiamata nitrato di cellulosa.

Pur trattandosi di un materiale flessibile e resistente all’umidità, la celluloide è estremamente infiammabile, e ciò ne ha limitato fortemente l’impiego.

L’impiego della celluloide come supporto per le pellicole fotografiche fu brevettato nel 1887 dal pastore episcopaliano Hannibal Williston Goodwin (Taughannock, New York, Stati Uniti, 21 aprile 182231 dicembre 1900), da alcuni ritenuto erroneamente l’inventore della celluloide. Si trattò di una rivoluzione nel campo della fotografia e rese possibile la nascita della cinematografia.

La celluloide non viene più usata per la fabbricazione di pellicole dal 1954 , proprio a causa della infiammabilità. È stata sostituita dal triacetato di cellulosa (non più usato) e, in seguito, dal poliestere (polietilene tereftalato) tuttora usato per la fabbricazione di pellicole cinematografiche. Ancora per poco, dato che ne è stata annunciata il definitivo abbandono, a favore della moderna tecnica digitale.

 

  1. La nascita del cinema

 

L’invenzione della pellicola cinematografica risale al 1885 ad opera di George Eastman. La prima ripresa cinematografica della storia è ritenuta essere Roundhay Garden Scene, cortometraggio di 2 minuti realizzato il 14 ottobre 1888 da Louis Aimé Augustin Le Prince.

Thomas Edison nel 1889 realizzò una cinepresa (detta Kinetograph) ed una macchina da visione (Kinetoscopio). La cinepresa scattava in rapida successione una serie di fotografie su una pellicola  da 35mm. Il Kinetoscopio consentiva ad un solo spettatore per volta di osservare, tramite un visore, l’alternanza delle immagini impresse sulla pellicola.  E’ però ai fratelli Lumière  che si deve l’idea di proiettare la pellicola, così da consentire la visione dello spettacolo ad una moltitudine di spettatori.

 

La nascita della cinematografia, come la intendiamo oggi, e cioè proiezione in sala di una pellicola stampata, di fronte ad un pubblico pagante, è infatti da datare al 28 dicembre 1895, grazie ad un’invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière. I quali mostrarono per la prima volta, al pubblico del Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi, un apparecchio da loro brevettato, chiamato cinématographe. Vennero proiettati in tale storica occasione tre brevissimi film : il celeberrimo “L’arrivée du train à la Ciotat”, che fece scappare a gambe levate i 35 spettatori, che temettero di essere investiti dal treno in arrivo, “L’arroseur arrosé”, il primo film comico della storia, che per anni è stata la sigla di introduzione ai film della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, e, infine,  “Le dejeneur de bébé” , ripresa di una scena familiare in cui un neonato, uno dei rampolli della famiglia Lumières, viene imboccato. Evocativo accostamento della nascita del  cinema alla nascita di una vita.

L’ apparecchio dei Lumières era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico, in modo da creare l’effetto del movimento.

Essi non intuirono il potenziale di questo strumento come mezzo per fare spettacolo, considerandolo esclusivamente a fini documentaristici, senza per questo sminuirne l’importanza, tanto che si rifiutarono di vendere le loro macchine, limitandosi a darle in locazione. Ciò determinò la nascita di molte imitazioni. Nello stesso periodo, Edison (negli USA) iniziò un’aspra battaglia giudiziaria per impedire l’uso, sul territorio americano, degli apparecchi francesi, rivendicando il diritto esclusivo all’uso dell’invenzione.

Dopo circa 500 cause in tribunale, il mercato sarà comunque liberalizzato. Nel 1900 i fratelli Lumière cedettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé. Il cinematografo si diffuse così immediatamente in Europa e poi nel resto del mondo.

 

  1. I primi blockbusters

 

Ai primi anni del ‘900 il cinema registrò alcuni clamorosi successi di pubblico: Assalto al treno (The Great Train Robbery) (1903) dell’americano Edwin Porter spopolò in tutti gli Stati Uniti, mentre il Viaggio nella luna (1902) del francese Georges Méliès, che si può considerare il vero padre del cinema di finzione immaginifico e visionario, ebbe un successo planetario (compresi i primi problemi con la pirateria). Vennero sperimentati i primi effetti speciali prettamente “cinematografici”, cioè i trucchi di montaggio (da Méliès, che faceva apparire e sparire personaggi, oggetti e sfondi, memore del suo passato di illusionista), le sovrimpressioni (dai registi della scuola di Brighton, ripreso dalla fotografia), lo scatto singolo (dallo spagnolo Segundo de Chomón, per animare i semplici oggetti), ecc. Si delinearono inoltre le prime tecniche rudimentali del linguaggio cinematografico: la soggettiva (George Albert Smith), il montaggio lineare (James Williamson), il raccordo sull’asse, i movimenti di camera.

 

  1. La prima crisi del cinema (e la prima rinascita)

 

Nel 1906 il cinema viveva la sua prima crisi, per il calo di interesse del pubblico. La riscossa però fu possibile grazie alla creazione di grandi sale di proiezione a prezzi molto contenuti rivolte alla classe operaia, come svago economico e divertente: nacquero i “nickelodeon” ( da “nickel”, termine che designava la monetina da cinque centesimi di dollaro  o nichelino ed “odeon” nome con cui nell’antica Grecia si designavano gli edifici destinati alle rappresentazioni musicali) . In queste sale era impensabile usare una persona per spiegare le vicende del film, per questo i film iniziarono ad essere intelligibili automaticamente, con contenuti più semplici ed espliciti e con le prime didascalie.

