ROMA XIV (2019) : Bar Giuseppe  (recensione di Catello Masullo)

ROMA XIV (2019) : Bar Giuseppe  (recensione di Catello Masullo)

FILM DELLA GIORNATA DI CRITICA SOCIALE ROMA 2019

(credits e sinossi da cinematografo.it)

Bar Giuseppe

ITALIA – 2019

Giuseppe è un uomo di poche parole: nei suoi silenzi c’è molto da decifrare, per lui contano più le mani che la bocca, più il lavoro che le parole. Giuseppe ha coraggio: corre il rischio del pettegolezzo e accoglie in sposa una profuga in esilio. Giuseppe è un lavoratore, che accetta di essere contro un paesino dal pensare comune. Il mondo talvolta è pessimo. Ma c’è anche gente buona. Giuseppe è uno dei rappresentanti di questa gente.

  • Regia: 

Giulio Base

  • Attori: 

Nicola Nocella

,

Ivano Marescotti

,

Selene Caramazza

,

Virginia Diop

,

Teodosio Barresi

,

Michele Morrone

,

Vito Mancini

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NOTE

– PRESENTATO ALLA XIV EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2019) | SELEZIONE ‘RIFLESSI’

Recensione di Catello Masullo : Giulio Base e’ autore mai banale. Costruisce con “Bar Giuseppe” (già il titolo, scopre le carte, essendo un chiaro riferimento a “Joshua bar Joseph”, letteralmente  “Joshua figlio di Giuseppe”, conosciuto a tutti come Gesù di Nazareth) un apologo evangelico con potente valore metaforico atemporale, valido sempre ed in particolare negli attuali tempi bui. Un inno al valore esemplare della gente con il senso dell’umanità’. Gente buona ed operosa. Di poche parole. Che va a letto presto e si alza presto. Che lavora e da lavoro. Sempre pronta a tendere la mano al suo prossimo. Un esempio alto di integrazione sociale. Un po’ un peccato che alcuni particolari non risultino troppo credibili (possibile che questa ragazzina di colore il padre non la vada a prendere la sera tardi quando chiude il bar? Il fratello drogato e malvivente troppo sopra le righe, il pianto del novello sposo sulla tomba della moglie il giorno delle sue seconde nozze, alla presenza della appena impalmata giovane emigrata, forzatamente melo’, ecc.). Resta comunque un film di assoluto interesse.

 

Curiosità, ho chiesto al regista : “Giulio, oltre al tema religioso, che deriva forse anche dai tuoi studi di teologia, si avverte il tema della integrazione di persone svantaggiate in quanto diverse  e il tema del timore del diverso che svanisce quando il diverso lo conosci. Quanto questo tema ti ha ispirato e guidato? Se posso permettermi poi un paio di curiosità impertinenti. Se avessi fatto il film dopo lo storico incontro tra Trump ed il nostro Presidente del Consiglio saresti stato tentato dal chiamarlo “Bar Giuseppi”? E, dato che il protagonista si chiama Giuseppe e si diletta di lavori di falegnameria e la protagonista, sebbene in suaili, si chiama Vergine, la scenografa Isabella Angelini e’ stata tentata di inserire nella bella casa masseria una mangiatoia?…” . Questa la risposta di Giulio Base:“grazie per la domanda. La prima, certamente. Sono figlio di migranti. Ho visito con i miei genitori meridionali trapiantati a Torino nel primo dopoguerra ho vissuto la discriminazione, tipo “Non si affitta ai meridionali”, l’ho capita. Certamente quello che salta agli occhi, con questa famiglia di duemila anni fa, patrimonio della storia mondiale, cosa ci può dire oggi? Il primo problema umano al di là dello spread e delle tasse, di cui non ne posso più, e’ l’umanità’. Gli esiliati sopportano le stesse condizioni di difficoltà, di sapere dove andare a mangiare e a dormire. Giuseppe e Maria sono stati esiliati. Ho proposto una mia idea. Non e’ una soluzione politica. Una dimensione umana. Questo non e’ un film sul vangelo e sui migranti, ma sul lavoro. Giuseppe lavora, offre lavoro. Lavoro per essere al mondo in maniera operosa e tacita. Ivano sottolineava le poche parole. Nella primissima versione avevamo pensato di non farlo parlare mai. Ma poi veniva fuori qualcosa alla Kaurismaki. Nei vangeli Giuseppe e’ citato molto ma non parla mai. E’ un pezzo di letteratura mondiale. La sacralità’ della famiglia. I luoghi di culto più visitati al mondo sono mariani. C’e’ bisogno di una persona come Giuseppe in questo frastuono. Lui tace e lavora. E’ il grande esempio. Ed il bisogno che il padre ritorni ad una autorevolezza nella nostra società. Ispirandomi a questa figura. Trovando in Ivano una spalla. Sincronia a voler fare una cosa senza super monologhi. Con pensieri. Che speriamo siano diventate anche parole. “Giuseppi” e’ una boutade, Joshua bar Joseph,conosciuto a tutti come Gesù di Nazareth in varie lingue e’ così. Circa la mangiatoia, si vede nel film una stalla, con un bue ed un asinello. Mi faceva piacere. Quando  leggevano la sceneggiatura mi chiedevano, ma questo figlio di chi e’? Gli dicevo: ma la metafora evangelica? Ahhhh!”. Ha aggiunto Ivano Marescotti : “la storia prevale. La struttura del film, leggendolo ed agendolo, ho visto un’altra presenza che e’ contenuta nel film, tipica espressione della storia del cinema. Una serie di film citati. Film di Fassbinder dove la signora rimasta vedova che si sposa un immigrato che gli faceva le pulizie in casa, odiato dai figli. Film americano e remake con Julianne Moore che si innamora del giardiniere. Tradizioni familiari disturbate dalla situazione si conclude con questa storia con struttura mitologica. Io vedo il film al di là di qualsiasi impronta religiosa. Ma umanitaria. Non conoscevo Giulio Base come regista ed ho scoperto un regista che mi mancava. La sua ricerca dell’essenzialità deriva dalla fonte della storia sessa. Per me una rivelazione molto positiva”.

Valutazione sintetica : 6.5/7