28 anni dopo, recensione di Catello Masullo
credits E SINOSSI: CINEMATOGRAFO.IT, AntonioGenna.net
28 anni dopo
28 Years Later
GRAN BRETAGNA, USA 2025
SINOSSI: Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un’unica strada rialzata ed estremamente protetta. Quando uno di questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
Regia: Danny Boyle
Attori:
| PERSONAGGI | INTERPRETI | DOPPIATORI |
| ISLA | Jodie Comer | VALENTINA FAVAZZA |
| JAMIE | Aaron Taylor-Johnson | JACOPO VENTURIERO |
| DOTT. IAN KELSON | Ralph Fiennes | ROBERTO PEDICINI |
| SIR JIMMY CRYSTAL | Jack O’Connell | ANDREA METE |
| SPIKE | Alfie Williams | GABRIELE PIANCATELLI |
| ERIK SUNDQVIST | Edvin Ryding | ANDREA DI MAGGIO |
| JENNY | Stella Gonet | MIRTA PEPE |
| SAM | Christopher Fulford | GEROLAMO ALCHIERI |
| ANTHONY | Geoffrey Austin Newland | ANTONINO SACCONE |
| DAVE CRYSTAL | Joe Blakemore | RAFFAELE CARPENTIERI |
| JIMMY da bambino | Rocco Haynes | MARZIO MANCUSO |
| ZIA DI JIMMY | Haley Flaherty | EMMA GRASSO |
Colore: C
Distribuzione: EAGLE PICTURES
Data uscita: 2025-06-19
recensione di Catello Masullo:
Nel 2002 Danny Boyle girò “28 Giorni Dopo”, scritto dal suo sceneggiatore di riferimento, Alex Garland. Rileggeva la potente metafora degli zombie-movie di Romero della fine degli anni ’60 in chiave moderna e catastrofica. È diventato nel tempo un cult movie, del quale periodicamente si fanno ancora oggi proiezioni e dibattiti. C’è qualcosa che non torna nella presentazione che Boyle ha fatto a Roma di “28 Anni Dopo”, ha parlato di una trilogia, il cui terzo episodio è in lavorazione e uscirà l’anno prossimo, ma ha totalmente ignorato il sequel che del primo film fu fatto nel 2007, “28 Settimane Dopo”, per la regia di Juan Carlos Fresnadillo, scritto dallo stesso a otto mani con altri 3 sceneggiatori. Mi meraviglia che Boyle non ne abbia fatto cenno, perché sia lui che il suo sceneggiatore Alex Garland, in questo secondo film figurano come Executive Producer. Forse un disconoscimento postumo, a seguito di un relativo flop di botteghino. Di fatto Boyle considera come vero e unico sequel del film originario, questo “28 Anni Dopo”. Girato 25 anni dopo il primo, sempre con la sceneggiatura del fedele Garland. Con un mondo cambiato, avendo passato il Covid ed essendo l’Inghilterra uscita dalla UE a seguito della Brexit. Entrambi temi fortemente ispiratori di questo ultimo film. Che, diciamolo subito, è di gran lunga il più riuscito dei tre film menzionati. Forse perché gli autori hanno 25 anni di sperienza in più, forse perché le condizioni al contorno del mondo ce lo fanno sentire ancora più profetico (e forse anche apotropaico, ed esorcizzante delle odierne paure). Il film ha una grande potenza suggestiva. Comincia con musiche trascinanti sulla “Isola Sacra” dei sopravvissuti, cui seguono musiche inquietanti, di macabri presagi sulla terra ferma infestata dagli infetti. La suspence è sempre alta. Le riprese sono raffinate e originali (il primo film, del 2002 era stato uno dei primi in digitale, questo film fa un grande balzo in avanti, con largo uso di droni e dei telefonini 4K, montati direttamente sugli attori, che finiscono per essere operatori e registi di sé stessi, sotto la guida esperta di Boyle). Un uso strepitoso e significativo delle immagini di repertorio, accompagnate dalla martellante litania di Kipling del 1918: “boots boots boots”. Immagini e scene da antologia, come quella del monumento realizzato con una montagna di teschi umani da parte del personaggio più significativo, il vecchio medico magistralmente interpretato dal Ralph Fiennes, che così si rivolge a Spike: “Sai cosa significa memento mori?… È latino, ironia della sorte, una lingua morta. Significa ricordo della morte… ogni cranio è un insieme di persone… il memento mori ha preso forma di monumento”. E poi, successivamente, rivolto a Spike e a Isla: “Ci sono molti modi di morire, alcuni migliori di altri… memento amoris, ricordati di amare”. Rispetto ai due film precedenti, questo è quello che dà maggiore speranza, che meglio ci fa intravedere la luce in fondo al tunnel. Un film denso di metafore (l’occidente autoisolato) e di moniti e grandi spunti di riflessione (come il virus che si adatta, crea individui lenti che consumano meno energia, oppure la scena del parto sul treno, di grande umanità e impatto emotivo, in cui una infetta con le doglie del parto non assale i sopravvissuti, come fanno tutti i suoi simili, ma, invece, ne chiede l’assistenza, e partorisce un bambino sano, i veri mostri sono quelli che diventano alcuni sopravvissuti al virus, che probabilmente avranno adeguato sviluppo drammaturgico nel prossimo sequel, ecc.). Da non perdere.
Valutazione sintetica: 7.5/8
