SEZIONE DOCUMENTARI Recensione di Catello Masullo

TULIPANI DI SETA NERA 2021

SEZIONE DOCUMENTARI

Recensione di Catello Masullo

 

 

Briganti di Bruno e Fabrizio Urso

Librino è un quartiere periferico di Catania. Uno dei non pochi esperimenti urbanistici falliti. Negli anni ’60 fu chiamato l’archistar giapponese Kenzo Tange a progettare quello che doveva essere una sorta di città satellite d’avanguardia. Presto è diventata area di degrado, umano, prima che fisico. Librino è assurto ai clamori della cronaca per fatti tutt’alto che commendevoli. La storia, vera, della squadra di rugby, sia maschile che femminile, chiamata “Briganti” è davvero edificante. Nata sull’idea di uno degli allenatori-animatori volontari: “l’idea era di creare una filosofia di ribellione a questo stereotipo di Librino come quartiere della illegalità. Ed in effetti la squadra agonistica ha tolto dalla strada un gran numero di ragazzi. Ha dato loro uno scopo ed una speranza nella vita, invertendo lo stereotipo della strada segnata, senza possibilità di redenzione. Naturalmente ha dato fastidio a chi si è visto sottrarre manodopera potenziale ai propri affari loschi. E nel 2018 la clubhouse della squadra è stata data alle fiamme. Ma una straordinaria risposta di solidarietà l’ha fatta ricostruire l’anno dopo. Ed il progetto prosegue. Formidabile la storia, formidabile l’avvincente film che la racconta.

 

Serendip di Marco Napoli

Diario di viaggio filmato, scandito in 5 capitoli: 1. Vision, 2. Roots, 3. Voices, 4. Choices, 5. Serendipity. Il titolo, Serendipity, che deriva da Serendip, l’antico nome persiano dello Sri Lanka, trova una magnifica definizione nel finale del film: “fortunata coincidenza di trovare qualcosa di meraviglioso mentre stai cecando qualcos’altro”. Metafora magnifica del significato più profondo di questa avventura di bellissima solidarietà. Se durante il viaggio il film rasenta il rischio della retorica, il bagno finale con i tanti bambini dell’antica Ceylon tocca le corde dell’anima e del cuore in modo irresistibile.

 

Solidarity Crime. The Borders of Democracy di Nicolas Braguinsky Cascini e Juan P. Aris Escarcena

La frase posta ad esergo iniziale del film è densa di significato: “All’inizio erano i migranti. Poi le persone solidali. Chi sarà il prossimo a perdere i diritti?”. È proprio questo il tema: i diritti.   La dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti della persona, adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua terza sessione, il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione 219077A. Sembra che proprio nessuno se ne ricordi. In particolare dell’Articolo 13, che recita, testualmente: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”. Si applica a tutti gli esseri umani. Con una sola eccezione, la “sottospecie” migrante. Perché gli stati (la “s” minuscola non è un errore di dattilografia…) sono arrivati a non rispettare nemmeno le leggi che si sono dati. E criminalizzano coloro i quali invece tali leggi vorrebbero far rispettare ed attuare. I cosiddetti “solidali”. Che vengono incriminati e incarcerati. Questo film lo racconta come meglio non si potrebbe. Un film che ti fa indignare ed arrabbiare. Un film inoppugnabile. Urgente e necessario. Che andrebbe fatto vedere nelle scuole di ogni genere e grado. Il film chiude con un esergo finale al livello del capolavoro assoluto che è: “La paura si crea recidendo i legami di solidarietà. Rompi l’isolamento. Fai circolare queste informazioni”. È proprio questo che sta facendo la splendida selezione di Mimmo Calopresti per Tulipani di Seta Nera. È questo che dovremmo fare tutti.

 

Thunder’s five Milano di Jacopo Benini

Quando ad uno degli allenatori esperti hanno proposto di costruire una squadra di baseball per ciechi, ha pensato fosse uno scherzo. Si è dovuto ricredere. E dopo 20 anni è ancora lì a lavorare come volontario accanito. In pochi anni la Thunder’s Five Milano ha vinto tutto quello che si poteva vincere. La richiesta di partecipazione da parte dei non vedenti milanesi era talmente ampia che hanno dovuto creare una seconda squadra, e l’hanno chiamata “Fulmini”. Manco a dirlo, di lì a poco la finale del campionato italiano di categoria è stata tra “Tuoni” e “Fulmini”. Il racconto è entusiasmante e coinvolgente. Anche se un minimo di spiegazione tecnica su come questo miracolo sia possibile, avrebbe favorito gli spettatori “nomo vedenti” ad essere più partecipi.