 

  1. Lo sviluppo del linguaggio cinematografico

 

La prima vera e compiuta espressione di linguaggio cinematografico puà essere considerato Nascita di una nazione (1915) dell’americano David W. Griffith . Questo film codifica una nuova “grammatica” (sia in termini di stile che di contenuti e di lunghezza) che ancora oggi è usata.

Mentre negli Stati Uniti si sviluppava un cinema narrativo classico, destinato a un pubblico vasto, in Europa le avanguardie artistiche svilupparono tutta una serie di film sperimentali che, sebbene limitati nel numero e nella reale diffusione, furono molto importanti per il cinema successivo. Tra gli autori più importanti ci furono l’italiano Anton Giulio Bragaglia, gli spagnoli Luis Buñuel e Salvador Dalí, i russi Dziga Vertov e lo stesso Ejzenstein, i francesi René Clair e Fernand Léger, il danese Carl Theodor Dreyer.

Un discorso a parte merita la Germania, dove la presenza di alcuni tra i migliori registi, attori, sceneggiatori e fotografi dell’epoca permise la creazione di opere innovative ma anche apprezzate dal pubblico, oltre che capisaldi del cinema mondiale. I tre filoni principali in Germania furono l’espressionismo, il Kammerspiel e la Nuova oggettività. Tra i registi più famosi vanno segnalati almeno Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il vampiro, 1922), Georg Wilhelm Pabst e Fritz Lang (Metropolis, 1927).

Dal 1917 in poi, si impone il concetto di film come racconto, come romanzo visivo: lo spettatore viene portato al centro del film e vi partecipa con l’immaginazione, esattamente nello stesso modo in cui, leggendo un libro, si ricostruiscono con l’immaginazione tutti i dettagli non scritti delle vicende narrate. E come nella narrativa, iniziano a emergere anche nel cinema dei generi ben precisi: l’avventura, il giallo, la commedia, etc., tutti con delle regole stilistiche ben precise da seguire.

Il cinema assumeva sempre di più come mezzo di comunicazione di massa. Persino papa Pio XI volle intervenire nel dibattito sull’utilità del cinema con l’enciclica Vigilanti cura del 29 giugno 1936, sostenendo che gli spettacoli cinematografici non devono «servire soltanto a passare il tempo», ma «possono e debbono illuminare gli spettatori e positivamente indirizzarli al bene».

 

  1. Il sonoro

 

Contrariamente a quello che si pensa comunemente, dato il lungo periodo in cui il cinema è stato “muto”, la possibilità di sincronizzare dei suoni alle immagini è vecchia come il cinema stesso: lo stesso Thomas Edison aveva brevettato una maniera per aggiungere il sonoro alle sue brevi pellicole (Dickson Experimental Sound Film, 1895). Il 19 ottobre 1906 viene realizzato a Pisa il primo esperimento di sonorizzazione sincronizzata di pellicole da parte del professore Pietro Pierini, brevettato dalla Fabbrica Pisana di Pellicole Parlate sotto la dizione “Sistema elettrico per sincronismo di movimenti” e, dopo averne migliorato il funzionamento, come “Isosincronizzatore”. Vari sistemi negli anni ’10 e nella prima metà degli anni ’20 del XX secolo furono sperimentati con cortometraggi, ma un utilizzo commerciale con la produzione di lungometraggi ci fu solo nella seconda metà degli anni ’20.

La prima a scommettere sul sonoro sincronizzato con le immagini cinematografiche fu la Warner Bros. La quale nel 1925 acquisì dalla Western Electric il Vitaphone, un sistema per il sonoro sincronizzato con le immagini cinematografiche nel quale il sonoro era registrato su disco fonografico (disco in bachelite da 16 pollici con velocità angolare di 33⅓ giri al minuto).

Storicamente il primo film sonoro commerciale fu in effetti un film della Warner Bros., Don Giovanni e Lucrezia Borgia, del 1926. La prima proiezione pubblica a pagamento avvenne nel Warner Teather di New York, il 6 agosto 1926. Per la prima volta il pubblico pagante poteva sentire effetti sonori come il cozzare delle spade durante i duelli e una musica sincronizzata con le immagini cinematografiche, quindi una musica scritta per commentare precise sequenze cinematografiche. Ancora non era stato stabilito uno standard per la sincronizzazione, esistevano differenti sistemi in America e in Europa fino a quando non furono stabiliti i protocolli che unificassero le caratteristiche tecniche per la sincronizzazione validi in tutto il mondo, prendendo come riferimento stabile la frequenza della corrente alternata di rete . Quando i vari esperimenti raggiunsero un livello qualitativo accettabile, ormai gli studios e la distribuzione nelle sale erano organizzati al meglio per la produzione muta, per cui l’avvento del sonoro venne giudicato non necessario e a lungo rimandato. Lo stato delle cose cambiò di colpo quando la Warner, sull’orlo della bancarotta, giudicò di non avere ormai niente da perdere e rischiò, lanciando il primo film sonoro. Fu Il cantante di jazz nel 1927, e fu un successo ben oltre le aspettative: nel giro di un paio di anni la nuova tecnologia si impose prima a tutte le altre case di produzione americane, e poi a quelle del resto del mondo. La tecnica venne perfezionata ulteriormente nel 1930, creando due nuove attività, il doppiaggio e la sonorizzazione.

