IL VAMPIRO (Recensione di Catello Masullo)

 

IL VAMPIRO (Recensione di Catello Masullo)

(sinossi e credits da cinematografo.it)

 

IL VAMPIRO

VAMPYR

FRANCIA, GERMANIA – 1932

 

Sinossi: II viaggiatore Allan Grey, al calare della notte, arriva in una locanda presso il villaggio di Courtempierre, e lì affitta una camera dove poter dormire. All’improvviso, però, viene svegliato da un anziano che entra nella stanza lasciando sul tavolo un pacchetto quadrato con su scritto “Da aprirsi alla mia morte”. Grey prende il pacchetto ed esce fuori dalla locanda, guidato da alcune ombre che lo conducono ad un antico castello, dove le vede danzare e vagare. Il viaggiatore lascia quel luogo e si dirige verso un castello nelle vicinanze. Attraverso una delle finestre Grey scorge l’uomo che poco prima gli aveva lasciato il pacchetto, aggirarsi per le sale dell’edificio, reggendo in mano un candelabro. D’improvviso, l’anziano subisce il colpo di un’arma da fuoco da una figura di cui Grey riesce a intravedere solo l’ombra. Il triste avvenimento allarma la servitù e le due figlie dell’uomo, Gisèle e Lèone, che accorrono immediatamente senza alcun risultato. Intanto Grey, al quale è stato concesso il permesso di passare la notte nella casa dei servitori, apre il pacco lasciatogli dal vecchio uomo. All’interno trova un libro del 1820 con il titolo “La stana storia dei vampiri” di Paul Bonnant. Gisèle, la figlia più giovane, conduce Grey alla biblioteca rivelandogli che sua sorella Léone è gravemente malata. Proprio in quel momento, colgono Léone aggirarsi fuori dalla tenuta, decidendo così di seguirla. Tuttavia arrivano tardi: Léone è a terra priva di sensi e con ferite da morso fresche. Grey, consultando il libro, riesce a scoprire che Léone è morta per mano di un vampiro, creatura dell’Oltretomba in grado di piegare gli esseri umani alla sua volontà. Nel frattempo giunge un medico dal villaggio vicino, e Gray lo riconosce come il vecchio che aveva visto nel castello. Il medico rivela a Grey che è necessaria una trasfusione di sangue per salvare la giovane donne. Il giovane accetta e, esausto per la perdita di sangue, si addormenta per poi essere svegliato di colpo da un servo che lo esorta a raggiungere immediatamente la ragazza. Grey si precipita, sorprendendo il medico intento ad avvelenarla. Il dottore, scoperto, riesce a fuggire ma Grey decide di seguirlo verso il castello. Lì trova e salva Gisèle, anch’essa scomparsa, ma il medico riesce ancora a sfuggirgli. Al castello, intanto, un vecchio servitore trova il libro di Grey e scopre che un vampiro può essere sconfitto trafiggendogli il cuore con una barra di metallo. Il servo così raggiunge Grey al cimitero, presso la tomba di una certa Marguerite Chopin, trovando il corpo perfettamente intatto. Il servitore conficca subito una grande barra di metallo attraverso il suo cuore, uccidendola. La maledizione del vampiro è finalmente annullata: Léone si riprende, mentre Gisèle e Grey attraversano il fiume in barca nella nebbia camminando verso un paesaggio luminoso.

 

 

 

  • Regia:

Carl Theodor Dreyer

  • Attori:

Julian West

David Gray,

Maurice Schutz

Il Castellano,

Sybille Schmitz

Leone Figlia Magg.,

Jane Mora

L’Infermiera,

Rena Mandel

Gisele Figlia Min.,

Jan Hieronimko

Il Dottore,

Henriette Gerard

Il Vampiro,

Albert Bras

Un Domestico,

  1. Babanini

Sua Moglie

  • Durata: 70′
  • Genere: THRILLER
  • Tratto da: ROMANZO “IN A GLASS DARKLY” DI SHERIDAN LE FANU
  • Produzione: TOBIS KLANGFILM (PARIGI BERLINO)
  • Distribuzione:MINERVA PICTURES
  • Data di uscita: 10 gennaio 2022

 

