TATAMI, recensione di Catello Masullo

TATAMI, recensione di Catello Masullo

(credits e sinossi da https://www.labiennale.org/it/cinema/2023/orizzonti/tatami)

TATAMI

Orizzonti

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Regia: Guy Nattiv, Zar Amir Ebrahimi
Produzione: Keshet Studios (Mandy Tagger, Adi Ezroni), New Native Pictures (Jaime Ray Newman, Guy Nattiv)
Durata: 105’
Lingua: Inglese, Farsi
Paesi: Georgia, USA
Interpreti: Arienne Mandi, Zar Amir Ebrahimi, Jaime Ray Newman, Ash Goldeh
Sceneggiatura: Guy Nattiv, Elham Erfani
Fotografia: Todd Martin
Montaggio: Yuval Orr
Scenografia: Sofia Kharebashvili, Tamar Guliashvili
Costumi: Sopo Iosebidze
Musica: Dascha Dauenhauer
Suono: Ronen Nagel
Effetti visivi: Yaron Yashinski Studio

 

SINOSSI

A metà dei campionati mondiali di Judo, la judoista iraniana Leila e la sua allenatrice Maryam ricevono un ultimatum da parte della Repubblica Islamica, che ordina a Leila di fingere un infortunio e perdere, per evitare di essere bollata come traditrice dello Stato. Con la propria libertà e quella della sua famiglia in gioco, Leila si trova di fronte a una scelta impossibile: obbedire al regime iraniano, come la sua allenatrice Maryam la implora di fare, o continuare a combattere per l’oro. Tatami è il primo lungometraggio codiretto da una regista iraniana e da uno israeliano.

COMMENTO DEI REGISTI

È un immenso onore collaborare con quelle che considero autentiche forze creative della natura – Zar, Arienne ed Elham – per dare vita a questa importante storia. Per noi è più di un film. È una dichiarazione creativa rivolta al mondo, mentre migliaia di iraniani innocenti stanno pagando per la libertà a prezzo della propria vita.
Guy Nattiv

La storia che raccontiamo in questo film è la storia di troppi atleti iraniani che hanno perso le opportunità della vita e sono stati talvolta costretti a lasciare il proprio Paese e i propri cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. Possa questa collaborazione artistica e cinematografica con Guy essere un omaggio alla loro memoria, al di là delle frenesie dell’odio cieco e della distruzione reciproca.
Zar Amir-Ebrahimi

PRODUZIONE/DISTRIBUZIONE

PRODUZIONE 1: Mandy Tagger, Adi Ezroni – Keshet Studios
6922 Hollywood Boulevard, Suite 950
90036 – Los Angeles, California, United States of America
Tel. +1 3234520619
Mandy.Tagger@Keshet-tv.com
http://www.keshetinternational.com

PRODUZIONE 2: Jaime Ray Newman, Guy Nattiv – New Native Pictures
2425 Michigan Ave
90404 – Santa Monica, United States of America
Tel. +1 4244031543
jaimeray@gmail.com

DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE: Maya Amsellem – WestEnd Films
99 Kenton Road
HA3 0AN – Harrow, United Kingdom
Tel. +44 7973621240
maya@westendfilms.com
http://www.westendfilms.com

DISTRIBUZIONE ITALIANA: Antonio Medici – Bim Distribuzione
Via Lorenzo Magalotti 15
00197 – Roma, Italia
Tel. +39 063211984
amedici@bimfilm.com
http://www.bimfilm.com

UFFICIO STAMPA: Gordon Spragg, Laurin Dietrich, Michael Arnon – WOLF Consultants
hello@wolf-con.com
www.wolf-con.com

UFFICIO STAMPA ITALIANA: Maria Rosaria Giampaglia, Mario Locurcio
Tel. +39 3498696141
Tel. +39 3358383364
scrivi@emmeperdue.com

 

Recensione di Catello Masullo: Il fatto più straordinario di questo film è che è firmato a 4 mani da un regista israeliano, Guy Nattiv, ed una regista iraniana, Zar Amir Ebrahimi, anche attrice co-protagonista, proprio i due paesi che sono alla base del caso che da origine al film. Ispirato ad un evento reale, accorso alla prima pugile di sesso femminile dell’Iran, che ha accompagnato il film alla Mostra, che si è trovata a partecipare ad un campionato mondiale avviandosi, vittoria dopo vittoria, a partecipare alla finale, dove rischiava di dover incrociale i guantoni con una atleta israeliana, evento da scongiurare ad ogni costo secondo il governo assolutista iraniano. Il quale chiese all’atleta di ritirarsi fingendo un infortunio. Nella trasposizione cinematografica si è preferito cambiare lo sport nel judo, che sia in Israele che in Iran è lo sport più popolare dopo il calcio. Il film è perfetto nell’analizzare le criminali pressioni delle alte sfere iraniane sull’atleta e sulla sua allenatrice, con minacce ed arresti in patria di componenti delle rispettive famiglie per arrivare ad imporre i loro ordini. Che provocano gravi lesioni della libertà e della dignità delle persone e negazione dei più elementari diritti umani stabiliti dalla carta delle Nazioni Unite. Il film è eccellente anche nella confezione, direzione di splendidi attori e struttura drammaturgica, che tiene gli spettatori sempre in sospensione, tenendone sempre stretta la attenzione. Molto significativo e simbolico il gesto della judoka iraniana, che durante un tiratissimo incontro, va in difetto di ossigeno, fino quasi ad asfissiare. Riesce a riprendere aria solo strappando via il pesante hijab, il velo islamico per nascondere i capelli delle donne, simbolo di oppressione, sino alla asfissia delle appartenenti al sesso femminile di quel martoriato paese.

Curiosità, ho chiesto al regista: “quali i problemi a realizzare questo film che coinvolge l’Iran, un paese al contrario, dove la colpa viene data a chi si ribella e non a chi opprime? Non solo il film è in bianco e nero, ma anche la deliziosa attrice che abbiamo davanti è vestita, per l’occasione, in bianco e nero, quale è il bianco e quale è il nero di questa storia e di questo film?”. Questa la risposta di Guy Nattiv: “abbiamo girato in Georgia, e nessuno lo sapeva. Non abbiamo fatto pubblicità, sappiamo che ci sono problemi. Quale è il bianco e quale è il nero? Buona domanda. Mi lasci il tempo di pensarci”.

 

 

Valutazione sintetica: 7.5/8