 

L’avvento del sonoro costituì una sorta di rivoluzione copernicana per il mondo del cinema. Furono ideati nuovi contenuti adatti a valorizzare il sonoro (come i film musicali) e nuove tecniche (mancando ormai il sipario della didascalia). Con il sonoro e la musica, la recitazione teatrale a cui si affidavano gli attori del cinema muto risultava esagerata e ridicola: così, dopo alcuni fiaschi le stelle del cinema muto scomparvero in massa dalle scene, e salì alla ribalta una intera nuova generazione di interpreti, dotati di voci più gradevoli e di una tecnica di recitazione più adatta al nuovo cinema.

Il primo film sonoro e parlato italiano fu “La canzone dell’amore”, realizzato nel 1930 da Gennaro Righelli e tratto, paradossalmente, dalla novella di Luigi Pirandello intitolata “In silenzio”.

 

  1. Il montaggio

 

Per primo Kulešov dimostrò l’importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell’attore Ivan Il’ič Mosjoukine di volta in volta a un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. E’ quello che prenderà il nome di Effetto Kulešov. Ejzenštejn invece teorizzò il “Montaggio delle attrazioni”. Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero! (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero!, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un’estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.

 

  1. Gli effetti speciali

 

Gli effetti speciali sono vecchi come il cinema . Sono infatti presenti fin dai tempi del regista francese Georges Méliès, inventore dei primi rudimentali effetti visivi, ottenuti tramite un sapiente montaggio e lunghe sperimentazioni. Gli effetti sono stati poi progressivamente perfezionati grazie all’introduzione di nuove tecnologie, passando attraverso diverse fasi di sviluppo, fino ad approdare ai moderni effetti basati sulla grafica computerizzata, la quale ha rivoluzionato l’industria cinematografica liberando la fantasia di sceneggiatori e registi. Nonostante questo, molti degli effetti dipendono ancora oggi dall’estro di coreografi, controfigure, truccatori, disegnatori, ecc.

Gli effetti speciali sono realizzabili sia durante le riprese sia in post-produzione, e sono classificabili in “visivi” e “sonori”, ed anche in “effetti fisici” ed “effetti digitali”.

Un interessante esempio si ricorda nella versione diretta da Rouben Mamoulian nel 1932 di DR. JEKYLL & MR. HYDE , con la memorabile interpretazione di Fredric March, oscar come miglior attore, che è un vero capolavoro, si vede una eccezionale scena della trasformazione ottenuta dal direttore della fotografia Karl Struss con la tecnica messa a punto per la guarigione dei lebbrosi in BEN HUR (1925) con il cerone rosso che non  impressionava la pellicola pancromatica se ripreso attraverso un filtro rosso.

Fantastici gli effetti visivi creati dai maestri della realizzazione di modellini fisici. Come nella vera pietra miliare del cinema dei mostri , il mitico KING KONG, prodotto e diretto, nel 1933, da Merian Coldman e Ernest Beaumont Schoedsack. Assolutamente sorprendente che il protagonista assoluto, il gorillone che appare enorme sia nel suo ambiente naturale , la mitica isola del teschio, e, ancora di più, tra i grattacieli di New York, sia stato filmato, con la tecnica dello stop-motion,  mediante un modellino snodato della altezza di soli 40 centimentri, creato dal talento di Willis O’Brien, già distintosi per la creazione dei dinosauri de IL MONDO PERDUTO, che avevano stupito il mondo nel lontano 1925. O’Brien completò la sua trilogia con IL FIGLIO DI KING KONG del 1934 e con MIGHTY JOE YOUNG (IL RE DELL’AFRICA) DEL 1949, che gli valse l’unico oscar di una luminosa e visionaria carriera. Tale ultimo film segnò l’esordio alla animazione del suo allievo ed erede Ray Harryhausen , oscar alla carriera nel 1992, autore e/o ispiratore di alcuni tra i più importanti effetti speciali della storia del cinema: IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO (1953), IL MOSTRO DEI MARI (1955), LA VENDETTA DI GWANGI (1969), SCONTRO DI TITANI (1981).

In epoca recente sono stati grandi maestri in questo settore l’italiano Carlo Rambaldi (padre di E.T., Alien, ecc) e l’americano Stan Winston (Terminator, Predator, Jurassic Park, ecc.).

 

Grandi produzioni cinematografiche e soprattutto la realizzazione di vere e proprie saghe, hanno consentito lo sviluppo di importanti factory di produzione di effetti speciali. Come la ILM (Industrial Ligh and Magic) di George Lucas, nata ed affermatasi ai tempi di Guerre Stellari, e per decenni ai vertici mondiali con grandisismi capolavori come Terminator.

La saga de “Il Signore degli Anelli” ha consentito a Peter Jackson di creare in una paese piccolissimo, come la Nuova Zelanda, cinematograficamente lillipuziano rispetto agli USA, la factory Weta. Che ha strappato il primato mondiale alla ILM. Raggiungendo vertici assoluti nel mirabile remake di King Kong.

Verso la fine degli anni 2000 si assiste al prepotente rilancio del cinema in 3D che ha la sua consacrazione in Avatar di James Cameron, film dagli effetti speciali straordinari e promotore di una nuova era di film in cui tecnologia HD e film sono diventati una cosa sola, talvolta a discapito della qualità del film in sé. Non a caso, per relizzare questo capolavoro della tecnologia, Cameron ha dovuto mettere a sistema le migliori capcità esistenti al mondo, quelle delle due maggiori factory, la americana ILM e la neozelandese Weta.