Recensione di Catello Masullo: Carl Th. Dreyer nasce a Copenhagen (Danimarca), il 3 Febbraio 1889, figlio illegittimo di uno svedese e della sua cameriera, trascorre la sua infanzia da una famiglia danese all’altra, prima di essere legittimamente adottato da una famiglia luterana. Nel 1910 diventa giornalista, poi diventa autore, sceneggiatore e regista di film ai tempi del muto. Nel 1928 con “La Passion de Jeannee d’Arc”, mostra tutta la sua poetica antinaturalista e simbolica. A causa del suo perfezionismo maniacale, Dreyer inizia ad avere i primi problemi, successivamente acuiti da problemi finanziari. Nel 1932 ritorna al giornalismo. Dirige i capolavori nella maturità: “Dies Irae” (1943), “Ordet” (1954) e “Gertrud” (1964). Muore nel 1968. Benemerita la Cineteca di Bologna che, nell’ambito del suo programma “Il Cinema Ritrovato”, recupera questo capolavoro assoluto del 1932, primo film sonoro del celeberrimo maestro Carl Th. Dreyer. Piace sottolineare che questo film è successivo al “Dracula di Tod Browning e al “Nosferatu di Murnau, ma Dreyer non ne subisce l’influenza, come si può notare dalla visione del film e dalle sue scelte stilistiche, ed anche per la fonte di ispirazione che non è più il romanzo di Bram Stoker, bensì le novelle di Joseph Sheridan Le Fanu. “Il Vampiro” di Dreyer, a differenza di quelli di Browning e di Murnau, non viene mai ripreso mentre compie atti di violenza su altri. Mai viene mostrato l’atto proverbiale del vampiro del morso alla giugulare. E, inoltre, nessuna altra scena di violenza viene mai mostrata. (Tanto è vero che il film esce in sala, il10 gennaio, senza alcun divieto per l’infanzia). Dreyer è magistrale nel costruire un film dell’orrore, senza mai farsi aiutare dalla visione dell’orrore.  Un capolavoro di sottrazione, di non visto. Tutto atmosfere, create con la musica, straordinaria, di Wolfgang Zeller (restaurata da Timothy Brock ed eseguita dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna), con la cupezza delle ombre e le luci radenti dei virtuosi della fotografia Louis Née e Rudolph Maté, con le scenografie dark e gotiche di Hans Bittman e Cesare Silvagni. Atmosfere oniriche, fantastiche, ovattate, lattiginose, surreali, sensoriali. Tutto è affidato alla immaginazione dello spettatore. Il quale è tenuto sempre in sospensione, in trepida attesa degli eventi che vengono così sapientemente evocati ed adombrati. Annunciati, ma non mostrati. Da vero pioniere Dreyer ha tracciato la strada per tanti cineasti che ne hanno raccolto la lezione, primo tra tutti, naturalmente, il grande Alfred Hitchcock. Da non perdere, per cinefili e non.

Curiosità: il film fu girato in Francia e post-sincronizzato a Berlino in tre versioni, tedesco, francese ed inglese. Ebbe problemi di censura e fu accolto con fischi e proteste alle prime proiezioni pubbliche, provocando un esaurimento nervoso del regista che fu, per questo, costretto ad un ricovero in una clinica specializzata in Francia. Furono fatte molte versioni, di diverse lunghezze e con diverse scene tagliate (Germania 83’, USA 75’ Argentina 75’, Belgio 75’, Spagna 70’). Nessuna versione originale completa è stata conservata. L’operazione di restauro della Cineteca di Bologna è stata condotta con un lavoro certosino tramite molte copie incomplete e/o mal conservate. Ed è un capolavoro nel capolavoro.

Curiosità 2 : Carl Theodor Dreyer a suo tempo aveva così descritto gli intenti del suo film: “Immaginiamo di essere seduti in una stanza. Improvvisamente, ci viene detto che dietro la porta c’è un cadavere. Di colpo la stanza in cui ci troviamo ci appare completamente diversa, tutto in essa ha assunto un altro aspetto; la luce, l’atmosfera sono cambiate, per quanto siano fisicamente identiche a prima. Questo perché noi siamo cambiati, e gli oggetti sono cosi come noi li percepiamo. Questo e l’effetto che voglio ottenere nel mio film. Con Vampyr, volevo creare sullo schermo un sogno in stato di veglia, e mostrare che l’orrore non risiede nelle cose intorno a noi ma nel nostro subconscio. Se un evento qualsiasi provoca in noi uno stato di sovreccitazione, non c’è più alcun limite alle creazioni della nostra immaginazione, né alle interpretazioni insolite che possiamo applicare alle cose reali che ci circondano”.

Valutazione sintetica: 10