 

  1. L’avvento del colore

I princìpi sui quali si basa la fotografia a colori furono proposti per la prima volta dal fisico scozzese James Clerk Maxwell nel 1855 e presentati alla Royal Society a Londra nel 1861. A quell’epoca, era ormai noto che la luce comprende uno spettro di diverse lunghezze d’onda che sono percepite come colori diversi poiché sono assorbite e riflesse dagli oggetti naturali. Maxwell scoprì che tutti i colori naturali in questo spettro possono essere riprodotti con combinazioni additive di tre colori primarirosso, verde e blu – che, quando sono mescolati insieme in parti uguali, producono la luce bianca.

Le prime pellicole cinematografiche erano costituite da un’emulsione fotografica a base di alogenuri d’argento e consentivano solo riprese in bianco e nero. L’immagine risultante era formata da una gamma di toni grigi che andava dal nero al bianco, a seconda dell’intensità luminosa dei vari punti del soggetto ripreso.

Con la pellicola a colori, è possibile registrare non solo la luminanza del soggetto ma anche il suo colore. Questo comporta la necessità di analizzare i colori presenti nella scena ripresa e collocarli in regioni predefinite dello spettro luminoso, (normalmente tre: Rosso;Verde;Blu). Le pellicole attuali sono costituite da strati di emulsione sensibili ognuno a una di queste tre regioni dello spettro luminoso, in modo da utilizzare sia in ripresa che in proiezione una singola striscia di pellicola. Nella storia sono stati utilizzati anche altri sistemi, (es. il sistema Tecnicolor, prevedeva nella sua ultima evoluzione, l’uso di tre pellicole in bianco e nero e di filtri prismatici atti a separare le varie componenti colore; il Dufaycolor utilizzava filtri colorati posizionati come un mosaico, direttamente sulla pellicola; il Kinemacolor prevedeva la registrazione e la proiezione a velocità doppia di fotogrammi sottoposti alternativamente a un filtro rotante colorato in verde e rosso).

Poiché ai suoi esordi la pellicola vergine (ortocromatica) era sensibile solamente ai colori dal blu al verde ma non al rosso, si dovette aspettare l’avvento delle emulsioni (pancromatiche) sensibili a tutte le componenti dello Spettro visibile per avere le prime vere riprese a colori. Prima che questo accadesse, i primi film proiettati a colori, venivano colorati a mano utilizzando coloranti all’anilina per creare un colore artificiale. I primi film di questo tipo apparvero nel 1895 con Anabelle’s Dance di Thomas Edison, dipinto a mano per gli spettatori del suo kinetoscopio.

Anche molti dei cineasti dei primi dieci anni della storia del cinema usavano in qualche misura questo metodo. George Méliès offriva copie colorate a mano dei propri film a un costo addizionale rispetto alle versioni in bianco e nero, inclusi i pionieristici effetti visivi di Viaggio nella Luna del 1902. Il film aveva diverse parti della pellicola colorate fotogramma per fotogramma da ventuno donne che operavano a Montreuil con un sistema di lavorazione in serie.

Il primo processo di colorazione che ebbe successo commerciale fu introdotto nel 1905 dalla Pathé Frères. Il Pathé Color (ribattezzato Pathéchrome nel 1929) divenne uno dei più accurati e affidabili sistemi di colorazione a maschere. Utilizzando una stampa originale del film venivano create delle sezioni, tagliate per mezzo di un pantografo nelle zone adatte a produrre delle matrici capaci di discriminare fino a sei colori, utilizzate poi in una macchina per la colorazione con rulli di velluto imbevuti di colorante. Dopo aver prodotto le maschere per l’intero film, venivano poste a contatto con la pellicola da colorare e fatta scorrere ad alta velocità (60 piedi, ossia 18,29 metri al minuto) attraverso la macchina per la colorazione (tintura). Il processo era ripetuto per ogni serie di maschere corrispondenti ai diversi colori. Nel 1910, la Pathé aveva oltre 400 donne impiegate alla produzioni di matrici nel suo stabilimento di Vincennes. Il Pathéchrome continuò la produzione per tutti gli anni trenta.

Alfred Hitchcock usò una forma di colorazione a mano per la raffica di mitra rosso-arancio diretta contro il pubblico in Io ti salverò (1945).

Curiosità : la spinta determinante per il passaggio della produzione, dai film in bianco e nero a quelli a colori, venne data dalla massiccia presenza della televisione nei primi anni cinquanta. Nel 1947 solo il 12% dei film americani erano a colori. Nel 1954 questa quota era salita oltre il 50%.

 

  1. Le sale cinematografiche

 

Le prime sale cinematografiche furono adattamenti di teatri esistenti. Con la crescita del successo del cinema si cominciò a costruire sale pensate e progettate per le proiezioni di film.

La sala di Cinema più antica nel mondo ancora in attività è L’Idéal Cinéma-Jacques Tati che si trova a Aniche, Francia inaugurato 26 gennaio 1902.

Il più antico cinema italiano ancora in esercizio è il Cinema Lumière, inaugurato il 15 dicembre 1905 e realizzato dall’architetto Luigi Bellincioni, si trova a Pisa sul retro di Palazzo Agostini, lo stesso in cui venne realizzato il primo esperimento di sonorizzazione di pellicole da parte del professore  Pierini .

Il più piccolo cinema del mondo si trova in Italia, è il Cinema dei Piccoli, con 63 posti a sedere, si trova a Roma all’interno del parco di Villa Borghese, e risale al 1934. Fu realizzato da Alfredo Annibali ed oggi copre un’area di 71,52 m². In origine si chiamava Topolino. Restaurato nel 1991, dispone di uno schermo di 5 metri x 2.5 metri, stereo sound ed aria condizionata. È nel Guinness dei primati.

 

 

 

  1. I principali movimenti cinematografici ed i generi

 

Negli anni trenta nasce lo studio system: gli Studios comandano a bacchetta le star, e pur esaltandone l’immagine (si pensi a Greta Garbo e Clark Gable), tendono ad intrappolarli in personaggi stereotipati. Si parlerà del “periodo d’oro del cinema”. Intanto generi come la commedia e il dramma romantico impazzano, ma in seguito alla Grande depressione si faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il “gangster-movie” e il noir, genere quest’ultimo sviluppatosi maggiormente durante la Seconda guerra mondiale. Ma in questo decennio è il musical scacciapensieri a far da padrone, con Fred Astaire e Ginger Rogers che allietano spettatori desiderosi di evasione. Parte verso la fine del decennio inoltre la rivoluzione del technicolor, ovvero dei film a colori, come il celeberrimo Via col vento di Victor Fleming.

Negli anni quaranta lo studio system finisce a causa delle leggi federali che privano gli Studios della proprietà delle sale cinematografiche, ma durante la Seconda guerra mondiale essi non smettono di far faville continuando a produrre star e film di grande valore. Attori come Cary Grant, James Stewart, Gary Cooper e Henry Fonda diventano in questo periodo veri divi e beniamini del pubblico. Intanto non si perde mai occasione per esaltare i valori dell'”american way of life”: a questo ci pensano registi idealisti come Frank Capra, e attori sciovinisti come John Wayne, indimenticabile nei suoi western. Nel 1942 viene girato da Michael Curtiz Casablanca, uno dei film più importanti e celebri della storia del cinema, che pur essendo un film romantico, ha saputo affrontare dignitosamente il problema della guerra, della resistenza partigiana e dell’avanzata nazista e che ha lanciato nello star system Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.

Nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il normale modo di fare cinema, e negli anni cinquanta anche la concezione del “divismo” cambia, come nel caso dei più personali Marlon Brando e James Dean, che portano sullo schermo un modo più verosimile di rappresentare la realtà. Si afferma la «commedia all’americana», soprattutto grazie a registi quali Billy Wilder e George Cukor, che ha i suoi capisaldi in capolavori come A qualcuno piace caldo, Scandalo a Filadelfia e L’appartamento.

 

Negli anni sessanta il “New Cinema” si fa strada criticando ipocrisie e pudori della vecchia America, per opera di registi audaci come Francis Ford Coppola, Woody Allen, Stanley Kubrick e Martin Scorsese e di attori come Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Robert De Niro e Meryl Streep. È una vera e propria rivoluzione all’interno della “vecchia” Hollywood. Film come Easy Rider e Il laureato girati con budget bassi e che fecero registrare incassi inimmaginabili, illuminarono anche le major che poco a poco iniziarono a lasciar perdere le restrizioni stilistiche del Codice Hays che imponeva un codice morale rigido al di fuori del quale i film non venivano prodotti. Semplicemente si resero conto che le nuove generazioni, contrarie alle politiche americane di perbenismo ed espansionismo ipocritamente mascherato, volevano sentir parlare esattamente di quello che era censurato dalla produzione.

 

Il cinema come contestazione continuerà ad essere più una prerogativa del cinema europeo e dopo gli anni ’70 a Hollywood si fa strada il cinema come puro intrattenimento, fino all’esaltazione del fantasy di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg e Guerre stellari di George Lucas . Seppur con un modo diverso di intendere il cinema e le star, Hollywood continua comunque a regalare sogni ed emozioni.

Negli anni ottanta e novanta scende in campo una nuova generazione di talentuosi registi, come Quentin Tarantino, Tim Burton e David Lynch che ha saputo creare film interessanti e innovativi, senza mai dimenticare il passato.

In Europa, in seguito alla Seconda Guerra Mondiale nacquero in molte nazioni diverse scuole di cinema, ma tutte accomunate dalla voglia di rappresentare la realtà. Diviene quindi importantissimo il neorealismo italiano e i suoi registi principali: Luchino Visconti, Pietro Germi, Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Film come Roma città aperta, Sciuscià e Ladri di biciclette ispirano e affascinano diversi registi nel mondo, come il giapponese Akira Kurosawa. Anche dopo il periodo prettamente neorealista, l’Italia ha potuto vantare una nuova generazione di registi, come Federico Fellini, Mario Monicelli, Ettore Scola, Dino Risi, Luigi Comencini.

Di grande rilievo sono gli esperimenti di cinema introspettivo di Marcel Carné, realizzati subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, e poi concretizzati in grandi film dai maestri del cinema introspettivo Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni. Nei film di questi autori la realtà non è più analizzata come qualcosa di oggettivo, tutto diventa soggettivo ed ambiguo, il ritmo è lento e le scene sono lunghe e silenziose e i registi si soffermano su particolari prima di allora trascurati. Il cinema comincia a diventare manifesto del subconscio del regista e anche forma di personale contestazione.

È in Francia che questo tipo di cinema diventa un genere famoso ed apprezzato in tutto il mondo grazie alla Nouvelle Vague. I film cominciano ad essere minimalisti, personalissimi, le problematiche trattate sono intime e non assolute. I film cominciano a ruotare intorno ai problemi, agli interrogativi e ai dubbi di giovani protagonisti e la soggettività diventa un elemento caratterizzante. Iniziano perciò ad affermarsi alcuni nuovi registi indipendenti, già agguerriti critici cinematografici, come François Truffaut con il suo I quattrocento colpi, Alain Resnais con Hiroshima mon amour e Jean-Luc Godard con À bout de souffle, che trovarono nel neonato Festival di Cannes un punto d’incontro e di discussione.

Il montaggio è volutamente discontinuo, sincopato e sovente evita di tagliare i tempi morti della storia, che dal canto suo tralascia di spiegare ogni dettaglio di quel che accade. Può capitare che gli attori guardino direttamente nell’obiettivo della cinepresa, cosa vietatissima nel cinema classico, come accade regolarmente nel cinema di Jean-Luc Godard, Ingmar Bergman o, in tempi più recenti, in Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Il cinema tedesco è invece molto più figurativo e pittoresco, introspettivo e con storie talvolta epiche che fuoriescono dal semplice neoralismo, come ad esempio Aguirre, furore di Dio di Werner Herzog. I registi sembrano afflitti da dolori insanabili e assoluti, che quindi toccano punte di pessimismo assoluto leopardiano, e con soluzioni effimere e talvolta inesistenti. È il caso di Rainer Werner Fassbinder. Altri registi, invece, pur trattando forti problematiche, proprie e non, si mostrano più disposti a trovare una soluzione, e anzi girano film pieni di speranza e velato ottimismo. È questo il caso di registi come Wim Wenders e Werner Herzog. Il film tedesco più importante degli ultimi anni è senz’altro Le vite degli altri del 2006, amaro e lucido spaccato della Germania Est e dello strapotere del governo comunista, Oscar per miglior film straniero.

Il cinema dell’est Europa, ha avuto un rapido sviluppo tra anni ’20 e ’30 soprattutto grazie ai capolavori del russo Sergej M. Ejzenstejn. I film di quegli anni davano un’esasperata e continua immagine del benessere del governo bolscevico, immagine talvolta falsa ed imposta dalla censura sovietica. Se da un lato Ejzenstejn sforna film sulla rivoluzione rossa o su personaggi storici russi, dall’altro altri registi girano film riguardanti il benessere e la felicità delle famiglie nelle campagne russe o film su imprese compiute da Stalin. È solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che comincia a nascere una cinematografia più ampia anche all’interno delle nazioni del patto di Varsavia. I film, soprattutto dopo gli anni ’60, sono più critici e ribelli e talvolta sono fortemente censurati dal governo rosso. Registi come il polacco Andrzej Wajda sono costantemente promotori di un cinema ribelle e libero dalla censura, che avrà però la piena realizzazione solo dopo il 1989.

Dopo anni di censura a causa della dittatura di Francisco Franco, ultimamente è emerso il cinema spagnolo, cinema fresco e giovane disposto ad affrontare ogni tipo di tematica e ad aprirsi verso prospettive sempre nuove.

 

  1. I principali incassi della storia del cinema

 

Questa lista elenca i film che hanno incassato di più nella storia del cinema in tutto il mondo. Dei primi tre posti, due sono occupati dai film di James Cameron “Avatar” e “Titanic”. In effetti, se si considerasse come un unico film la saga de “Il Signore degli Anelli”, come sarebbe in teoria lecito, visto che i tre film sono stati girati unitariamente, nello stesso tempo, con gli stessi attori, il maggior incasso di tutti i tempi sarebbe questo, avendo i tre film complessivamente incassato quasi 3 miliardi di dollari. E sarebbe anche il film con il maggior numero di Oscar , avendone accumulato complessivamente ben 17.

I dati, non corretti secondo il tasso d’inflazione, sono aggiornati al 22 dicembre 2020 (fonte : Wikipedia).

Posizione Film Anno Incasso Regista
1 Avengers: Endgame 2019 $ 2 797 800 564[2] Anthony e Joe Russo
2 Avatar 2009 $ 2 790 439 092[3] James Cameron
3 Titanic 1997 $ 2 195 170 204[4]
4 Star Wars: Il risveglio della Forza 2015 $ 2 068 454 133[5] J. J. Abrams
5 Avengers: Infinity War 2018 $ 2 048 359 754[6] Anthony e Joe Russo
6 Jurassic World 2015 $ 1 670 401 444[7] Colin Trevorrow
7 Il re leone 2019 $ 1 657 138 876[8] Jon Favreau
8 The Avengers 2012 $ 1 518 815 515[9] Joss Whedon
9 Fast & Furious 7 2015 $ 1 515 253 888[10] James Wan
10 Frozen II – Il segreto di Arendelle 2019 $ 1 450 026 933[11] Chris Buck, Jennifer Lee
11 Avengers: Age of Ultron 2015 $ 1 402 809 540[12] Joss Whedon
12 Black Panther 2018 $ 1 347 597 973[13] Ryan Coogler
13 Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 2011 $ 1 342 223 936[14] David Yates
14 Star Wars: Gli ultimi Jedi 2017 $ 1 332 697 499[15] Rian Johnson
15 Jurassic World – Il regno distrutto 2018 $ 1 310 464 680[16] Juan Antonio Bayona
16 Frozen – Il regno di ghiaccio 2013 $ 1 281 019 275[17] Chris Buck, Jennifer Lee
17 La bella e la bestia 2017 $ 1 264 064 386[18] Bill Condon
18 Gli Incredibili 2 2018 $ 1 242 805 359[19] Brad Bird
19 Fast & Furious 8 2017 $ 1 236 005 118[20] F. Gary Gray
20 Iron Man 3 2013 $ 1 214 811 252[21] Shane Black
21 Minions 2015 $ 1 159 444 662[22] Pierre Coffin, Kyle Balda
22 Captain America: Civil War 2016 $ 1 153 561 649[23] Anthony e Joe Russo
23 Aquaman 2018 $ 1 148 485 886[24] James Wan
24 Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re 2003 $ 1 142 456 987[25] Peter Jackson
25 Spider-Man: Far from Home 2019 $ 1 131 927 996[26] Jon Watts
26 Captain Marvel 2019 $ 1 128 438 993[27] Anna Boden, Ryan Fleck
27 Transformers 3 2011 $ 1 123 794 079[28] Michael Bay
28 Skyfall 2012 $ 1 108 561 013[29] Sam Mendes
29 Transformers 4 – L’era dell’estinzione 2014 $ 1 104 054 072[30] Michael Bay
30 Il cavaliere oscuro – Il ritorno 2012 $ 1 081 141 435[31] Christopher Nolan
31 Joker 2019 $ 1 074 251 311[32] Todd Phillips
32 Star Wars: L’ascesa di Skywalker 2019 $ 1 074 144 248[33] J. J. Abrams
33 Toy Story 4 2019 $ 1 073 394 593[34] Josh Cooley
34 Toy Story 3 – La grande fuga 2010 $ 1 066 969 895[35] Lee Unkrich
35 Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma 2006 $ 1 066 179 747[36] Gore Verbinski
36 Rogue One: A Star Wars Story 2016 $ 1 056 057 720[37] Gareth Edwards
37 Aladdin 2019 $ 1 050 693 953[38] Guy Ritchie
38 Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare 2011 $ 1 045 713 802[39] Rob Marshall
39 Cattivissimo me 3 2017 $ 1 034 800 131[40] Pierre Coffin, Kyle Balda
40 Jurassic Park 1993 $ 1 033 925 811[41] Steven Spielberg
41 Alla ricerca di Dory 2016 $ 1 028 570 889[42] Andrew Stanton
42 Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma 1999 $ 1 027 082 707[43] George Lucas
43 Alice in Wonderland 2010 $ 1 025 468 216[44] Tim Burton
44 Zootropolis 2016 $ 1 023 792 558[45] Rich Moore, Byron Howard
45 Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato 2012 $ 1 017 003 568[46] Peter Jackson
46 Harry Potter e la pietra filosofale 2001 $ 1 006 917 662[47] Chris Columbus
47 Il cavaliere oscuro 2008 $ 1 005 973 645[48] Christopher Nolan
48 Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 2010 $ 976 999 243[49] David Yates
49 Cattivissimo me 2 2013 $ 970 766 005[50] Pierre Coffin, Chris Renaud
50 Il re leone 1994 $ 968 511 805[51] Roger Allers, Rob Minkoff

 

Classifica dei film con maggiori incassi rivalutati con il tasso d’inflazione (fonte Wikipedia, gennaio 2021)

 

Via col vento ha mantenuto il record assoluto del film di maggior incasso per venticinque anni; considerando l’inflazione monetaria, rimane il film più redditizio della storia

Posizione Film Anno Incasso
(tasso d’inflazione 2019)
Regista
1 Via col vento 1939 $ 3 706 000 000 Victor Fleming
2 Avatar 2009 $ 3 257 000 000 James Cameron
3 Titanic 1997 $ 3 081 000 000
4 Guerre stellari 1977 $ 3 043 000 000 George Lucas
5 Avengers: Endgame 2019 $ 2 797 800 564 Anthony e Joe Russo
6 Tutti insieme appassionatamente 1965 $ 2 549 000 000 Robert Wise
7 E.T. l’extra-terrestre 1982 $ 2 489 000 000 Steven Spielberg
8 I dieci comandamenti 1956 $ 2 356 000 000 Cecil B. DeMille
9 Il dottor Živago 1965 $ 2 233 000 000 David Lean
10 Star Wars: Il risveglio della Forza 2015 $ 2 202 000 000 J. J. Abrams

 

 

Questi sono i film che sono stati per un certo periodo i film col maggiore incasso in assoluto, senza tenere conto dell’inflazione.

Lista dei film che sono stati in testa alla classifica dei maggiori incassi della storia
Anno Film anni in testa Incasso (al tempo del record)
1915 La nascita di una nazione 6 $ 9.283.673
1921 I quattro cavalieri dell’Apocalisse 16 $ 10.000.000
1937 Biancaneve e i sette nani 2 $ 66.500.000
1939 Via col vento 34 $ 400.176.459
1975 Lo squalo 2 $ 470.653.000
1977 Star Wars 6 (non consecutivi) $ 775.398.007[3]
1982 E.T. l’extra-terrestre 11 $ 792.910.554
1993 Jurassic Park 4 $ 914.691.118
1997 Titanic 12 $ 2.185.400.302
2009 Avatar 3 (attuale) $ 2.782.275.172

 

Questa è una lista stilata da Variety nel 1932. Gli incassi si i riferiscono a dollari incassati quando il film uscì nelle sale.

  1. La nascita di una nazione (1915) – $10.000.000
  2. La grande parata (1925) – $6.400.000
  3. Ben-Hur (1925) – $5.500.000
  4. Agonia sui ghiacci (1920) – $5.000.000
  5. La febbre dell’oro (1925) – $4.250.000
  6. I quattro cavalieri dell’Apocalisse (1921) – $4.000.000
  7. Il circo (1928) – $3.800.000
  8. I pionieri (1923) – $3.800.000
  9. Il gobbo di Notre Dame (1923) – $3,500,000
  10. I dieci comandamenti (1923) – $3.400.000
  11. Le due orfanelle (1921) – $3.000.000
  12. For Heaven’s Sake (1926) – $2.600.000
  13. Settimo cielo (1926) – $2.400.000
  14. Rosa d’Irlanda (1928) – $1.500.000

 

  1. Frasi dal cinema

Le frasi, battute, famose che provengono dal cinema sono entrate le linguaggio comune. Sono citate in saggi, articoli, testi. Perfino in film diversi da quelli dove sono state pronunciate per la prima volta. Fino di diventare oggetto di culto. Da molti anni sono un collezionista di “frasi dal cinema”. Per ognuno degli oltre 400 film che ogni anno visiono e per i quali scrivo recensioni, sono solito appuntarmi le battute più significative. A tal scopo mi sono dotato di penne luminose che mi consentono di scrivere nel buio della sala e con le quali riempio decine di taccuini Moleskine. Le frasi le trascrivo poi alla fine delle relative recensioni. Da alcuni anni svolgo, per piacere e per passione, ricerche antologiche di storia del cinema su temi specifici (il tango nel cinema, il cinema dei mostri, Natale in celluloide, Gourmandises in Celluloide, Spagnetti in Celluloide, Vino in celluloide, Cioccolato in celluloide, Beffe in Celluloide, Tevere in Celluloide, ecc.) . Che danno luogo a lavori composti da un articolo, da un filmato originale antologico di montaggio di vari spezzoni di film più o meno celebri ed da una serie di slide in power point per una introduzione orale che faccio precedere alla proiezione del filmato. Sono solito concludere queste introduzioni con una “frase dal cinema”, tratta da uno dei film presi in considerazione. Non voglio fare quindi eccezione anche per questo modesto lavoro. E concluderlo, con una citazione che mi pare rappresentare con grande efficacia una delle maggiori cause dell’inossidabile successo della settima arte: “Méliès è stato uno dei primi a capire che il cinema era capace di catturare i sogni!” , lo dice lo storico del cinema ante litteram René Tabard (interpretato da Michael Stuhlbarg), autore del testo “L’invenzione dei Sogni”, nel film “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, citato nell’esergo iniziale di questo articolo.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • WIKIPEDIA
  • IL MEREGHETTI – DIZIONARIO DEI FILM di Paolo Mereghetti
  • GOURMANDISES IN CELLULOIDE di Catello Masullo
  • MOSTRI DI CELLULOIDE di Catello Masullo
  • RECENSIONE DI “HUGO CABRET” (Martin Scorsese) di Catello Masullo
  • Bibliografia ragionata della cultura delle immagini,  di Amedeo Benedetti, Genova, Erga, 2005
  •  Il cinema sonoro 1930-1969,  di Aldo BernardiniAnica, Roma 1992.
  • Storia del cinema italiano, di Gian Piero Brunetta, 3a edizione, in 4 volumi, Roma, Editori Riuniti, 1993.
  • Storia del cinema mondiale, di Gian Piero Brunetta, Einaudi, Torino, 1999
  • Enciclopedia del cinema, di Gianni Canova , Milano, Garzanti, 2005.
  • Dizionario universale del cinema,  di Fernaldo Di Giammatteo, Roma, Editori Riuniti, 1990.
  • Dizionario di tutti i film, di Pino Farinotti, Milano, Garzanti, 2002.
  • Dizionario dei film 2006, di  Laura, Luisa e Morando Morandini, Bologna, Zanichelli, 2005.
  • Storia del cinema, di Gianni Rondolino, Torino, Utet, 1996.
  • L’avventura del cinematografo,  di Sandro Bernardi, Marsilio Editori, Venezia 2007.
  • “Storia del cinema e dei film – Dalle origini a oggi”,  di David Bordwell; Kristin Thompson, Milano, McGraw-Hill 2010
  • Hollywood’s Conversion of All Production to Color, di John Waner, Tobey Publishing, 2000.
  • Special Effects: The History and Technique,  di Richard Rickitt, Billboard Books; 2nd edition, 2007
  • Movie Magic: The History of Special Effects in the Cinema by John Brosnan (1974)
  • Techniques of Special Effects Cinematography , di Raymond Fielding
  • Compositing Digital Images,  di T. Porter and T. Duff, Proceedings of SIGGRAPH ’84, 18 (1984).
  • Digital Storytelling: The Narrative Power of Visual Effects in Film,  di Shilo T. McClean, The MIT Press, 2007.
  • The Invisible Art: The Legends of Movie Matte Painting, di Mark Cotta Vaz; Craig Barron: Chronicle Books, 2004
  • A History of Special Effects Cinematography in the United States, 1895–1914, di Larry Nile Baker